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 2011  aprile 30 Sabato calendario

SUCCESSI E ADDII, UNA CARRIERA INQUIETA —

Quel tratto pacato, vagamente sornione, il sorriso sempre pronto, traggono sicuramente in inganno. Il vero Lamberto Sposini ha da sempre un destino inquieto e discontinuo, nella vita professionale come in quella privata. Nulla a che fare con la pacatezza trasmessa lavorando in tv. Due mogli, due separazioni, una figlia di 39 anni e una di poco più di 9, nonno di due nipoti adolescenti. E un lungo andirivieni tra Rai e Mediaset. Alla Rai entra nel 1978, dopo l’esordio come cronista a Paese sera, radici a sinistra che non dimenticherà né rinnegherà mai, infatti nel 1996 presenterà tra le polemiche la convention dell’Ulivo di Romano Prodi con Carmen Lasorella. Fino al 1985 Sposini è a 90 ° Minuto, poi inviato per la trasmissione di Enzo Biagi, alla fine del decennio conduttore del Tg1, ideatore di Unomattina, primo contenitore mattutino sulla rete ammiraglia, tipico uovo di Colombo. Picchi di grande popolarità personale: successo, amori, gratificazioni. Il fastidio per la tranquillità lo spinge a seguire Enrico Mentana nel 1991 a Mediaset per fondare il Tg5, nel 1993 è il vicedirettore. Poi dal 1998 al 2000 ancora alla Rai e al Tg1, per tornare al Tg5 di Mediaset come vicedirettore vicario e coordinatore di Terra!. C’è pure il carattere, la reattività, l’irruenza. Il 26 aprile 2006 litiga col direttore del Tg5, Carlo Rossella, per la controreplica di Piero Fassino a Silvio Berlusconi che a sua volta replicava a un attacco di Romano Prodi. Sposini da vicedirettore vorrebbe darne conto. Rossella si oppone. La lite finisce in un addio, ovviamente di Lamberto Sposini a Mediaset. Tutto senza rete. Segue una pessima stagione, lontano dal video e dal lavoro, preda di oscuri malumori e di improvvisi ingrassamenti, come testimoniano le impietose fotografie del 2007 con un Lamberto pelato, appesantito, tristissimo, alla caduta sul lavoro si aggiunge la fine del secondo matrimonio. Però in quel periodo lo salvano la famosa inquietudine e il carattere. È il tipo da mettere in un angolo curriculum e presunzione tornando al lavoro per Odeon Tv e Telenorba, come un conduttore alle prime armi. Racconterà di aver capito, allora, che «la vita è al lordo di tutto incluso il dolore» e che «col cambiamento si diventa più ricchi» , e certo non di denaro. Non mancano brutti incidenti, come quei discussi dialoghi di «intesa» con Luciano Moggi, come ospiti alla fine del 2006 a Il processo di Biscardi su La7, che gli costano una sospensione di quattro mesi dall’Ordine dei giornalisti. Dopo questa palestra professionale e psicologica, la Rai lo riscopre, lo ritrova. Non più come quadro dirigente del Tg1 ma nella nuova veste di presentatore e intrattenitore. Proprio La vita in diretta. E una nuovissima avventura come opinionista, giurato, sia a Ciack si canta... che a Ballando sotto le stelle ma anche a Domenica in-L’Arena. In molti gli contestano una sovraesposizione, un logorìo del talento professionale, e tra questi Aldo Grasso sul Corriere della Sera. Ma lui continua, senza risparmio, forse preso dal tipico vortice da onnipresenza televisiva che intrappola molti. Però assicura di avere «abbastanza autostima da poter fare a meno dello schermo e della diretta» . Da qualche tempo ripete di voler tornare al suo «vero» lavoro, in un telegiornale, magari riprendendo la collaborazione con l’amico Enrico Mentana («fa il tg migliore» ). Racconta di aver scoperto, a cinquant’anni, la pazienza di essere padre e di aver perso l’ansia da conquista femminile. Ritrova le radici familiari, quei nonni contadini umbri, curando tre piccoli orti nella casa che si è comprato, ovviamente in quella terra: «Ho il bisogno fisico di toccarla, se non ci metto le mani dentro, sto male» . Dunque un periodo in solido equilibrio tra autentici affetti familiari, di quelli che non tradiscono, e un lavoro impegnativo, probabilmente senza più inutili illusioni né sentimentali né professionali. Capita a molti, forse si chiama maturità. Ieri l’improvviso buio, in un istante come accade con le emorragie cerebrali. Gli avevano chiesto tempo fa se non temesse la stanchezza: «Ma no, il fisico dovrebbe reggere» . Anche questo capita di dirlo, e di pensarlo, a molti. Che follia.
Paolo Conti