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 2011  maggio 16 Lunedì calendario

BOLLETTE E RATE NON PAGATE VALGONO IL 2% DEL PIL - I

numeri sono da capogiro: 31 miliardi di euro, qualcosa come il 2% del Pil nazionale, solo per il 2010. Una montagna di rate e bollette non pagate che cresce di anno in anno sulla spinta del vento della crisi. E una situazione di vera e propria emergenza in alcune regioni, come la Sicilia, dove i debiti non onorati superano il 5% della ricchezza prodotta.

Lo rivelano i dati di Unirec, l’Unione nazionale delle imprese di recupero crediti, nel «Primo rapporto annuale dei servizi per la tutela del credito» realizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore, che verrà presentato a Roma venerdì 20 maggio.

Lo scorso anno le pratiche affidate agli addetti del settore hanno registrato un balzo del 14% rispetto al 2009, a quota 31,4 milioni. Una crescita di oltre il 60% dal 2007. Pagine e pagine di documenti che raccontano in controluce la difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese e il potere di acquisto che si assottiglia sempre più. I due terzi delle pratiche riguardano proprio loro. E si scopre che più della metà dei debiti non onorati riguarda bollette di luce, gas, telefonia o servizi Adsl. Un’altra quota del 38% si riferisce invece a finanziamenti a rate, carte revolving e mutui, mentre si affaccia una nuova frontiera: multe o tasse sui rifiuti non pagate alla pubblica amministrazione (5,8%). Scende anche a 983 l’importo medio delle pratiche dopo aver superato la soglia dei mille euro nel 2009.

I dati preliminari sul primo trimestre 2011 mostrano un rallentamento del ritmo di crescita del numero di pratiche (+6%). «Per effetto della crisi – spiega Gianni Amprino, consigliere Unirec e autore della ricerca – le banche e le finanziarie sono state più selettive nell’erogazione del credito. Per l’intero anno ci aspettiamo però un ulteriore aumento del valore dei crediti da recuperare tra i 32 e i 33 miliardi di euro».

Il tesoro "dimenticato" aumenta, ma l’incasso diventa sempre più difficile: lo scorso anno gli addetti sono riusciti a scovare solo 8 miliardi di euro. Un tasso del 26%, cinque punti in meno rispetto al 2007. La mappa delle regioni vede in testa il Sud nel triste primato dei crediti da recuperare, ma anche nella difficoltà di incassarli. «La nostra – dice Marcello Grimaldi, coordinatore Unirec della macroregione Calabria e Sicilia – è spesso una missione impossibile. I debitori sono soprattutto famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese e i debiti non onorati riguardano in particolare le bollette. La difficoltà è evidente, tanto che spesso chi ci incarica di recuperare il credito è disposto a pagare un prezzo più alto per il nostro servizio». Sono due i primati vantati dalla Sicilia: la regione è al primo posto per numero di pratiche (4,2 milioni) e per somme da recuperare (4,4 miliardi), mentre incassare è difficile in Puglia e Campania (dove riesce a rientrare rispettivamente appena il 18 e il 19% degli importi).

A Napoli gli addetti devono sfoderare vere e proprie doti da detective: «Qui bisogna fare i conti con cattivi pagatori molto creativi – racconta Carlo Giordano, responsabile macroregionale per Campania e Puglia – spesso i citofoni vengono bruciati o staccati e diventa impossibile rintracciare le persone. Questo richiede uno sforzo enorme. In Puglia, invece, i debitori non si nascondono, ma intavolano una vera e propria negoziazione. Noi cerchiamo di far capire che è importante saldare i propri debiti per mantenere una buona reputazione».

Al Nord il tasso di successo delle pratiche aumenta, ma gli addetti ai lavori non abbassano la guardia. L’attività di recupero riguarda soprattutto pagamenti a rate (credito al consumo o carte revolving). «Anche qui – dice Mariano Bucciarelli, responsabile Unirec per il Nord Ovest – esiste il problema dell’irreperibilità: c’è chi cambia domicilio per non essere rintracciato o chi non risponde al telefono o si barrica in casa e non apre». I dati smentiscono anche qualche luogo comune. La regione che ha registrato il più alto tasso di crescita di pratiche di recupero è la Valle d’Aosta. I numeri restano piccoli (38 milioni di euro da recuperare), ma indicano un fenomeno in crescita. «Non è un’isola felice come si potrebbe pensare – conclude Bucciarelli – perché qui la crisi ha colpito duro: basta vedere i dati sui sussidi di disoccupazione».

A facilitare il lavoro degli addetti è arrivata lo scorso febbraio una circolare del Ministero dell’Interno. «Un passo avanti significativo – conclude il segretario generale di Unirec, Marco Recchi – che ha messo nero su bianco i confini della nostra attività». La circolare stabilisce infatti che le società di recupero possono rintracciare i recapiti del debitore sia da fonti private che attraverso la consultazione degli elenchi pubblici o contattare i parenti dei debitori. E chiarisce che in caso di insuccesso del recupero la relazione negativa può essere utilizzata ai fini della deduzione fiscale.