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 2011  aprile 30 Sabato calendario

WILLIAM&KATE – SEMPLICE, DELICATO, SPIRITOSO IN DIVISA SULLA ASTON MARTIN. IL FIGLIO DI DIANA E’ CRESCIUTO E HA RETTO LA SFIDA PUBBLICA — La preghiera di William (e Catherine): «Dio, Nostro Padre, ti ringraziamo per l’amore che dividiamo e per la gioia del matrimonio

WILLIAM&KATE – SEMPLICE, DELICATO, SPIRITOSO IN DIVISA SULLA ASTON MARTIN. IL FIGLIO DI DIANA E’ CRESCIUTO E HA RETTO LA SFIDA PUBBLICA — La preghiera di William (e Catherine): «Dio, Nostro Padre, ti ringraziamo per l’amore che dividiamo e per la gioia del matrimonio. Terremo i nostri occhi puntati su ciò che è importante nella vita. Aiutaci a essere generosi (...), aiutaci a servire e a confortare chi soffre. Te lo chiediamo nello spirito di Gesù Cristo» . Non ci saranno alibi per l’ultimo sposo Windsor, nuovo duca di Cambridge, nuovo conte di Strathearn, nuovo barone di Carrickfergus, e per la sua consorte, ex signorina Middleton, insignita del titolo di duchessa di Cambridge, oltre che contessa e baronessa (ma non principessa), per gentile concessione della regina. Le promesse e lo spettacolo Questo non è un voto di fede. E’ un impegno etico, è il giuramento solenne che nel futuro ci saranno buone azioni, sobrietà e modestia. Il fioretto di William e di Kate. L’hanno scritta loro, questa preghiera, con le loro mani, prima di consegnarla al reverendi padri della Chiesa anglicana. E l’hanno recitata davanti a una schiera di teste coronate, di nobili, di ambasciatori, di premier e di amici intimi bardati al meglio: con vestiti giallo canarino (la regina) e con variopinti cappellini dalle forme più fantasiose ed esotiche le signore di ogni età e taglia, col vestito scuro o col tight e col cilindro per cappello, molti signori in forma smagliante e molti signori ritoccati (primo il divino David Beckham accompagnato da una spettrale e scura Victoria, in stile Morticia della famiglia Addams). E chissà, se in segreto, William nel pronunciare la bella orazione pensava a questa composita platea di eletti e «very important person» riunita sotto le volte dell’abbazia di Westminster, di fianco alle tombe di Shakespeare, Dickens, Byron, Shelley e al sarcofago di Isaac Newton. O se pensava invece ai milioni e milioni di esseri normali incollati alla televisione per godersi in diretta lo spettacolo, chi per sognare, chi per ridere, chi per curiosare. Oppure alle migliaia di fan (quanti giovani, la festa di piazza c’è stata, eccome), assiepate lungo il percorso per vedere le carrozze e urlare «Wills ti vogliamo» : il richiamo del popolo femminile. Compromesso in stile Windsor Allora, la preghiera di William e Kate è un omaggio a chi? E’ una pagina scontata della fiaba? Un’operazione di marketing reale? E’ un sentimento sincero rivelato urbi et orbi in mondovisione? E’ l’annuncio che prima o poi a Buckingham Palace arriverà «il re del popolo» che la farà finita con le parate e baderà al sodo? Spogliamoci dello snobismo politicamente corretto. Il royal wedding è stato il compromesso, in perfetto stile Windsor, di tradizione e modernità, di misura e di esagerazione, di parsimonia e di spreco, di eleganza e di volgarità, di sincerità e falsità. Gradevole e noioso. Da vedere perché capita molto raramente. Le repliche potrebbero essere indigeste. Ma è costume, è storia di una nazione. William era nell’uniforme delle Irish Guards (fanteria) di cui è colonnello onorario e portava la fascia blu dei cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera che esiste dal 1349. Il suo testimone, fratello Harry, stava nella divisa della Cavalleria, il papà Carlo in quella della Marina di cui è ammiraglio. Il nonno Filippo, novantenne il prossimo giugno, era appesantito da un filotto di medaglie che non finiva più. Il