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 2011  maggio 24 Martedì calendario

Il nuovo passeggero dello Shuttle è un calamaro - Piccoli e leggendari co­me i lillipuziani de I viaggi di Gulliver, invisibili come gli dèi, invulnerabili come i su­pereroi

Il nuovo passeggero dello Shuttle è un calamaro - Piccoli e leggendari co­me i lillipuziani de I viaggi di Gulliver, invisibili come gli dèi, invulnerabili come i su­pereroi. Gli elementi per cui madre natura li ha eletti van­no dal profondo degli oceani al più caldo dei focolai: eppu­re sono oggi i protagonisti di un’avventura senza prece­denti nello spazio. Una squa­dra composta da cinque mi­crorganismi sconosciuti ai più e un calamaro - proprio così, un calamaro- ha preso il cielo lo scorso 17 maggio, a bordo dello Shuttle Endea­vour per un progetto del­l’Agenzia spaziale italiana. La missione? Oltre a esplora­re la materia spaziale, queste temerarie creature ci dimo­st­reranno quanto si possa so­pravvivere in un ambiente che non conosce la gravità, sottoposte, per di più, a impo­nenti radiazioni. Un tragitto a prova di Star Trek per verifi­care la teoria della «transper­mia », secondo cui la vita sulla Terra potrebbe essere giunta da meteoriti provenienti da Marte e Venere. I primi esploratori della na­vetta sono chiamati «orsi d’acqua» ( tardigradi per la scienza): microrganismi che non arrivano a un millimetro ma che, sotto la lente giusta, assumono sagome simili agli orsi di mare.Non c’è tempera­tura compresa tra lo zero as­soluto e i 150 gradi centigradi che sia in grado di sopprimer­li. Il loro ingresso è stato segui­to da esemplari di Deinococ­cus radiodurans : «Conan il batterio», come è stato ribat­tezzato, in quanto, come il su­pereroe, resiste a prove delle più letali. In questo caso, ra­diazioni che possono supera­re i 15.000 gray. Gli Haloarcu­la marismortui , terzi nel­l’elenco, sono invece micror­ganismi che sopravvivono al­le acque più salate del piane­ta: ambienti la cui quantità di sale non è sopportata da nes­sun’altra, per quanto diaboli­ca, specie di essere vivente. Poi ci sono i Pyrococcus furio­sus («mangiatori di fuoco»), così battezzati, in una commi­stione tra la Magna Grecia e le passioni di Ariosto, perché capaci di mantenersi in vita a temperature elevatissime. Si è infine imbarcata una parti­ta di Cupriavidus , laboriosi microbi che concorrono alla formazione delle pepite d’oro. A queste prodigiose, infini­tesime realtà del mondo, si è unito poi il «pezzo grosso». Addirittura un «calamaro sa­crificale ». Spiega il sito web Galileo (Giornale di Scien­za): «Gli scienziati della Nasa vogliono stabilire se a questi batteri buoni capiti quanto osservato in quelli cattivi: nel­l­e condizioni estreme di tem­peratura e radiazioni, questi ultimi diventano ancora più nocivi. Quindi, una volta rag­giunta la Stazione spaziale, il piccolo calamaro sarà colo­nizzato con i batteri esposti al­lo spazio, ucciso e conserva­to per poter poi essere analiz­zato ». «Batteri buoni», li chia­mano gli scienziati, come pic­coli angeli immolati nel se­gno della scoperta, del miste­ro, di una curiosità tutta uma­na che ha scritto il suo primo episodio con la cagnetta Laika, spedita negli orizzonti del vuoto nel lontano 1964. «Batteri buoni», differenti da quelli «cattivi»: eppure, vita che addenta la vita (quella del povero calamaro). Un pa­rente (non troppo alla lonta­na) del calamaro ci aveva te­nuti col fiato sospeso appena l’anno scorso,durante i mon­diali in Sudafrica: il celeberri­mo polpo Paul, «mollusco veggente» che si dirigeva sicu­ro verso ostriche e cozze nel suo acquario, con pronostici che ne avevano fatto la star dell’estate. E se la piccola Violetta degli Incredibili (capolavoro Di­sney- Pixar) sfruttava il pote­re dell’invisibilità per sonda­re i misteri dell’amore, e spia­re il compagno di scuola che le aveva rapito il cuore, gli In­visibili sondano oggi le fron­tiere dell’universo, in un per­corso scelto dall’uomo: nel caso di specie, l’italiano Ro­berto Guidetti. «Fin da stu­dente volevo studiare gli ani­mali. Dopo aver guardato dentro il microscopio mi si è aperto un mondo nuovo e lo sguardo ha iniziato a indaga­re migliaia di invisibili creatu­re » ha raccontato Guidetti, il quale, nel corso della sua ri­cerca, ha anche scoperto del­le nuove specie. Tra le altre, il Murryanous Stellatus o il Ra­mazzottius affinis . Animali poco studiati, nei quali non è raro imbattersi soprattutto se si analizzano substrati. E, na­turalmente, luoghi inesplora­ti.