Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 24 Martedì calendario

GOOGLE SHOPPING, PER VOCE ARANCIO

Sul web si può comprare qualsiasi cosa e orientarsi in questo bazar telematico a volte può essere complicato. Ci sono già alcuni siti che comparano specifici prodotti, e adesso arriva anche in Italia Google Shopping, la branca di Google dedicato agli acquisti online e più noto come Google Product Search.

Il servizio è per ora sperimentale, ma già si ha la possibilità di esplorare le potenzialità che offre. Il design è pensato anche per l’uso da tablet, e il funzionamento è molto semplice: come tutte le sezioni search di Google, vanno inserite le parole che s’intendono cercare all’interno di una barra. A quel punto appaiono in verticale una serie di risultati, corredati da immagini e descrizioni. Si clicca sul link e o si viene rimandati direttamente allo store online che vende il determinato prodotto o si viene rimandati a un’altra sezione di Google con le differenti opzioni per acquistare quello che si cerca. Un esempio: cercando la parola “iPad” la prima soluzione trovata è “Apple iPad Wi-Fi + 3G 16 GB - Apple iOS 4 - 1 GHz - Wi-Fi + 3G” che si può acquistare, a partire da 399 euro, su vari siti (come Pixmania, MarcoPoloShop, Marca Shop ecc.).

Google Product Search è da qualche giorno accessibile anche in altre due nazioni europee, Spagna e Olanda, che vanno ad aggiungersi ai paesi dove è già disponibile: Usa, Regno Unito, Australia, Germania, Francia, Giappone, Cina. Il servizio ha avuto in passato altri due nomi, Google Products and Froogle. Il suo creatore è Craig Nevill-Manning, un ingegnere dell’azienda, che ha creato Froogle nel dicembre 2002. Nevill-Manning è noto anche per essere stato anche il fondatore del primo ufficio di progettazione di Google fuori da Mountain View, aperto a New York ad aprile 2003. Secondo alcune fonti, avrebbe progettato Froogle nel famoso 20% di tempo lavorativo che l’azienda lascia ai suoi dipendenti per creare nuovi progetti.

Dice Amy Gepfert, coordinatrice di Google Shopping: «Gli europei amano fare shopping online e ci auguriamo che Google Shopping consenta agli utenti italiani di trovare i prodotti sul web più velocemente e facilmente. Google Shopping permette di vedere un’ampia varietà di prodotti offerti da tanti negozianti diversi e di raffinare i propri risultati per poter trovare l’offerta migliore, prima di entrare nel negozio online ed effettuare l’acquisto».

Il vecchio nome Froogle è un gioco di parole a partire da frugal, che significa frugale, più Google. Il nome è cambiato ad aprile 2007: «Era un nome piuttosto intuitivo, ma c’erano problemi con copyright e trademark, come anche per l’internazionalizzazione... E il gioco di parole non è così ovvio» (Marissa Mayer, vice presidente di Google Location and Local Services, uno dei nomi più noti dell’azienda).

Secondo ComScore, gruppo specializzato nelle ricerche di mercato, a gennaio di quest’anno il 75% degli abitanti dell’Unione Europa ha visitato un punto vendita online, trascorrendovi in media 52 minuti.

Google ha stilato una serie di condizioni per inserire il proprio store nel suo motore di comparazione di prodotti. Le più importanti sono la lingua (tutto deve essere scritto in italiano), i prezzi in euro e che sia possibile spedire il prodotto in Italia.

Esistono diversi siti che offrono un servizio simile, sia di carattere “generalista” che per specifici prodotti. Alla prima categoria appartengono Kayak e Trovaprezzi, mentre per comprare per esempio i voli aerei ci sono volagratis.com o edreams.it, e poi il famoso eBay, che funziona come un’asta per i prodotti in vendita. A suo modo anche Amazon, presentando una serie di diverse opzioni di vendita, compara i prodotti acquistabili presso diversi venditori.

Google Product Search ha delle fondamentali differenze rispetto ad altri servizi simili: per esempio non chiede tasse al venditore per essere inserito nella lista degli store virtuali né accetta pagamenti per essere messo in evidenzia (come invece fa per le ricerche normali) e non ha neppure commissione sulle vendite.

Che cosa deve fare un’azienda se vuole presentare la propria merce su Google Product Search? Deve caricare i prodotti tramite Google Merchant Center, come spiegato sul sito ufficiale. Sono previste anche interazioni con Google Adwords, il servizio dell’azienda di Mountain View che propone pubblicità.

Il futuro dello shopping online è sempre più roseo, anche grazie alla tecnologia Nfc (Near Field Communication) che fornisce connettività wireless da molto vicino, fino a un massimo di dieci centimetri. Per questo Google punta su un e-commerce sempre più accessibile per smartphone e tablet, per semplificare così gli acquisti da qualsiasi luogo. C’è anche Google Shopper, un’application per iPhone da poco lanciata (per Android c’è già da un anno). Ben Parr, editorialista del popolare giornale online Mashable: «L’app è veloce, semplice ed efficace. Per chi vuole comparare i prezzi, non importa dove si trovi, questa application fornisce uno strumento affidabile».

L’internet economy italiana vale il 2% del Pil. Nel 2015 arriverà almeno al 3,3% (dati diffusi da Google con un report commissionato a Bcg, Bolton Consulting Group).

Secondo la società Ingenico che si occupa di pagamenti online Google ha intenzione di inviare un “coupon digitale” sul cellulare al momento dell’ingresso in un negozio: si tratterebbe di una sorta di tagliando elettronico che abilita l’accesso a sconti e promozioni. Al momento del pagamento gli utenti avvicinano il loro smartphone al POS di Ingenico, che sarà in grado di rilevare il coupon e attivare lo sconto.

Non tutti sono entusiasti di Google Shopping. In occasione dell’arrivo del servizio in Australia (a inizio maggio), Richard Chirgwin sul giornale di settore The Register si è chiesto ironicamente: «Che cosa è arrivato per noi fortunati australiani?» La risposta: «È soltanto un aggregatore per lo shopping, senza fronzoli. Ho cercato ulna motosega, filtrando i risultati (“voglio ulna motosega, non un DVD”), ma poi se provo a elencare per prezzo soltanto le motoseghe, Google Shopping torna a “tutti i risultati con la parola motosega nel titolo” e mi fa vedere CD, DVD e t-shirt. Mentre, in un secondo test, i primi risultati non c’entravano nulla con la mia ricerca». La fine dell’articolo è ancora più amara: «Insomma, un altro shopping aggregator? Proprio quello di cui il mondo ha bisogno».

Al di là delle parole di Chirgwin, i vantaggi che Google Shopping offre a chi compra e a chi vende sono innegabili. Il sistema, infatti, scova le offerte migliori e i prezzi più competitivi per avere a portata di mano un elenco di affari online. L’utente può fare una passeggiata virtuale tra vetrine promozionali e scegliere quello che gli serve, risparmiandosi una ricerca a volte lunga negli e-shop del settore. Google Shopping, infatti, permette in automatico di visualizzare lo stesso prodotto da più vetrine, con la possibilità di ordinare il risultato in base al prezzo (o in base ad altri criteri) così da affinare la ricerca. Infine con un click è possibile accedere direttamente al sito del venditore per verificare dettagli, prezzi, altre informazioni e concludere l’acquisto.

Vista la sua notorietà e il suo traffico, Google offre a chi vuole vendere una visibilità fuori discussione. Il venditore ha così l’opportunità d’incrementare il traffico di visite puntando soprattutto su un bacino d’utenza mirata, il quale accederà al proprio sito perché veramente interessato all’acquisto di un prodotto.