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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

Quel thriller pro-atomo di cui nessuno ha voglia di parlarvi - Poi dice che uno de­ve capire, per sce­gliere, le ragioni dei pro e le ragioni dei contro il nucleare

Quel thriller pro-atomo di cui nessuno ha voglia di parlarvi - Poi dice che uno de­ve capire, per sce­gliere, le ragioni dei pro e le ragioni dei contro il nucleare. E che cosa c’è di me­glio di un’opinione che si legge come un romanzo per capire le ragioni di una parte o di un’al­tra? La fiction allarmista anti­nuclearista, a partire da Sindro­me cinese , ha sempre avuto spa­zio di grandezza apocalittica. Sicché, per colmare il vuoto dei pro, il fisico Massimiliano Pieraccini ha deciso addirittu­ra di scriverci un thriller. Si chiama L’anomalia (pagg. 432, euro 18,50), lo pubblica Rizzoli e in teoria, vista Fuku­shima, visto il referendum in ar­rivo, dovrebbe andare a ruba. Non soltanto in libreria, dove il romanzo è arrivato da due gior­ni, ma anche come titolo predi­­letto dai media. I giornali do­vrebbero contendersi le inter­viste all’esordiente Pieraccini. Potenziale pericolo dell’ato­mo contro imprevisti attesi sul­la fioritura di un balcone: in teo­ria dovremmo essere più pre­occupati per la prima minac­cia. Dovremmo gettarci a pe­sce su un romanzo ambientato in quel «tempio mondiale del­la fisica » che è Erice, in cui i cer­velloni del nucleare si sarebbe­ro riuniti per raddrizzare alcu­ne emergenze planetarie in un clima di pressione psicologica che ricorda Intrigo a Stoccol­ma ( e là, anno 1963, Paul New­man protagonista, il soggetto era di Irving Wallace). Nel bor­go medievale il fisico ucraino Alexander Kaposka viene tro­vato in fin di vita dai colleghi e un movente ci sarebbe: è lui che ha firmato il rapporto sulla sicurezza della centrale di Chernobyl. È stato necessario ricostruire punto per punto il disastro dell’86: Pieraccini im­piega pagine di dialogo - tra i due personaggi Massimo Redi, un professore universitario an­ticonvenzionale e Fabio Moe­bius, analista informatico e hacker- per un resoconto pun­tuale, oggettivo e, naturalmen­te crudo, di quei giorni e degli anni successivi. Pagine di ro­manzo scritte da uno scienzia­to: roba di prima mano, che do­vremmo compulsare avida­mente. E invece: il «thriller scientifi­co » di Pieraccini, docente di Elettronica all’Università di Fi­renze, attivo nel campo delle microonde, contributor di nu­merose riviste internazionali, viene bellamente ignorato. Nemmeno una minuscola anti­cipazione, un virgolettato, un contributo di spalla sulle con­seguenze di Fukushima. Eppure Rizzoli ci ha investito parecchio, ha vinto il titolo al­l’asta contro Mondadori, ha messo in piedi una campagna online di tutto rispetto (quel «marketing virale» così trendy che suscitò copertine e pagina­te per il lancio di XY di Sandro Veronesi). Un sito ricco di con­tenuti speciali, di download ac­­cattivanti, di un blog aggiorna­to costantemente e statement di vendita all’americana: «La scienza è potere, passione, con­flitti e sangue ».Ce n’è di che in­golosire nerd, young adults e ingegneri annoiati dall’ultimo Dan Brown. Eppure, nessuno se lo fila. Sarà brutto e frigido, ci siamo detti. La solita ambi­zione nel cassetto dello scien­ziato che voleva fare lo scritto­re, non sa muoversi in un in­treccio e lo infarcisce di teorie astruse. Invece poi l’abbiamo letto. E scoperto che non soltanto il ro­manzo è ben costruito. Ma che è pure “a chiave”: «Ho deciso di usare il mondo che già esi­ste: ho inventato il meno possi­bile » spiega appunto sul sito Pieraccini, che ci ha messo cin­que anni a ultimare il tomo. «Non c’è dettaglio di Erice che non sia reale. La stanza dove dorme Massimo Redi, il prota­gonista dell’ Anomalia , è quel­la dove ho dormito durante uno dei miei sopralluoghi. Ogni volta che i personaggi si muovono da un posto all’altro nel piccolo borgo, io conto i passi e decido il numero di bat­tute che possono dire. Quando Alexander Kaposka, fisico ucraino che nel romanzo ha un ruolo di primo piano, entra nel sarcofago di Chernobyl, non c’è dettaglio che non ab­bia visto in un filmato o in una foto. La mappa del reattore che Kaposka studia prima di entra­re nell’inferno del reattore nu­mero 4 è la stessa che mi sono fatto io per decidere il percorso della discesa. L’isola segreta nel mar d’Aral esiste esatta­mente come la descrivo. E poi la scienza. La sola idea di travi­sare un fatto scientifico a fini narrativi mi fa venire i brividi. D’altra parte ne va della mia re­putazione. E l’Accademia su queste cose non scherza». Gli ingredienti per un bestsel­ler ci sono tutti. Può darsi, ma è solo è un’ipotesi, che il fatto venga ignorato dai media per­ché Pieraccini è un nuclearista convinto, che non si lascia prendere dall’emotività. «Che ne pensa delle centrali?» gli chiediamo. «Le paure che ab­biamo derivano ancora da 40 anni di guerra fredda. La paro­la nucleare è ancora associata all’olocausto. Se non avessimo avuto le bombe avremmo mol­­ti più reattori. Sono uno dei mo­di meno costosi e più sicuri per produrre energia elettrica. Il ro­manzo tratta il soggetto in mo­do molto razionale». E pare che nemmeno per promuover­lo P­ieraccini sia disposto a cam­biare idea.