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 2011  maggio 24 Martedì calendario

Il «Centro di comando» dello Stato sabaudo è piazza Castello, da quando Torino diventa sua Capitale nel 1563

Il «Centro di comando» dello Stato sabaudo è piazza Castello, da quando Torino diventa sua Capitale nel 1563. Qui, da allora, il sovrano governa, affiancato da un solo consigliere, scelto per competenza ed autorevolezza. E’ il suo unico aiutante, con il rango di «Segretario di Stato». Abita nella Reggia. Solo con il regno del Duca Carlo Emanuele I viene affiancato da un secondo segretario. Deve risiedere in permanenza a Torino ed occuparsi dell’amministrazione, quando l’altro segretario accompagna il monarca in trasferta e nelle imprese militari. È con il Duca Vittorio Amedeo II che viene aggiunto il terzo segretario di Stato, quello della guerra, dal 1699 insignito infine del titolo di «Ministro». Nel 1717, quando il ducato sabaudo diventa regno, i tre segretariati vengono riorganizzati in altrettanti dicasteri. Uno bada agli «affari esteri», un altro agli «interni», il terzo alla «guerra». Insieme formano il «Ministero del Re di Sardegna», sempre residente nel Palazzo Reale. È il figlio di Vittorio Amedeo II, Re Carlo Emanuele III, che decide di dare sede propria alle tre «Segreterie di Stato». Affida all’architetto Benedetto Alfieri il compito di realizzare un apposito palazzo. È quello che tutt’ora si estende in piazza Castello, dalla Reggia fino al Teatro Regio. L’interno viene servito di due scaloni di rappresentanza, che dai portici conducono agli uffici del piano nobile. Sono ripartiti da una galleria che viene adornata di busti antichi, prelevati dal Castello di Casale. Il complesso è servito dall’attiguo Archivio di Corte, poi completato da quello di Stato. Qui i Ministri lavorano fino all’arrivo di Napoleone. Alla restaurazione, nel 1815, Re Vittorio Emanuele I riforma e amplia i dicasteri. Aggrega a quello della Guerra le competenze sulla Marina. E aggiunge i Ministri delle Finanze e di Grazia e Giustizia. Nel 1848, con lo Statuto Albertino, i Ministeri diventano otto: «Esteri», «Interni», «Finanze», «Guerra», «Grazia e Giustizia», «Lavori Pubblici», «Agricoltura, Commercio e Marina» e «Pubblica Istruzione». Le «Segreterie di Stato» non possono più accoglierli tutti. Alcuni trovano nuove sedi. Sono noti i loro indirizzi, ma con numeri civici oggi mutati. «Esteri», «Interni» e «Guerra» rimangono alle Segreterie. Il primo al numero 18, vicino alla Biblioteca Reale, il secondo ai numeri 12/14, dove oggi c’è la Prefettura. Il terzo è al numero 8, attiguo all’Archivio di Stato. «Grazia e Giustizia» vanno al 4, dopo via Verdi, allora della Zecca. Le «Finanze» hanno sede in piazza Castello 3, nel palazzo che oggi ospita Baratti. La «Pubblica Istruzione» coabita in via Po 44 bis con l’Ateneo. I «Lavori Pubblici» vanno in piazza San Carlo 39, dove oggi c’è Intesa Sanpaolo. «Marina e Commercio» trovano alloggio in via della Posta, oggi Accademia Albertina. Mentre in contrada delle Finanze 12, oggi via Cesare Battisti, sopra l’odierna libreria Luxemburg, si sistema la «Segreteria di Stato per gli affari di Sardegna». In questi quartieri si vivrà il Risorgimento. «Fatta l’Italia», si progetterà di trasferire tutti i ministeri nella nuova Piazza Statuto. Ma il progetto cadrà nel 1864, quando Torino perderà il ruolo di Capitale.