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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

TROPPI GRILLI PER LA TESTA (+

TROPPI GRILLI PER LA TESTA (+ due schede)-

Mario Draghi sarà anche il miglior banchiere centrale del mondo ma per ottenere l’appoggio dei tedeschi e dei francesi alla sua designazione al vertice della Banca centrale europea, qualche contropartita l’Italia doveva pur metterla sul piatto. Così i francesi hanno preteso che Lorenzo Bini Smaghi, componente del Comitato esecutivo della Bce, lasci il suo posto in anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2013. E i tedeschi hanno chiesto di avere la presidenza del Comitato economico e finanziario della Ue, che da pochi mesi è stata affidata a Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro. Oltre alla presidenza del Financial stability board attualmente occupata dallo stesso Draghi. Si dirà: Parigi val bene una messa. Il problema è che trovare la quadratura del cerchio non sarà facile. Già, perché per convincere Grilli e Bini Smaghi a dimettersi dai loro prestigiosi incarichi non basta un’alzata di sopracciglia del presidente Berlusconi o del ministro Tremonti. Bisogna trovare una soluzione che non faccia sembrare un passo indietro quello che si accingono a compiere.
A prima vista non c’è nulla di più semplice. Basta mettere Grilli al posto di Draghi come governatore della Banca d’Italia e Bini Smaghi al posto di Grilli come direttore generale del Tesoro. E il gioco è fatto: tedeschi e francesi sono accontentati. Ma la realtà è più complessa. In poche parole in via Nazionale nessuno sta stendendo tappeti rossi per l’arrivo di Grilli. Anzi. All’interno della Banca d’Italia lo sbarco del direttore del Tesoro, considerato molto vicino a Tremonti, è visto come il fumo negli occhi. Ne va dell’indipendenza dell’istituzione, rimasta l’unica a fare il controcanto al ministro. Eppure lo stesso Draghi era stato direttore generale del Tesoro prima di diventare governatore, così come, in altri tempi Bonaldo Stringher e Vincenzo Azzolini. In Francia Jean-Claude Trichet e Christian Noyer hanno fatto la spola tra le due poltrone. Lo stesso è successo in Germania con Hans Tietmeyer mentre l’attuale presidente della Bundesbank Jens Weidmann era consigliere economico di Angela Merkel. E allora? Il problema è il rapporto tra Grilli e Tremonti. Il direttore generale del Tesoro, cultore della riservatezza, parla raramente, e scrive ancora meno. Quanto sia autonomo dal ministro, quante volte si sia dissociato dalle sue scelte non è noto: nel momento in cui fosse chiamato ad assumere una responsabilità sarà pronto a giocare in proprio, a essere indipendente?
Il timore è diffuso in via Nazionale dove, se proprio non dovesse prevalere un candidato interno come Fabrizio Saccomanni o Ignazio Visco, preferirebbero Bini Smaghi. E ha trovato udienza al Quirinale dove anche recentemente Giorgio Napolitano ha dimostrato un’attenzione particolare alle questioni della Banca d’Italia. Il presidente della Repubblica, cui tocca l’ultima firma del decreto di nomina del governatore, è infatti consapevole che la banca centrale deve continuare a incalzare il governo sulla politica economica. Non per fare un favore all’opposizione ma per evitare che l’economia italiana si culli con le filastrocche anestetiche diffuse attraverso i comunicati ufficiali. È un ruolo che la Costituzione non assegna alla Banca d’Italia ma che nel gioco dei pesi e contrappesi che mantengono l’equilibrio tra le istituzioni è diventato essenziale.n

Fabrizio Saccomanni

PERCHÉ SÌ Romano e bocconiano, 69 anni, Saccomanni è rientrato alla Banca d’Italia all’inizio del 2006, insieme a Draghi, per rimettere insieme i cocci dopo l’infelice conclusione dell’era Fazio. Vanta numerose esperienze internazionali tra cui la vicepresidenza operativa della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, ma la sua carriera si è sviluppata all’interno della Banca d’Italia. Dove in questi anni si è dedicato molto a migliorare il funzionamento della "macchina" operativa con una ristrutturazione che ha prodotto significativi guadagni di efficienza.
PERCHÉ NO A suo svantaggio giocano fattori che non dipendono da lui. E in particolare la necessità di sistemare tutte le caselle, europee e italiane, messe in movimento dall’ascesa di Draghi al vertice dalla Bce. Nessuno potrebbe dire che Saccomanni non è adatto a guidare la Banca d’Italia. Semmai si potrebbe argomentare che è meno giovane dei suoi tre concorrenti e forse in questi anni ha avuto meno visibilità, a livello internazionale, di Grilli e di Bini Smaghi. Una sua designazione significherebbe peraltro il ripristino, dopo la chiamata di Draghi, della regola della successione interna.

Vittorio Grilli

PERCHÉ SÌ È la soluzione che permette la quadratura del cerchio in Europa: Grilli alla Banca d’Italia, Bini Smaghi al Tesoro al suo posto, un francese nell’Esecutivo Bce e un tedesco al vertice del Comitato economico e finanziario di Bruxelles. Grilli, milanese, 54 anni, è apprezzato da tutti, anche nel mondo politico. Ha un curriculum molto ricco in cui spicca la lunga permanenza al Tesoro, prima come numero due di Draghi, poi come Ragioniere generale dello Stato e infine come direttore generale. Con una breve puntata nel privato al Crédit Suisse.
PERCHÉ NO È il candidato di Tremonti. E questo dato, che apparentemente gioca a suo favore, potrebbe rivelarsi un handicap. La Banca d’Italia è considerata infatti l’ultimo contrappeso allo strapotere del ministro nel mondo dell’Economia. In fondo, dopo l’introduzione dell’euro e la nascita della Bce, la sua funzione si è ridotta a questo, oltre che alla vigilanza sulle banche: raccontare come va davvero l’economia italiana e suggerire soluzioni. Sarebbe grave se questa voce critica perdesse la sua autonomia.