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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

Decentramento dei ministeri troppo costoso per essere vero - Sono in pochi a credere che diventerà mai realtà lo spostamento di uno o più ministeri via da Roma soprattutto ora che Berlusconi ha congelato tutto fino ai ballottaggi

Decentramento dei ministeri troppo costoso per essere vero - Sono in pochi a credere che diventerà mai realtà lo spostamento di uno o più ministeri via da Roma soprattutto ora che Berlusconi ha congelato tutto fino ai ballottaggi. Perché costa un sacco di soldi, perché è complicato politicamente e amministrativamente. Umberto Bossi sostiene che alla fine il premier «si convincerà», perché «la stessa cosa avviene in tutta Europa, in Francia, Gran Bretagna». Cosa che in realtà non è vera. Ora dicono che se ne parlerà dopo i ballottaggi. Proviamo a cercare di capire come potrebbe funzionare, questo spostamento di ministeri, e quanto costerebbe al contribuente. Intanto, di quanta gente stiamo parlando? I dipendenti dei ministeri sono attualmente 45.923, a leggere il conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato del 2009. Si va dai 7.833 della Difesa ai 7.477 della Giustizia, passando per i 3.993 della Presidenza del Consiglio (che però raggruppa molti ministeri senza portafoglio, dalle Pari Opportunità alle Riforme e Semplificazione, che non hanno un organico proprio), scendendo fino agli 828 delle Politiche Agricole e ai soli 658 impiegati dell’Ambiente. In realtà, questi quasi 46.000 travet sono tutti ma proprio tutti i ministeriali; se si considerassero soltanto i cosiddetti «addetti centralizzati», ovvero i dipendenti delle varie sedi centrali dei ministeri veri e propri, i numeri sono più contenuti: diciamo, spiegano i sindacalisti della Funzione pubblica, circa la metà. Facciamo ventimila. Come si dovrebbe realizzare, la migrazione di uno o più ministeri fuori da Roma? Dovrebbe essere sufficiente un normale provvedimento legislativo, dicono gli addetti ai lavori. Anzi: per i ministeri senza portafoglio basterebbe anche un semplice provvedimento amministrativo, anche se poi una legge ci vorrebbe comunque per dotarli di un budget autonomo da Palazzo Chigi. Dopodiché, del tempo servirebbe comunque per realizzare lo spostamento. Per trovare uffici e sedi - anche se di norma le stesse amministrazioni pubbliche dispongono di strutture sulla carta utilizzabili - ma anche per spostare il personale coinvolto. I sindacalisti chiariscono: se c’è una decisione, il personale - impiegati e dirigenti vari sarà costretto ad accettare lo spostamento, ma a norma di contratto avrebbe diritto almeno per un anno ad apposite indennità, come «il contributo spese di alloggio». Anche se con le manovre del 2008 e 2010 Tremonti ha ridotto a nulla i fondi per le indennità di trasferta e di missione, i sindacalisti - il segretario della Fp Cisl Giovanni Faverin e il coordinatore del dipartimento sindacale della Fp Cgil Vincenzo Di Biasi - sicuramente chiederebbero di contrattare risorse per incentivare gli spostamenti e compensare i maggiori costi per i lavoratori. Sulla carta, spiega Faverin, piuttosto che spostarlo da Roma converrebbe assumere personale nelle nuove sedi dei ministeri; ma si dovrà togliere il blocco del turnover, che consente una sola assunzione ogni cinque pensionamenti. Difficile, dunque, calcolare il costo dell’operazione decentramento. Qualche indicazione la offre uno studio tecnico (anticipato dal «Sole - 24 Ore») predisposto dagli uffici della Presidenza del Consiglio che valuta l’ipotesi di trasferimento di tre ministeri (senza portafoglio, e dunque dipartimenti di Palazzo Chigi): a Milano le Riforme e la Semplificazione, a Salerno le Pari Opportunità. In tutto si parla di 150 dipendenti, dirigenti compresi, di cui 51 assunti «in diretta collaborazione», e un budget di circa 11 milioni di euro l’anno. Sicuramente andrebbero «persi» i costi degli affitti delle sedi abbandonate a Roma, cui si sommerebbero le spese per far seguire a chi di dovere le riunioni di Consigli dei ministri e i lavori parlamentari, 15 mila euro a settimana per tre funzionari e un direttore generale più il costo di un ufficio per far lavorare la missione a Roma.