Francesco Piccolo, l’Unità 16/5/2011, 16 maggio 2011
CORSIVI
Tutti pensano che il problema numero uno sia Silvio Berlusconi; tutti pensano che il giorno in cui smetterà di essere presidente del consiglio, la vita di questo paese sarà migliore. Ma la differenza, a sinistra, tra i due tipi di antiberlusconismo consiste (deve consistere) in questo: ce n’è uno che si occupa soltanto di Berlusconi, cioè non lo ritiene più il problema numero uno ma il problema unico, ossessivo, esaustivo; ce n’è un altro che lo ritiene il problema numero uno, ma continua a occuparsi degli altri problemi e di come risolverli. Coloro che praticano il primo tipo di antiberlusconismo alla fine si sono convinti che spariti Berlusconi e i suoi, come spariscono le cavallette, il giorno dopo ci ritroviamo a vivere in un paese rifiorito; i secondi si rendono conto che quando (e se) Berlusconi se ne andrà, ci si troverà davanti a una montagna di problemi da risolvere; se si comincia a guardarli e considerarli adesso, forse non ci si troverà di fronte a un trauma, dopo.
La sinistra del primo tipo, quella concentrata solo su Berlusconi, è la stragrande maggioranza del Paese, e cresce ogni giorno di più. Per questa sinistra valgono le regole della guerra: ogni cosa è lecita contro chi ritiene che ogni cosa sia lecita. La sinistra del secondo tipo è una minoranza ghettizzata e per nulla alla moda: pensa che bisogna contrapporre una saldezza democratica e che bisogna costruire un programma alternativo. Roba che per ora non è riuscita ad avere rilevanza nemmeno nella campagna elettorale per le elezioni amministrative, che non è stata certo confortante. Nella speranza che in questi giorni la sensazione che qualcosa stia cambiando diventi solida, bisogna intanto ammettere che i politici di sinistra hanno accusato quelli di destra di occuparsi della propaganda a favore del governo, disinteressandosi dei problemi reali delle città; e intanto loro hanno parlato soltanto e sempre di Berlusconi