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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

FINCANTIERI


La Fincantieri, polo pubblico italiano delle costruzioni navali, lunedì 23 ha illustrato ai sindacati il piano industriale, indispensabile, secondo l’azienda, per far fronte alla crisi economica. Ed è stato un trauma. Luigi Grassia: «2.551 posti di lavoro da eliminare su circa 8.500 (cioè un taglio del 30 per cento) in parallelo con la chiusura completa di due cantieri (sugli otto che ci sono in Italia) a Castellammare di Stabia (Napoli) e Sestri Ponente (Genova) e un drastico ridimensionamento di Riva Trigoso (Genova)». [1]

I numeri di Fincantieri nel dettaglio: «Le ore di lavoro quasi dimezzate negli ultimi tre anni per la crisi, il crollo degli ordini (da una media di 12 navi all’anno pre-crisi si è passati a 13 nei prossimi 4 anni), le “eccedenze”: 649 a Castellammare, 777 Sestri Ponente (totale 1.426) più altri 1.125 sparsi per gli altri cantieri. Totale, appunto, 2551». [2]

Sempre Grassia sostiene che in 200 anni di storia le aziende che sono confluite in Fincantieri hanno costruito 7 mila navi, di cui 2 mila militari. «Ma adesso lo scenario è drammatico. Nel mondo la domanda armatoriale dal 2007 al 2010 ha subìto un crollo del 55 per cento, cioè si è più che dimezzata, e in Europa si sono persi 50 mila posti di lavoro. E purtroppo questo è un settore in cui il crollo degli ordini può essere rapido ma il recupero è sempre lento: le grandi navi richiedono una programmazione pluriennale». [1] Massimo Minella: «Nell’arco di un triennio, il mercato delle costruzioni si è assottigliato al punto che quello che Fincantieri costruiva in un anno (dodici navi) ora è quasi il portafoglio ordini mondiale da qui al 2014 (14 navi, 6 per Fincantieri)». [3]

Nel corso del tempo, il gruppo italiano si è orientato verso la costruzione di navi da crociera: «La scelta era particolarmente intelligente, perché di fronte alla crescente concorrenza sul prezzo dei cantieri taiwanesi e sudcoreani, che si sarebbe dimostrata ben presto insostenibile sul naviglio comune, come le portarinfuse, era necessario orientarsi verso navi a più alto contenuto tecnico: chimichiere, metaniere, navi da crociera e militari. […] Il primato mondiale di Fincantieri nelle navi da crociera si è basato su un affinamento delle tecniche manageriali che ha consentito una rigorosa programmazione dei tempi di consegna, elemento competitivo determinante in questo mercato. Ma si è avvalso anche di una filiera esterna al cantiere vero e proprio che ha trovato nella struttura produttiva italiana l’ambiente ideale». [4]

Anche in Europa, la crisi nel settore navalmeccanico si è fatta sentire: «Sono 48.283 gli addetti alla cantieristica usciti forzatamente dal ciclo produttivo tra il 2008 e il 2010 in Europa (con Turchia, Malta ed Estonia). Lo certificano i dati della Cesa, Community of european shipyards’ association, che illustrano come i tagli pesino poco meno del 30 per cento sul totale degli occupati del settore nel 2008, che ammontava a 170.166 unità. Se a questo, poi, venisse aggiunto il ricorso ad ammortizzatori sociali, il numero complessivo aumenterebbe ulteriormente. Molti stabilimenti, infatti, non stanno lavorando a pieno regime. […] Per quanto riguarda il mercato di punta della produzione, cioè le unità da crociera, Fincantieri subisce la concorrenza dei tedeschi Meyer Werft e di Stx Europe, di proprietà coreana che riunisce Stx France (partecipato al 33,34 per cento dello Stato francese) ed Stx Finland. Il gruppo italiano si contende con loro le poche commesse che le grandi compagnie concedono». [5]

Il presidente di Fincantieri, Corrado Antonini, ha tracciato un quadro della situazione della navalmeccanica italiana ed europea e ha spiegato i motivi per cui l’azienda ha varato un duro piano industriale: «L’Europa si trova ora di fronte a un mercato che, dopo il boom dell’armamento ha una sovracapacità di stiva che richiederà tempi lunghissimi per poter essere riassorbita. Ci vuole un riequilibrio della eccessiva capacità produttiva dei cantieri, perché sulla scena si trova lo stesso numero di player del periodo pre-crisi, con un mercato delle commesse dimezzato. A questo punto l’indicazione, per ogni Paese, è preservare l’attività economicamente sostenibile». [6]