figlio di Diana D’accordo, immagini grottesche. Però, William non era soltanto la caricatura di un sovrano in pectore, un pupazzo impacciato e vittima dell’etichetta reale. No, William ha messo del suo per evitare di scivolare nelle sabbie mobili del cattivo gusto, per fare capire che in casa Windsor è cresciuto un ragazzo, una volta monello e supponente, il figlio di Diana che ha imparato dalla madre l’arte del comunicare con la gente comune. Basta poco, in fin dei conti, per calarsi nella nuova parte, più umana, meno superba e meno vanitosa: a poche ore dall’appuntamento nuziale William in maglioncino era sceso per stringere la mano a quanti lo acclamavano sotto casa, Clarence House, in barba a tutte le misure di sicurezza, poi quando la sposa è arrivata all’altare, le undici inglesi (le dodici italiane), preceduta da un «Bene, è finalmente qui» scappato all’Harry impaziente, l’ha accolta con la frase più comune, più semplice, più gettonata, più apprezzata dalle donne, «Sei bellissima» , infine quando ha incrociato il suocero, signor Middleton ha scherzato (o forse no), sorridendo: «Dovevamo fare una piccola cosa di famiglia» . Un William low profile sotto quell’uniforme, una giusta via di mezzo fra il vecchio mondo Windsor e il possibile mondo Windsor del ventunesimo secolo. E tutto sommato, in questa dimensione, un po’ kitsch per non uscire subito dal solco tracciato dai parenti più anziani, un po’ imbarazzata per via delle sue sensibilità e dei suoi ricordi, un po’ seria per l’occasione e un po’ consapevole del ruolo, della situazione, delle attese che lo circondano, William se l’è cavata. Ha retto la sfida pubblica. Il bacio e la replica «Sei felice?» gli ha chiesto Catherine scendendo dalla carrozza, la State Landau del 1902, usata nel percorso dall’abbazia a Buckingham Palace. Difficile sondare i pensieri e le emozioni di un ventinovenne, che sia ricco o povero, bello o brutto, è catapultato in mezzo a uno spettacolo del genere, che appare fuori dal tempo e che invece è del nostro tempo, carico di suggestioni, una fiaba che prima o poi finisce perché la realtà è un’altra cosa. Però, William qualcosa ha visto: affacciandosi al balcone di Buckingham Palace per il bacio (breve) con Catherine, è stato chiamato alla replica da 500 mila persone che stavano lì sotto. Per lui, per Kate e per Diana. E la regina Elisabetta, che ha naso, si è fatta da parte. Non accade mai. William non è incoronato re, ma lo vorrebbero subito sul trono. I Windsor hanno bisogno di un poderoso intervento di chirurgia estetica. Se non di altro. Non che i sudditi di sua maestà si aspettino chissà quali cambiamenti. Finale a sorpresa Qualche fuori programma li accontenta, come quello di William che, a rinfresco pomeridiano finito, salta sull’Aston Martin scoperta di papà, invita la sposa a seguirlo e insieme, con tanto di palloncini attaccati dietro, lui alla guida, se ne vanno a riprendere fiato per il loro destino, uscendo dal portone di Buckingham Palace. Se è stata studiata a tavolino, sono stati bravi. L’immagine ha un valore inestimabile. Un finale a sorpresa che neppure i più stretti conoscitori di faccende di corte avevano captato. Nozze da favola? Richard Chartres, vescovo anglicano di Londra, durante la funzione aveva sottolineato: «Ogni matrimonio è reale, tutte le spose e tutti gli sposi sono re e regine» . L’amore, se c’è, non è una esclusiva solo di William e di Catherine. Adesso, per il duca e per la duchessa di Cambridge, comincia il difficile. Fino a qui, in fin dei conti, si è trattato di preparare una festa. C’è da onorare la promessa contenuta nella preghiera: «Terremo i nostri occhi puntati su ciò che è importante nella vita» . E non è di sicuro l’Ordine della Giarrettiera, per quanto sia una simpatica tavolata di cavalieri e dame. Fabio Cavalera