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 2011  maggio 24 Martedì calendario

LA SIGNORA DEL RIGORE LANCIATA VERSO L’FMI

Ironia della sorte. Christine Lagarde è ministra francese delle Finanze dal giugno 2007: 35 mesi, un record. Quello precedente, di 29, apparteneva a Dominique Strauss-Kahn. Adesso che Dsk è l’imputato più famoso del mondo, la più probabile candidata a rimpiazzarlo al Fondo monetario internazionale è proprio Lagarde. Tutti la cercano, tutti la vogliono. O almeno gli europei che, per mantenere a casa la direzione del Fmi, quasi certamente si metteranno d’accordo su di lei, la lady di ferro di Francia. I greci non si facciano illusioni: somma sacerdotessa dell’equilibrio budgetario,
Lagarde debuttò da ministro evocando la parola vietata, quella che fa ai francesi lo stesso effetto dello champagne sgasato: rigore. Ne nacque un mezzo scandalo. Liberale e liberista, perfettamente bilingue, piace agli anglosassoni. Il suo collega americano
Tim Geither loda le sue reazioni «rapide come il fulmine» e nel 2009 il «Financial Times» l’incoronò «ministro delle finanze dell’anno».
La sua carriera è come la sua pettinatura: non fa una piega. Classe ‘56, normanna, ex campionessa di nuoto sincronizzato («Come in piscina, in politica è l’allenamento che conta»), nell’81 entra nel prestigioso gabinetto di avvocati Baker & McKenzie di Chicago e nel ‘99 ne diventa presidente. E’ Dominque de Villepin, allora amico e oggi nemico pubblico numero uno di Nicolas Sarkozy, che la chiama al governo: Commercio estero dal 2005 al 2007, un breve passaggio all’Agricoltura, poi le Finanze. Qui i primi passi sono un disastro. Peggio della gaffe sul rigore c’è solo quella sulla bicicletta: esorta i francesi ad andarci di più per economizzare la benzina. Da brava «americana», con la crisi che già morde ostenta un imperturbabile ottimismo. E già i soliti maligni la soprannominano «la Marquise»: tutto va ben, madama la marchesa...
E invece nella crisi dà il meglio di sé, mantenendo i nervi saldi e salvando le banche francesi. Piace a (quasi) tutti. Gran lavoratrice ma così signora da non farlo notare, appare lontanissima dal versante «bling bling» del sarkozysta standard. Non frequenta miliardari, non si fa paparazzare, non ostenta amici vip né se ne fa ostentare. Poche passioni: lo sport e l’opera (è sorella di un baritono discretamente noto). Sempre pacata, inesorabilmente madama: una Moratti nella fase preSantanché. Anche il versante familiare è ben poco dskaniano: divorziata con due figli, ha ritrovato l’amore con un compagno molto discreto, Xavier Giocanti, che non ha ancora sposato perché la politica non gliene ha ancora dato il tempo. Unica eccentricità nota, aver fatto ritappezzare il megaufficio ministeriale con una terrificante moquette zebrata che per lei evoca «il movimento e l’energia» e per gli altri una balera degli Anni Settanta. Però i dipendenti l’apprezzano (lei, non la moquette).
Lei comunica soprattutto via messaggini (nel governo, è la virtuosa incontestata dell’sms) e anche nella scelta dei collaboratori ha rotto con le paludate tradizioni dei mandarini della République. Il test per il suo ghostwriter, Gaspard Keonig, fu: scrivimi il discorso per la consegna della Legion d’onore a un industriale della senape. Insomma, moquette a parte, come patronessa del Fmi sarebbe perfetta. Ma c’è un ma. Si chiama Bernard Tapie, il finanziere più discusso di Francia. Nel 2007, Lagarde decide di chiudere la querelle che opponeva Tapie al Crédit Lyonnais per la vendita di Adidas e che si trascinava dal ‘93. Contro l’opinione di molti, la ministra l’affida non a un tribunale, ma a un arbitraggio privato. Risultato: un risarcimento di 384 milioni per Tapie. I socialisti fanno molto chiasso e un ricorso al tribunale dei ministri che, il prossimo mese, deciderà se c’è stato abuso di potere e se la ministra dovrà risponderne. Lei, come ogni vera signora, sa quando è il momento di smettere di esserlo e manda al diavolo i socialisti: «E’ l’eredità dei piccoli traffici dell’epoca Mitterrand, quando quelli che fanno la morale erano al comando». Ma, per il Fmi, di direttori in tribunale ne basta e avanza uno...