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 2011  aprile 30 Sabato calendario

ECONOMICA E (QUASI) INTUITIVA: LA "APP" ME LA FACCIO DA ME - S

ono utili, facili da usare, gratuite o di regola poco costose. Hanno il pregio di rendersi indispensabili e la mania di collezionare record: ne sono state scaricate 8,2 miliardi nel 2010 e, secondo la società di analisi Gartner, questa cifra sarà più che doppia a fine 2011, quando i download a livello mondiale potrebbero toccare quota 17,7 miliardi. Parliamo dei programmini per smartphone e tavolette, le app, spesso l’ uovo di colombo per i bisogni tecnologici degli utenti, di sicuro una gallina dalle uova d’ oro per gli sviluppatori e le aziende che le espongono in vetrina nei loro negozi virtuali: si calcola che il giro d’ affari complessivo, che tiene conto anche dei messaggi pubblicitari che compaiono nelle schermate, aumenterà di oltre il 1.100 per cento da qui al 2014, balzando da 5,2 a 58 miliardi di dollari. Queste enormi potenzialità suggeriscono un cambio di prospettiva, solleticano una tentazione legittima, quella di trasformarsi da semplici utilizzatori in creatori di una app. Ma se rivolgersi a un professionista può costare anche dai 2 mila ai 5 mila euro, la soluzione più sensata è armarsi di pazienza e provarci da soli. Perché la propria creatura aspiri a fare compagnia alle 460 mila già presenti sullo store di iTunes, infatti, bastano 99 dollari l’ anno, la cifra necessaria per entrare nel programma di sviluppo della Apple. La mela morsicata mette a disposizione di chiunque voglia aderire un kit di sviluppo, forum per confrontarsi con gli altri colleghi di ventura, un simulatore per testare l’ applicazione in divenire su iPhone e iPad, tutorial e simili. Si termina il lavoro, lo si invia per l’ approvazione e si spera in un parere positivo, che coincide con la pubblicazione della app sul negozio virtuale, da cui chiunque, se la reputa interessante, può scaricarla. Tutto facile, ma solo sulla carta, perché questa procedura richiede una base di esperienza con i linguaggi di programmazione. E perciò, al fine di instradare i neofiti, l’ azienda di Cupertino ha messo online su iTunes U, la costola del programma dedicata all’ istruzione, il corso dell’ università di Stanford che insegna come costruire app per iOS, il sistema operativo della mela. È stata la formula di un successo: in breve le lezioni sono schizzate in vetta alla classifica mondiale dei download della piattaforma. La buona nuova per gli utenti italiani che hanno poca dimestichezza con l’ inglese, e che già si stanno sforzando per non perdersi nei meandri del kit di sviluppo, è che Apple ha pensato a loro: in questi giorni arriva su iTunes U il corso di applicazioni per iOS che si sta svolgendo all’ università di Pisa. Dodici utili lezioni su linguaggio, interfaccia e design a cura di un esperto del Cnr che hanno fatto registrare numeri importanti - 355 domande per 60 posti - e hanno spinto il dipartimento di Informatica dell’ ateneo a valutare l’ ipotesi di ampliare il discorso, proponendo un master unico nel suo genere. Durerà un anno, sarà aperto a laureati e aziende, insegnerà loro a creare app anche per altri sistemi operativi e, se approvato, potrebbe cominciare già dal prossimo settembre. Chi preferisce unirsi al coro delle 330 mila applicazioni dell’ Android Market può invece partire dalle pagine dell’ App Inventor di Google, un sistema intuitivo e gratuito. È sufficiente un account Gmail e si è già dentro la pagina di benvenuto: si assegna un nome al proprio progetto e, sulla sinistra, il sistema mostra tutta una serie di opzioni per aggiungere testi, immagini, video, colori di sfondo e così via. Basta trascinarle dentro uno schermo virtuale posto al centro e che ricorda quello di uno smartphone, per comporre la propria creazione. Le operazioni di base sono davvero alla portata di tutti, per quelle più evolute bisogna procedere per tentativi ed errori, benché nella sezione «learn» (impara) non manchino le dritte. L’ approccio di Google è giusto un passo più indietro rispetto ai numerosi siti, di regola a pagamento, che si trovano sul web e che prendono letteralmente per mano l’ utente, consentendogli di creare passo passo la sua app. Ciascuno ha caratteristiche distintive (vedi scheda qui a destra) ma tutti sono a prova di «tecnonegati», tant’ è che il concetto di fondo è semplificare il più possibile la vita a chi li usa, proponendogli una serie di soluzioni su misura e fornendogli assistenza fino all’ invio del programma allo store per l’ approvazione. E se fino a qualche tempo fa occorreva masticare un po’ d’ inglese ora sono disponibili anche in italiano. Tra i pionieri c’ è Appdoit, proposto dalla milanese Applix, che promette un tempo medio di realizzazione pari a due ore per ogni nuova app e, nella maggior parte dei casi, di un disco verde da parte di Apple nel giro di sette giorni. Ma il quadro non è solo idilliaco e non mancano gli specchietti per le allodole. Da iTunes, per esempio, si scarica una app infarcita di pubblicità dal nome evocativo: App creator. Di fatto non serve a creare nulla, si limita a piazzare una «i» di fronte a parole inglesi di uso comune, scimmiottando l’ iPhone, l’ iPad e gli altri nomi delle creature di Steve Jobs. Per partecipare alla grande corsa delle applicazioni serve un minimo d’ impegno supplementare o, quantomeno, un pizzico di fantasia in più. Marco Morello