Il prossimo incontro tra Fincantieri e sindacati è previsto per lunedì 6 giugno. Obiettivo della trattativa: «ridurre il più possibile il numero degli esuberi, garantendo a tutti il ricorso agli ammortizzatori sociali, e di salvare i cantieri». [2]

Martedì 24 gli operai sono scesi in piazza. Minella: «Il conto più salato lo paga la Liguria, regione che vive di mare, che concentra nei suoi tre porti il sessanta per cento del traffico italiano di container, che ha costruito le ammiraglie della marineria italiana e le grandi navi militari». [3] Lo scontro più violento tra gli operai di Sestri Ponente e i poliziotti davanti alla prefettura. Il segretario della Fiom genovese Franco Grondona: «Poteva andare peggio, la situazione era incandescente e la polizia ha cercato di contenerla senza eccedere. A gettare benzina sul fuoco è stata la Fincantieri, mentre a tentare di risolvere le cose si sono trovati i lavoratori che rischiano il licenziamento da una parte e quelli in divisa dall’altra». [7]

Per l’economia ligure la chiusura di Sestri sarebbe un colpo mortale: «Nessuno accetta che possa essere cancellata la fabbrica-simbolo di Genova, nata duecento anni fa sulla spiaggia per mano di un maestro d’ascia e sopravvissuta all’Unità d’Italia, a due guerre mondiali, a tutte le crisi economiche. […] Ogni varo, una festa, per gli operai e per le città. Perché un cantiere che costruisce navi è ricchezza e lavoro per tutto il territorio. Così è stato fino al 2007, perché Fincantieri aveva affidato a Sestri Ponente il compito di costruire navi da crociera, affiancando i cantieri di Marghera e Monfalcone. Poi l’inizio della flessione: il portafoglio ordini, nel 2008, è ancora gonfio di navi, ma l’attività comincia a rallentare. Le navi vengono consegnate e non vengono sostituite da altre con la stessa intensità». [3]

I lavoratori dello stabilimento di Sestri, con in testa il sindaco di Genova Marta Vincenzi, martedì 24 hanno marciato dal cantiere alla prefettura. Una marcia pacifica, ma «è bastata una scintilla per fare divampare l’incendio». [8]

L’assedio alla prefettura è terminato quando è arrivato l’annuncio di un incontro tra le parti fissato dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani a Roma il 3 giugno. Il sindaco Vincenzi: «Andremo al confronto, ma se ci troveremo davanti alla chiusura del cantiere e basta, io cercherò la solidarietà di tutta la città e chiederò alle organizzazioni sindacali lo sciopero generale». [7]

Situazione simile a Castellammare di Stabia, dove gli operai hanno occupato il municipio, mentre il sindaco Luigi Bobbio e il vice Giuseppe Cannavale erano in ufficio. [9] Antonio Salvati: «Un sacco in piena regola: quasi cinquecentomila euro di danni, secondo e terzo piano passati a ferro e fuoco, la sala della civica assise completamente a pezzi, con la distruzione di alcuni mobili di fine Ottocento. […] L’assalto è durato qualche ora, mentre il sindaco e diversi appartenenti alla giunta si erano barricati nella sua stanza, dopo aver rinforzato la trincea con un pesante divano». [10]

Il sindaco di Castellamare, Bobbio, per molti anni pm, ha insinuato il dubbio che la camorra si sia infiltrata tra gli operai di Fincantieri: «Ci sono elementi, nei fatti accaduti l’altra notte, che mi fanno pensare che i timori di un’infiltrazione della camorra nelle proteste degli operai Fincantieri sia qualcosa in più di una semplice sensazione. Avevamo un busto di Garibaldi sullo scalone d’entrata, abbiamo trovato il busto distrutto e la testa messa nella tazza del gabinetto». [9] Il primo cittadino di Castellamare, da un lato, ha chiesto le dimissioni dell’amministratore delegato Giuseppe Bono, sostenendo che «solamente un irresponsabile può dichiarare l’intenzione di chiudere il cantiere senza curarsi delle ricadute devastanti e folli che può causare sul territorio interessato, come puntualmente si è verificato a Castellammare», e dall’altro ha lanciato un allarme: «Comportamenti così non li hanno gli operai veri, anche se pieni di rabbia, sono certo che c’erano infiltrati della camorra. staccavano la corrente quasi volessero aggredirci al buio. Abbiamo fatto molte battaglie per la legalità. La camorra ci ha preso di mira». [11]

