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 2011  maggio 24 Martedì calendario

JIMMY CHOO PASSA AGLI AUSTRIACI DI LABELUX

Il nuovo gruppo del lusso che non t’aspetti. Potrebbe essere austriaco – e non italiano – il rivale prossimo venturo dei colossi francesi Lvmh e Ppr. Domenica sera Labelux, società con sede a Vienna controllata dalla famiglia tedesca Reimann, ha acquistato dal fondo di private equity inglese TowerBrook il marchio di calzature di alta gamma Jimmy Choo per 500 milioni di sterline (573 milioni di euro), secondo una stima di Financial Times. Una cifra 2,7 volte volte superiore a quella pagata da TowerBrook – che nel 2007 aveva rilevato l’83% di Jimmy Choo per 185 milioni di sterline – e 3,3 volte superiore ai ricavi 2010, pari a 150 milioni di sterline. Jimmy Choo è un marchio nato solo 15 anni fa, divenuto brand di culto grazie al talento creativo e imprenditoriale della fondatrice, Tamara Mellon, la quale, sempre secondo Financial Times, vendendo il suo 17% a TowerBrook «avrebbe guadagnato decine di milioni di sterline». La Mellon, che resterà direttore creativo, si è dimostrata negli anni abilissima anche nella comunicazione: alla fama di Jimmy Choo ha contribuito senz’altro la serie tv Sex and the City, le cui protagoniste verranno ricordate – se proprio ce ne fosse bisogno – soprattutto per come erano agghindate. E in fatto di scarpe Carrie Bradshaw e compagne non avevano dubbi: sognavano e poi acquistavano solo Jimmy Choo e Manolo Blahnik.

Per Labelux si tratta della seconda acquisizione in poche settimane: circa un mese fa (si veda Il Sole 24 Ore del 19 aprile) il gruppo austriaco ha rilevato dalla famiglia Malenotti il marchio Belstaff per una cifra stimata in 40 milioni di euro. Sull’operazione in fase di conclusione in Italia il ceo di Labelux, Reinhard Mieck, pronuncia un secco «no comment», ma conferma la strategia di crescita per acquisizioni: «Siamo un gruppo privato, i nostri obiettivi sono di lungo periodo, vogliamo essere un partner strategico, senza intenti speculativi». In soli quattro anni Labelux ha costruito un portafoglio marchi di prim’ordine: Jimmy Choo va ad affiancare Bally (marchio svizzero con 160 anni di storia nelle calzature e accessori in pelle), Derek Lam (brand dello stilista americano che in Italia lavora come direttore creativo di Tod’s) e Zagliani (borse di alta gamma). E poi c’è Solange Azagury-Partridge, marchio londinese di gioielleria. Ma non è questo il segmento sul quale vuole concentrarsi Labelux. «Siamo interessati ad accessori, pelletteria e al prêt-à-porter – spiega Mieck –. Gioielli e orologi non sono una priorità. Continueremo a guardarci intorno, senza fretta: potrebbero esserci anni in cui facciamo acquisizioni multiple, seguiti da periodi "silenti". Ma siamo aperti a tutto, il nostro obiettivo è soddisfare la crescente domanda di beni di lusso: nel 2010 il mercato globale valeva poco meno di 170 miliardi di euro, entro il 2013 dovrebbe superare i 200. Tra le categorie che crescono di più ci sono borse e scarpe da donna, Jimmy Choo è il marchio perfetto da aggiungere al portafoglio Labelux».

Il piano di business triennale è già pronto, ma Mieck non vuole entrare nei dettagli. Assicura però che verrà potenziato il network retail, perché la distribuzione wholesale va già molto bene e l’e-commerce ancora meglio. «Jimmy Choo.com è la più grande boutique virtuale del mondo, internet può essere un grande alleato dei marchi di lusso. E la comunicazione tramite social network, anche se oggettivamente difficile da controllare o programmare, non ci fa paura, anzi». Ad aver paura, davanti ai piani di sviluppo di Labelux, potrebbero essere gli altri player del lusso globale.