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 2011  maggio 16 Lunedì calendario

IL RISORGIMENTO DELLO SPORT. 8 PUNTATA

Raicevich, il primo mito è un lottatore -

Il primo decennio del Novecento, mentre il ciclismo impazza su strade e piste di tutto il mondo, è dominato sotto il profilo sportivo da due miti: quello della forza e, non meno stimolante, quello della velocità. Il primo aspetto esalta fenomeni inizialmente destinati al circo, i sollevatori di peso. Il 4 aprile 1899 il teatro Dal Verme di Milano ospita la prima gara internazionale di pesi del nostro Paese: il pavese Enrico Scuri si piazza al terzo posto, alle spalle di un russo e di un tedesco; a posteriori la Iwf (la Federpesi internazionale) lo riconoscerà come terza edizione del campionato del mondo, regalando dopo un secolo a Scuri il primo podio mondiale mai ottenuto da un atleta italiano, e il primo campionato del mondo al patrio suolo. Il gigante Ma la forza è soprattutto lotta: e negli scontri fra questi giganti spesso l’appellativo «campionato del mondo» si spreca. La Gazzetta organizza, ancora al Dal Verme, il 16 febbraio 1909, il titolo mondiale che oppone Giovanni Raicevich al francese Paul Pons. Raicevich scatena fiumi di inchiostro sui giornali italiani, la polizia crea un cordone davanti all’ingresso: le sue ferree prese sono leggendarie, e la Gazzetta si prepara al nuovo record di vendita. Accade però, a valle del successo di Raicevich in 47 minuti, che dopo 120.000 copie la carta rosa vada esaurita: il giorno dopo la Gazzetta dovrà scusarsi con i lettori. Raicevich è un triestino che in odio all’Austria ha scelto l’Italia; dal 1907 ogni anno disputa un paio di «mondiali» , andrà 44 volte in America, accompagnato da corrispondenze chilometriche che riempiono la Gazzetta dalla prima all’ultima pagina. Per saperne di più, sfogliate il libro di Livio Toschi e Marino Casadei, «33 atleti nella storia» . Le folgori Uomini forti, dunque, ma anche veloci. Anche Marinetti e il futurismo si inchinano all’automobile, il direttore della Gazzetta Costamagna organizza gare su gare, come nel 1904 la Milano-Nizza-Milano di auto e moto, e un mese dopo la Coppa Città di Brescia, che diverrà poi Targa Florio e traslocherà in Sicilia. Costamagna, che si firma «Magno» , è sempre lì, segue le corse di persona, con l’auto che guida egli stesso: quando l’anno dopo, nel 1905, Carlo Raggio con la sua Itala vince la Coppa ormai denominata Florio, l’intera prima pagina della Gazzetta è dedicata all’avvenimento. Magno si abbandona al lirismo: «una polvere fine, profumata da un grato sapor femminile, commisto all’irritante odor di benzina combusta, pervade ogni cosa; è la nuova forma di aristocrazia di questo principio di secolo» . Ma dietro l’angolo palpita una nuova febbre: quella dell’aviazione. Del giocattolo che inebria lo spirito, strumento inteso come mezzo di competizione, non di trasporto o turismo, sarà piena la bocca di tutti.