Giancarlo De Cataldo, l’Unità 24/5/2011, 24 maggio 2011
CORSIVI
Senza chiedere il suo permesso, vorrei dedicare questa rubrichetta a un mio vecchio compagno di scuola che di cognome fa Zingaropoli. Lo consideri un omaggio personale: ad una persona simpatica e per bene, che da ragazzino, fra l’altro, giocava molto bene al calcio (provocando, in me, non poca invidia). Ma la dedica riguarda anche tutti quelli che, di cognome, fanno, appunto, Zingaropoli. Per loro, la dedica vuol essere una specie di piccolo risarcimento, per quel che può valere, perché in questo momento quello che portano, trovandocisi, immagino, a proprio agio, è uno dei cognomi italiani più diffamati. Eh, sì, perché Zingaropoli contiene in sé la radice “zingaro”, dall’origine inequivocabile. E, specie in certe parti d’Italia, la figura dello zingaro, che una volta faceva simpatia, non è propriamente popolare.
E dunque, a furia di evocare con toni apocalittici la “Milano-Zingaropoli”, c’è forse il rischio che qualche testa calda finisca per prendersela con quanti si chiamano con quel nome.
Tipo, al seggio: documento! Come? Lei è la signora... Zingaropoli! Aaah, aiuto, sono già arrivati, eppure Pisapia non ha ancora vinto! Paranoia! Vabbè. È uno scherzo. Sdrammatizzare, a volte, aiuta a vivere meglio: non sarà un caso se il tormentone sul “pericolo rosso” sta diventando un divertente cult fra molti ragazzi.
Sta di fatto che Zingaropoli è un cognome diffuso in oltre quaranta località e pressoché in tutte le regioni italiane, con picchi in Puglia e una forte presenza, guarda caso, in Lombardia (fonte: www.gens.labo/com). Quindi, prendetela con un po’ di spirito: gli Zingaropoli, dalle parti del Duomo, son già di casa.