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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

IL MITO DEL REX SCONFITTO DAI NUOVI CONCORRENTI CINESI —

Fincantieri rinuncia alla sua anima genovese, l’equivalente di Mirafiori per la Fiat o, risalendo nel tempo, di Ivrea per Olivetti, Bicocca per Pirelli. Il piano dell’amministratore delegato Giuseppe Bono «taglia» , (nel senso che chiude e butta la chiave in mare), lo stabilimento di Sestri Ponente (771 dipendenti, più altri 2.500 dell’indotto) e «ridimensiona» quello di Riva Trigoso, sul golfo del Tigullio a poche gallerie da Moneglia. Un tratto di penna che cancella un secolo e mezzo di lavoro, di storia industriale. Nel pomeriggio inoltrato, di ritorno dalla manifestazione di protesta nel centro di Genova, i delegati sindacali della Fiom, Giulio Troccoli, 57 anni, operaio di quarto livello a 1.400 euro netti al mese, e Diego Delzotto, 37 anni, impiegato con un stipendio di 1.350 euro, mostrano com’è cambiato il cantiere di Sestri. La banchina su cui, nel 1932, fu assemblato il leggendario «Rex» , il più veloce transatlantico dell’epoca, è oggi occupata dalle officine di saldatura. I pezzi vengono trasferiti uno a uno da gru gigantesche nei bacini di carenaggio, scavalcando la ferrovia che taglia in due l’impianto. Una dispendiosa assurdità sia per gli esperti di «logistica» sia per qualsiasi persona di buon senso. Ma questo cantiere diviso a metà dai binari è forse l’immagine migliore della nuova crisi di Fincantieri. Una delle ultime aziende di Stato che mescola lo stile antico delle partecipazioni statali con scatti gestionali «alla Marchionne» . Quel gruppo che ancora nel 2004 presentava all’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, addirittura una portaerei, la «Cavour» varata a Riva Trigoso, è lo stesso che oggi arretra drammaticamente davanti ai concorrenti coreani e cinesi. Oltre a Sestri va chiusa anche Castellammare di Stabia (630 addetti). In totale gli «esuberi» previsti sono 2.551 da individuare tra gli 8.311 dipendenti distribuiti in otto stabilimenti: Monfalcone, Marghera, Ancona, Palermo, Castellammare di Stabia, Muggiano (La Spezia), Riva Trigoso e Sestri Ponente. L’azienda ha presentato l’intervento come inevitabile, a fronte del dimezzamento della domanda mondiale di navi, tra il 2007 e il 2010. I bilanci di Fincantieri fanno paura, soprattutto per la progressione delle perdite: 64 milioni nel 2009 e 124 nel 2010. In mezzo c’è il tiro alla fune con i sindacati, sui carichi di lavoro e sulla produttività. Ma finora la corda non si era spezzata. Adesso a Genova è il momento dei «cattivi» pensieri. Il primo lo tira fuori esplicitamente il sindaco Marta Vincenzi (Pd): «A gennaio il governo ha stanziato 70 milioni per costruire una banchina nel mare davanti al cantiere di Sestri, In questo modo la fabbrica potrebbe tornare a crescere, superando la strozzatura dei binari. L’obiettivo sarebbe entrare nel mercato della riparazione delle navi più grandi e quindi riuscire a sopravvivere. Perché non si procede?» Il sindaco ha cercato il ministro Tremonti, perché l’azionista principale di Fincantieri è il Tesoro. Ma finora i due non si sono parlati. Il contatto, invece, è stato già stabilito con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Ieri pomeriggio nell’anticamera del sindaco era in attesa Pierluigi Vinai, vice presidente della Fondazione Carige e soprattutto uomo di fiducia dell’ex ministro (ligure) Claudio Scajola. Il secondo sospetto viene gridato in faccia all’ex deputato leghista Edoardo Rixi dagli operai e dagli impiegati nel corteo di ieri: Fincantieri e il governo di centrodestra hanno voluto salvare il Nord-Est, da Monfalcone a Marghera, scaricando i tagli sulla «rossa» Liguria (oltre che sul Sud). Per venirne fuori, però, i sospetti non bastano, anche se fossero fondati. Ci vorrebbe anche qualche idea compatibile con la logica economica e industriale. Un’alternativa, o un correttivo, al «piano Bono» . I sindacati sostengono che Fincantieri è rimasta intrappolata da scelte che oggi non rendono più: costruzione di navi da crociera e appalti militari. Mentre si può diversificare in altri settori: le piattaforme off-shore, le cisterne per trasportare gas liquido o prodotti chimici, persino i traghetti. Secondo Bruno Manganaro, responsabile cittadino della Fiom per la cantieristica, Sestri ha le competenze tecniche per fare tutto ciò. Anche con i binari di mezzo.
Giuseppe Sarcina