Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 24 Martedì calendario

LA STORIA DEL CALCIATORE GIGGS E DELLA SUA AMANTE VIENE BLOCCATA SUI MASS MEDIA INGLESI MA FINISCE SUL SOCIAL NETWORK. E DIVENTA INARRESTABILE - LONDRA

«Le notizie sono ciò che qualcuno da qualche parte vuole nascondere, tutto il resto è pubblicità», insegnava ai suoi redattori Alfred Harmsworth, mitico fondatore del Daily Mail e del Daily Mirror, considerato l’ inventore del giornalismo tabloid, perennemente a caccia di scandali, gossip e scoop. La sua prorompente risata sembra oggi raggiungerci dall’ aldilà, di fronte al paradosso in cui è precipitata l’ informazione nel Regno Unito. Per due settimane un decreto giudiziario impedisce a quotidiani e tivù di raccontare l’ infedeltà coniugale di un noto calciatore inglese, andato a letto con la vincitrice di un reality show televisivo ma determinato a non farlo sapere alla famiglia, agli sponsor, ai fan e magari anche al suo burbero allenatore. La relazione tra i due finisce però su Twitter, il social network che impazza online, dove decine di migliaia di persone ne discutono con un incessante tam-tam, sicché chiunque abbia accesso al web è a conoscenza della vicenda. Sabato, all’ ultima partita di campionato, mentre il giocatore è in campo e sua moglie in tribuna, i tifosi scandiscono per 90 minuti slogan osceni sulla sua love story con la stella del reality. Finché ieri la questione approda in Parlamento: un deputato smaschera il calciatore e da quel momento anche tivù e media tradizionali si decidono a rivelare il suo nome. (segue dalla copertina) Se c’ era bisogno di un’ altra prova che la censura non funziona e non può funzionare al tempo di Internet, la storia del calciatore e della stellina, di Ryan Giggs e Imogen Thomas, è la definitiva conferma. Lo si era capito quando Twitter, il sito che trasmette messaggi di 140 caratteri, inviati da computer o telefonino, ha tolto il bavaglio alle stragi di regime in Tunisia, Egitto, Siria e negli altri paesi trasformati dalla "Primavera Araba". Ma il "cinguettio" (questo significa "tweet") mediorientale era una drammatica contestazione della censura. Quello inglese si accontenta di ridicolizzarla, di illustrarne l’ impotenza di fronte alle nuove tecnologie della comunicazione. Non accompagna una rivolta contro la dittatura, come in Nord Africa; aiuta piuttosto a comprendere come cambiano le regole sulle libertà di stampa in una democrazia, quale è la Gran Bretagna. E in tal senso rappresenta una lezione per l’ intero Occidente sul rapporto fra nuovi e vecchi media, fra privacy e diritto d’ informazione. La storia comincia quando Imogen Thomas, modella supermaggiorata, vincitrice di Big Brother, la versione inglese del reality show Il Grande Fratello, vuota il sacco con il Sun, più diffuso quotidiano tabloid britannico, sulla sua relazione clandestina con un famoso calciatore. Perché lo faccia, sono affari suoi: si sarà sentita maltrattata, presa in giro, dimenticata. Di sicuro il Sun le dà un incentivo: le notizie di gossip di questo tipo vengono pagate profumatamente dai tabloid. Ma prima di pubblicare l’ intervista, come succede spesso, il giornale chiama Giggs, lo avverte che sta per uscire l’ articolo e chiede se ha reazioni. La reazione del giocatoreè rivolgersi a un grosso avvocato, che chiede al tribunale di bloccare la pubblicazione della notizia in nome del diritto alla riservatezza. Nel Regno Unito, di norma, la privacy non esiste: basti ricordare tutti gli scandali usciti da sotto le lenzuola della famiglia reale. Eppure da qualche tempo la magistratura britannica interpreta in senso più ampio l’ articolo 8 della Convenzione Europea, che in realtà indurrebbe solo al "rispetto" della vita privata del prossimo. Beninteso: nessuno da queste parti invoca un simile principio per nascondere