Anche la Commissione europea si è mobilitata sulla crisi dell’azienda: il vicepresidente Antonio Tajani ha detto che sarà fatto il necessario, a partire dal «Fondo europeo di aggiustamento per la globalizzazione, già usato per casi analoghi per fronteggiare le esigenze immediate di emergenza occupazionale». [5]

Sostiene Gian Maria Gros-Pietro che «non c’è speranza di successo se si pretende che l’azienda si faccia carico di tutte le inefficienze ambientali; che rinunci alla flessibilità del lavoro di cui godono i concorrenti europei, in un mercato che la richiede; che subisca forme di assenteismo imprevedibili e incontrollabili; che rinunci, come le è stato imposto quando ce n’era la possibilità, a trovare sul mercato capitali privati. La fotografia del sistema economico italiano che il presidente dell’Istat ha da poco consegnato ha un significato molto chiaro: siamo poco efficienti come paese, per questo non riusciamo a cogliere nelle vele il vento ancor debole della ripresa, a differenza della Germania e anche della Francia. Il rimedio non può essere, ancora una volta, di aggiungere un pezzo di sistema produttivo che non ce la fa più alla lista di quelli che vivono di sovvenzioni, cioè sulle spalle della parte ancora competitiva del Paese». [4]

Mentre proseguono le proteste, Giovanni Gorno Tempini, l’ad di Cdp, la Cassa depositi e prestiti, ha annunciato «l’approvazione di un finanziamento per 830 milioni a Carnival per l’acquisto di due navi da crociera da Fincantieri. […] La costruzione di navi da crociera delle dimensioni di quelle in ordine da parte di Carnival coinvolge, per ciascuna nave, oltre 1.200-1.500 addetti, alimentando un indotto complessivo per oltre 7 mila posti di lavoro, con significative ricadute occupazionali per le regioni in cui verranno realizzate». [6]

E mercoledì 25, in serata, la Fincantieri ha annunciato un cambio di strategia: «Le linee del piano non sono da intendersi come un prendere o lasciare. L’obiettivo è di pervenire possibilmente a soluzioni condivise. Per quanto riguarda il cantiere di Castellammare, viene riconfermato che da settembre prenderà avvio la costruzione dei due pattugliatori della Guardia Costiera, che satureranno in parte il cantiere per i prossimi due anni. Per Sestri, l’azienda conferma che è pronta a firmare l’accordo di programma». [12]

Venerdì 27, invece, si è svolto a Roma un incontro tra i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil e il vicepresidente dell’organismo di governo dell’Ue Antonio Tajani, il quale ha spiegato che Bruxelles «è pronta a collaborare con Governo e sindacati per cercare di risolvere il problema dello sviluppo della cantieristica». Nel frattempo, a Genova si è svolto un corteo nelle vie di Sestri, mentre i lavoratori napoletani hanno bloccato la statale Sorrentina. [13]

Note: [1] Luigi Grassia, La Stampa 24/5; [2] Massimo Minella, la Repubblica 24/5; [3] Massimo Minella, la Repubblica 25/5; [4] Gian Maria Gros-Pietro, Il Sole 24 Ore 25/5; [5] Raoul de Forcade, Il Sole 24 Ore, 25/5; [6] Raoul de Forcade, Il Sole 24 Ore 26/5; [7] Erika Dellacasa, Corriere della Sera 25/5; [8] Giuliano Gnecco e Sara Oliveri, Il Secolo XIX 25/5; [9] Fulvio Bufi, Corriere della Sera 25/5; [10] Antonio Salvati, La Stampa 25/5; [11] Sonia Oranges, Il Secolo XIX 25/5; [12] Massimo Minella, la Repubblica 26/5; [13] Raoul de Forcade, Il Sole 24 Ore 28/5.