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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

LA CINESE DAGONG SFIDA LONDRA SUL RATING

Dopo aver colpito gli Stati Uniti, Dagong Global Credit Rating manda un siluro anche contro un’altra roccaforte del capitalismo occidentale: il Regno Unito. Ieri, l’agenzia cinese ha deciso di tagliare il rating sovrano su Londra da AA- a A+. «Il downgrade riflette il deterioramento delle capacità di rimborso del debito sovrano da parte del Regno Unito, nonché le difficoltà di allungarne le scadenza e di migliorare la situazione del debito pubblico nel breve-medio periodo», ha sentenziato Dagong. Che, alla luce delle incertezze legate alla politica monetaria della Bank of England e al probabile effetto contagio dai Paesi europei in crisi sulla posizione fiscale britannica, ha messo anche un segno negativo davanti all’outlook, e quindi alle prospettive, di Londra.

L’economia britannica nel 2010 è cresciuta dell’1,3% e si prevede per quest’anno un incremento dell’1,7 per cento. Il deficit pubblico ha raggiunto l’anno passato il 9,8% del Pil e il debito vale ormai quasi l’80% del prodotto interno lordo. Secondo Dagong il deficit verrà ridotto ma solo fino al 9% del Pil entro la fine dell’anno, ben sopra l’obiettivo del 7,9 per cento.

Sei mesi fa, Dagong balzò agli onori della cronaca per un analogo taglio - da AA ad A+ - apportato al rating del debito americano aggravato secondo l’agenzia da un outlook negativo che come disse il chairman Guan Jianzhong «potrà portare a ulteriori revisioni al ribasso». La decisione fece scalpore e diede un’improvvisa notorietà alla sconosciuta agenzia di rating cinese che da allora - a torto o ragione - non gode di buona fama nei salotti buoni della finanza internazionale. «In effetti, i rating affibbiati da Dagong nel recente passato a diversi Paesi del mondo industrializzato e anche ai Paesi emergenti destano parecchie perplessità», avverte un banchiere occidentale a Shanghai.

Fondata nel 1994 da un gruppo di esperti cinesi indipendenti, Dagong si è posta l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per la valutazione del merito di credito in alternativa alle grandi agenzie di rating internazionali, e soprattutto americane. Anche se Dagong è una società autonoma e privata, senza quindi legami ufficiali con il Governo cinese, la sua funzione rientra in un preciso disegno strategico elaborato dal regime di Pechino dopo la grande crisi finanziaria del 2008: rompere il potente monopolio mondiale di Moody’s, Standard&Poor’s e Fitch. «Bisogna definire un nuovo sistema di rating obiettivo, equo e ragionevole», ammonì Hu Jintao al G-20 di Toronto. Il messaggio lanciato dal presidente cinese era chiarissimo. Negli ultimi anni, grazie all’immensa quantità di riserve valutarie accumulato, la Cina è diventata la principale finanziatrice dei debiti sovrani di mezzo mondo, compresi gli Stati Uniti e, più di recente, anche l’Europa.

È più legittimo, quindi, che voglia valutare in prima persona il merito di credito dei Paesi che va a finanziare. Nonostante i rating controversi affibbiati negli ultimi tempi da Dagong, finora nessun Governo ha mai protestato contro le sentenze implacabili dell’agenzia di rating cinese. Più che comprensibile: quale creditore si sognerebbe mai di urtare la suscettibilità del proprio generoso finanziatore?