crimini, atteggiamenti moralmente turpi o impropri, flagranti ipocrisie o menzogne, segreti che minacciano la sicurezza o la salute dei cittadini. E nessun leader politico si sogna di chiedere ai giudici di celare dettagli sul proprio comportamento, pubblicoo privato: provarci, nel mondo anglosassone, equivale al suicidio. Ma per personaggi danarosi e famosi, protagonisti dello sport, dello show-business, della finanza, le "ingiunzioni" giudiziarie, come vengono chiamate, diventano una manna. Infatti si moltiplicano nel giro di pochi mesi, suscitando accuse di limitazione alla libertà e diseguaglianza: solo chi ha i soldi per rivolgersi a un avvocato e sostenere una costosa causa, in effetti, può rivolgersi al tribunale per cercare di ottenere una censura in nome della privacy. Le ingiunzioni vietano ai media di rivelare un fatto e perfino il nome di chi ha chiesto di censurarlo. Giggs si sente dunque al sicuro. In teoria Imogen Thomas, per raccontare la loro relazione, dovrebbe emigrare negli Stati Uniti, dare un’ intervista a un giornale americano e restare oltreoceano tutta la vita: se tornasse in patria potrebbe essere arrestata. «Questa è una restrizione della mia libertà di parola», si lamenta lei. Ma in suo soccorso, inaspettatamente, arriva Twitter. Chi sia stato il primo a dare la notizia della relazione extraconiugale di Giggs sul social network, non è chiaro: molti ne erano informati, nella redazione del Sun, tra gli amici di lei, tra quelli di lui. Come che sia, il "cinguettio" diventa presto un frastuono: 80 mila messaggi fino a ieri, al ritmo di uno ogni 5 secondi, sul rapporto fra il giocatore e la modella. Preoccupato, Giggs incarica i suoi legali di fare causa a Twitter: «Se ci condannano, dovrà trovare una cella per decine di migliaia di persone», ironizza per tutta risposta uno degli "uccellini" che "cantano" il suo nome sul web. A quel punto anche chi nonè abbonatoa Twitter, digitando Giggs su Google, viene a sapere tutto della sua relazione con Imogen: viene modificata perfino la biografia del calciatore su Wikipedia, l’ enciclopedia online, identificandolo come l’ autore della censura. Sabato, all’ ultima gara casalinga di campionato, Giggs sente i fan della sua squadra, il Manchester United, urlare a squarciagola i dettagli della sua relazione con Imogen, davanti a sua moglie. Non poteva scegliere modo peggiore per tenere nascosta la scappatella. Intanto i giornali, la radio, le tivù, i media tradizionali, continuano a tacere, obbedendo al provvedimento giudiziario. Domenica uno parla: il Sunday Herald, quotidiano scozzese, mette in prima pagina la foto di Giggs, sbugiardandolo. «È assurdo che un giornale non possa raccontare una cosa che tutti sanno», scrive il suo direttore in un editoriale. L’ intera carta stampata britannica concorda. «Occorre modificare le leggi sulla privacy, non si può censurare la stampa, bisogna darle la stessa libertà di parola che ha Internet», afferma sul Times l’ avvocato Geoffrey Roberton, specialista in diritti umani, difensore di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks. «Sono leggi ingiuste e insostenibili, vanno cambiate», ammette lunedì mattina il primo ministro David Cameron. E poco dopo alla camera dei Comuni, durante la prima discussione per cambiarle, a favore di una maggiore trasparenza, dunque del diritto di informazione, il deputato John Hemming dice basta, il re è nudo: «Sappiamo tutti che si tratta di Giggs». Un attimo dopo, citando il parlamentare, anche la Bbc fa il suo nome e il Sun ricorre all’ Alta Corte per invalidare la censura. La diga è rotta. Dalla nuvoletta dove gode un meritato riposo, lo spirito di Alfred Harmsworth certamente se la ride: «Le notizie sono ciò che qualcuno da qualche parte vuole nascondere», ma che, al tempo di Internet, diventano quasi sempre di dominio pubblico.