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 2011  aprile 30 Sabato calendario

Spagna-record. Senza lavoro a quota 5 milioni - La Spagna è sempre più la «Disoccupatilandia» d’Europa

Spagna-record. Senza lavoro a quota 5 milioni - La Spagna è sempre più la «Disoccupatilandia» d’Europa. Gli ultimi dati sfornati ieri dall’Ine, l’Istat madrileno, hanno segnato un nuovo record che fa venire i brividi: 4.910.200 parados, così qui chiamano i senza lavoro, il 21,29% della popolazione attiva, il peggior dato dal ’94. Nella Caporetto senza fine dell’economia spagnola i posti di lavoro persi nel primo trimestre di quest’anno, in cui il Pil dovrebbe crescere dello 0,6%, sono 213.500. In altri termini, lo sboom che da quattro anni colpisce la Spagna ha lasciato senza occupazione 2884 lavoratori ogni giorno. «E’ il peggior dato della nostra storia», ha stigmatizzato il conservatore Rajoy, leader dei popolari, il maggior partito d’opposizione e in testa di 10 punti nei sondaggi sui socialisti al governo. Ma le 16 pagine del report trimestrale dell’Ine, in un Paese che secondo Eurostat concentra un terzo dei disoccupati della Ue e il triplo di quelli della Germania, svelano un panorama da incubo. Perdono occupati tutti i settori produttivi: 82 mila posti in meno nell’industria, 78.500 nell’edilizia (la cui crisi ha innescato il crash occupazionale), 76.400 nei servizi, 21.300 nell’agricoltura. «La disoccupazione è arrivata al top. Siamo nel momento peggiore, creeremo posti di lavoro nei prossimi mesi», ha detto il vice-premier e ministro degli Interni Alfredo Pérez Rubalcaba. Ma il ministro del Lavoro Valeriano Gómez è molto più pessimista, tanto da mettere le mani avanti per i prossimi, probabilmente ancor più negativi, dati Ine: «La situazione è molto grave. E d’ora in poi non riveste tanta importanza se supereremo i 5 milioni di disoccupati. L’importante è creare occupazione e cominciare quanto prima». Un compito più che arduo: per produrre nuovi posti di lavoro la Spagna deve crescere del 2% all’anno e un rapporto del Fondo monetario internazionale (Fmi) del mese scorso prevede che tale tasso di crescita non sarà raggiunto almeno fino al 2017. La radiografia di «Disoccupatilandia» pennella anche altri scenari drammatici. Ben 2,1 milioni di lavoratori sono disoccupati da più di un anno, mentre scemano i contratti indefiniti dell’1,37% e quelli part-time aumentano di appena lo 0,67%. Le famiglie i cui membri sono tutti senza lavoro sono 1,39 milioni, più 4,37%. Ciò significa che la tanto decantata riforma del mercato del lavoro, osannata dal premier JoséLuis Zapatero, che ha reso gli esuberi più economici, non serve nemmeno per dar stabilità a chi per il momento non affolla i sempre più gettonati uffici di collocamento governativi. Se ancora non bastasse, ci sono gli agghiaccianti dati della disoccupazione giovanile, che raggiunge il 45% tra i minori di 25 anni (più 2,5%, 800 mila persone). Una percentuale che nelle regioni di Andalusia, Estremadura, Valencia e Isole Canarie supera addirittura il 50%. Nel 2007, quando cominciò la crisi, i disoccupati under 25 erano il 18%. Non stupisce che sia ricominciata l’emigrazione: l’anno scorso 128 mila giovani (più 8,2% sul 2009) sono espatriati per cercarsi un futuro e un posto di lavoro altrove.