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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

SUL PETROLIO È DI NUOVO EFFETTO «GOLDMAN SACHS»

Contrordine. Se un mese fa evidenti «segnali di distruzione della domanda» raccomandavano di vendere, ora invece il petrolio bisogna tornare ad acquistarlo. Goldman Sachs docet. E molti investitori, come sempre, seguono. Il cambio di prospettiva da parte degli analisti della banca d’affari – clamoroso, nonostante si fossero sempre proclamati rialzisti «nel lungo periodo» – è riuscito anche stavolta a influenzare l’andamento del mercato petrolifero, provocando rialzi superiori a 2 dollari al barile: il Wti ha chiuso a 99,59 dollari al barile (+1,9%), mentre il Brent – che nei giorni scorsi aveva solo brevemente sfiorato la soglia dei 105 $/bbl, invocata a suo tempo da Goldman come quotazione più adeguata ai fondamentali – ha guadagnato il 2,2% a 112,53 $/bbl.

La banca ha alzato le stime di prezzo per il greggio europeo da 105 a 120 $/bbl per la fine del 2011 e da 120 a 140 $/bbl per la fine del 2012. A darle manforte nel fornire nuove – e artificiose, secondo i più maligni – motivazioni all’acquisto sono intervenuti anche altri big. Con sincronia perfetta, Morgan Stanley ha deciso ieri che il Brent quest’anno raggiungerà 120 invece che 100 $ e l’anno prossimo 130 invece che 105 $/bbl, mentre Jp Morgan lunedì aveva reiterato la sua previsione di 130 $/bbl entro il terzo trimestre, perché «ci sono prove evidenti che l’economia globale rimbalzerà dopo una temporanea battuta d’arresto».

Le argomentazioni di Goldman Sachs – che raccomanda di tornare a comprare non solo petrolio, ma anche altre materie prime, a cominciare dal rame – è più sottile. La banca non nega infatti che l’economia stia arrancando, ma interpreta il rallentamento come «una normale pausa di metà ciclo, in parte indotta proprio dal rialzo delle commodities». Come tale, «non rappresenta un motivo per attendersi sostanziali declini di prezzo». Per il petrolio a suscitare allarme sarebbe in particolare la riduzione della capacità di riserva, legata al fatto che Goldman ha smesso di sperare in un rapido ritorno delle forniture libiche e ha deciso di non fidarsi più dei sauditi, quando affermano di avere una spare capacity di 4 milioni di barili al giorno: per la banca sarebbe in realtà di 2-2,5 mbg. Il motivo? «Noi differenziamo tra quella che è la capacità sotto un profilo puramente ingegneristico e la produzione di greggio che davvero ha probabilità di essere portato sul mercato in breve tempo e mantenuta a lungo».

Quanto al rame, le motivazioni alla base del ritrovato umore rialzista (obiettivo a 12 mesi: 11mila $/tonn.) sono tutte cinesi. Pechino sta tornando ad acquistare, assicura Goldman Sachs, che tuttavia con un altro rapporto, separato da quelli sulle commodities, ha appena tagliato le previsioni sulla crescita cinese nel 2011, da +10% a +9,4 per cento. Curioso davvero.