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 2011  maggio 24 Martedì calendario

QUEL CROSS DI MORANDI PER LUCIO BATTISTI, IN CAMPO TRENT´ANNI FA

«Partì un traversone di Gianni Morandi dalla fascia destra, era un pallone teso, altissimo, imprendibile per tutti: Lucio Battisti giocava da attaccante e in quel momento si trovava proprio di fronte alla porta avversaria. Lucio seguì la palla con lo sguardo e quando gli passò in perpendicolare sulla testa, come per un riflesso condizionato si alzò sulle punte dei piedi senza mai sollevarsi da terra, un movimento da ballerino classico: fu a quel punto che i 10 mila spettatori dell´Arena di Milano scoppiarono in una fragorosa risata. La scena fece ridere pure noi in campo, anche se sapevamo benissimo che quella era la prima volta che Lucio metteva gli scarpini ai piedi». Giulio "Mogol" Rapetti ricorda così l´atto di nascita della Nazionale italiana cantanti, che non fu però la prima partita ufficiale giocata il 30 maggio ´81 (e per i 30 anni, lunedì al Tardini di Parma ci sarà una Partita del cuore), ma un incontro organizzato qualche anno prima per beneficenza, l´acquisto di un´autoambulanza per la Croce Verde di Milano.
In campo, insieme a Morandi, Don Backy, Fausto Leali, Toni Cicco della Formula Tre e molti altri personaggi da classifica, scese anche un arbitro d´eccezione, Sandro Mazzola con la tuta dell´Inter con la stella sul petto dei dieci scudetti, la stessa che in quegli anni indossava da capitano. Nell´altra squadra, quella degli attori e registi, giocavano tra gli altri Ugo Tognazzi, Franco Nero, Enrico Montesano, Philippe Leroy. A Milano, in quella sera umida di ottobre, dovevano esserci anche Pier Paolo Pasolini e Ninetto Davoli, ma il loro aereo venne bloccato a Roma da uno sciopero dell´Alitalia, con disappunto di Pasolini, grande appassionato di calcio che a Biagi che lo intervistava per La Stampa, nel 1973 aveva detto: «Senza cinema e senza scrivere, mi sarebbe piaciuto diventare un bravo calciatore, perché dopo la letteratura e l´eros per me è il football uno dei grandi piaceri». La partita contro la squadra degli attori e dei registi finì 1 a 1, gol di Don Backy e di Nino D´Angelo. Era il 1975.
Un gruppo di appassionati del pallone quel giorno aveva inconsapevolmente piazzato la prima pietra per la costruzione della più famosa, e amata, nazionale della solidarietà. Mogol (come racconta il libro "Senza essere eroi" di Lucio Rizzica, nelle librerie a settembre) continuerà ad organizzare eventi benefici sempre grazie all´aiuto di Milena Cantù, l´ex ragazza del Clan Celentano, ma il progetto di una formazione stabile diventerà realtà solo quattro anni più tardi, nel 1981, grazie all´incontro con un vero direttore sportivo, Gianluca Pecchini, che si occupava professionalmente del Pegognaga, una squadra che militava in terza categoria. Da allora la nazionale cantanti ha giocato 480 partite di fronte ad oltre 8 milioni di spettatori. Ha raccolto più di 56 milioni di euro, segno del successo di una formula che accanto allo sport e allo spettacolo, dice Mogol, «ha coniugato solidarietà e popolarità, altrimenti non c´è lo spettacolo. Uno spettacolo familiare, non solo sportivo». Diciannove partite sono state trasmesse in tv: le "Partite del cuore" hanno avuto 500 milioni di spettatori. Risultati importanti, anche politici: le partite a Sarajevo e Baghdad, quella contro israeliani e palestinesi uniti, mentre Arafat e Peres si stringevano la mano in tribuna.