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 2011  maggio 24 Martedì calendario

Si chiamano elettori comunitari ma nessuno se li fila. Tranne Mastella - Pochissimi, come sempre in ogni elezione per sindaci e consigli comunali, ci hanno fatto caso, ma vi sono stati elettori non italiani che hanno espresso il proprio voto

Si chiamano elettori comunitari ma nessuno se li fila. Tranne Mastella - Pochissimi, come sempre in ogni elezione per sindaci e consigli comunali, ci hanno fatto caso, ma vi sono stati elettori non italiani che hanno espresso il proprio voto. Infatti, votano per il comune pure i cittadini appartenenti a uno Stato membro dell’Unione europea residenti nel comune interessato al turno, purché presentino apposita istanza al sindaco, entro il quarantesimo giorno antecedente quello della votazione. Non stranieri, dunque, bensì comunitari. Non si tratta di numeri insignificanti, perché nel 2010 si calcolavano in 1.200mila i cittadini comunitari residenti in Italia. Di questi, quasi 890mila erano rumeni. Stiamo parlando del 2% della popolazione della penisola. Solo 37mila, però, sono quelli che si sono registrati nelle apposite liste elettorali aggiunte in questo turno. Attenzione: in alcuni grandi centri la percentuale dei cittadini comunitari iscritti sul totale degli iscrivibili è stata rispettabile (il 14% a Milano, quasi il 12% a Bologna). Si tratta di un peso di voti che potrebbe assumere valore determinante quando i contrapposti schieramenti si confrontano con percentuali di differenza sotto l’1%. In ogni caso, si tratta di elettori dei quali bisognerebbe tener conto. A livello politico, l’unico personaggio che si era visibilmente mosso era stato Clemente Mastella, candidando alcuni rumeni e cercando intese con partiti della Romania. Bisogna, infatti, ricordare che ai comunitari spetta anche l’elettorato passivo: possono essere eletti in comune. Alle elezioni ultime sono stati oltre 24mila i rumeni iscritti per il voto. L’unico candidato che abbia ottenuto un’affermazione palpabile è Valentin Valdman, candidato al comune di Milano per il Pdl, il quale ha portato a casa 646 preferenze. Si è trattato di uno dei pochi casi attestanti l’interesse del Pdl per questi particolari elettori. Una cosa è certa: se, anche attraverso partiti dei paesi di origine con i quali sia collegato a livello europeo, il Pdl non si cura dei rumeni (e poi dei polacchi, e via via delle minori comunità, soprattutto dell’oriente europeo), a preoccuparsene saranno essenzialmente patronati e sindacati. Potrebbe, cioè, ripetersi in certa misura il fenomeno del voto degl’italiani all’estero, seguiti soprattutto da sindacati e patronati (e coagulati dalle associazioni regionali o locali), con difficoltà per il centro-destra di trovare adeguato seguito.