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 2011  aprile 26 Martedì calendario

DALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE DANNI PER 45 MILIARDI DI DOLLARI

Il conto del terremoto giapponese arriva al mercato assicurativo. Le trimestrali delle principali compagnie internazionali iniziano ad incorporare gli effetti della catastrofe naturale che si è abbattuta sul paese asiatico l’11 marzo scorso causando danni economici tra i 200 ed i 300 miliardi di dollari e più di 12mila vittime accertate. Munich re, il maggiore riassicuratore mondiale, ha appena annunciato risarcimenti record di 2,7 miliardi di euro nel primo trimestre dell’anno dei quali 1,5 relativi al Giappone e 1,1 miliardi a precedenti eventi che hanno funestato la Nuova Zelanda e l’Australia. Nei giorni precedenti anche Swiss Re aveva comunicato le sue perdite (1,2 miliardi di dollari).

Nel totale del mercato le stime dei costi assicurativi del terremoto e del successivo tsunami variano dai 20 ai 45 miliardi di dollari e ne fanno il secondo maggiore disastro nella storia della industria dopo l’uragano Katrina del 2005 (72 miliardi di dollari). Nonostante l’entità si tratta comunque di un salasso a suo modo modesto in rapporto alla dimensione della complessiva della catastrofe. Per Katrina poco meno del 50% dei danni economici complessivi (all’incirca 150 miliardi di dollari) fu a carico delle compagnie mentre per le recenti catastrofi la stessa percentuale si colloca tra il 10-15 per cento.

Il fatto è che il Giappone ha istituito da anni un sistema misto pubblico-privato per coprire i rischi di simili eventi. Un pool di assicuratori - il principale contributore è una struttura mutualistica chiamata Zenkyoren – copre i rischi terremoto sulle abitazioni e, inoltre, lo stato interviene per calamità che superano una determinata esposizione totale. Il risultato - ha osservato Robert Hartwig, presidente dell’Insurance Information Institute di New York – è stato che gli eventi di marzo hanno avuto un limitato effetto sulle compagnie primarie internazionali mentre hanno soprattutto colpito alcuni assicuratori locali ed i grandi riassicuratori. Tra i diversi segmenti del mercato assicurativo il più colpito è stato quello dell’edilizia residenziale (danni tra i 10 ed i 22 miliardi di dollari) seguito dal ramo della proprietà industriali (5-11 miliardi), le assicurazioni vita (3-4,9 miliardi), marittime (1,1-1,5 miliardi), auto (0,2-0,7 miliardi), assicurazioni internazionali (1,5-5 miliardi).

Tra le problematiche che le recenti catastrofi hanno fatto emergere – ha sottolineato la società di consulenza Towers Watson – c’è la necessità di più precisa quantificazione dei rischi collegati ad uno tsunami (come quello manifestatosi dopo il terremoto) ed alla copertura del blocco delle attività produttive, un rischio ancora poco assicurato in Giappone.

Il terremoto, infine, ha avuto un effetto circoscritto sul mercato dei cat bond, le obbligazioni con le quali rischi assicurativi vengono trasferiti ai mercati finanziari. Delle 11 emissioni che avevano come sottostante il rischio terremoto in Giappone, soltanto per quella emessa di Muteki ltd (300 milioni di dollari relativi a rischi ceduti da Munich Re) è scattata la condizione che comporterà perdite per i suoi sottoscrittori. «Il terremoto in Giappone - spiega Trevor Jones product specialist di Nephila (gruppo Man), società specializzata nelle insurance linked securities (Ils) – conferma l’importanza dei cat bond e dei trattati riassicurativi per trasferire il rischio di eventi catastrofali. Attualmente i cat bond rappresentano il 10% del mercato nozionale dei rischi catastrofali, il resto è gestito dal mercato tradizionale». Ma ora lo scenario è favorevole a nuove emissioni. «Il rischio di eventi catastrofici - spiega ancora Jones – risulta molto conveniente a fronte dell’ampliamento dei differenziali di rischio di varie esposizioni in tutto il mondo proprio sulla scia del recente terremoto».