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 2011  aprile 26 Martedì calendario

Bollywood-Cannes una storia d’amore - Un tripudio di colori, un torrente di musica, una scossa di impeto vitale

Bollywood-Cannes una storia d’amore - Un tripudio di colori, un torrente di musica, una scossa di impeto vitale. Il tutto elevato all’ennesima potenza perché, in The greatest love story ever told , non c’è l’energia di un solo film, ma quella di tante pellicole, le più belle, le più significative, che hanno contribuito a fare grande Bollywood. Il prossimo Festival di Cannes (11-22 maggio) annuncia la presentazione di un film di montaggio che riunisce i momenti migliori della cinematografia «che ha contribuito a fondare l’identità indiana nel mondo e a fare di Bombay una delle più importanti capitali della storia del cinema». L’idea dell’opera risale all’anno scorso e si deve al regista Shekar Kapoor (quello dello splendido Elizabeth ) che, durante l’esperienza di giurato al Festival, aveva pensato a un omaggio al cinema del suo Paese: «Lo amiamo. Lo odiamo. Lo vediamo come qualcosa di antiquato. Lo riteniamo troppo moderno. Abbiamo bisogno di respirarlo per sentirci vivi. Qualcuno sostiene che sia l’unica cultura che riunisce l’India, che fornisce un’identità comune a 25 milioni di indiani che hanno abbandonato il loro Paese, ma anche dopo tre generazioni vi sono ancora legatissimi. Questo è Bollywood». Insieme ad altri due registi, l’indiano Rakeysh Omprakash Mehra e l’americano Jeff Zimbalist, Kapoor ha sintetizzato in 81 minuti l’epopea di questo particolare genere cinematografico, musical che non scimmiotta lo stile americano, ma ne impone uno diverso e originale, sospeso tra fiaba, tradizione, commedia, fotoromanzo. Un mix irresistibile, rilanciato anche dal successo di The Millionaire (otto Oscar) che citava Bollywood nella coreografia finale, cliccata a più non posso su Internet. Era già successo che il Festival di Cannes ospitasse pellicole Bollywood, ma la «montée des marches», massima esibizione divistica del cinema internazionale, dedicata a The greatest love story ever told significherà, per quell’industria e per le sue stelle, la vera consacrazione. Finora, sulla scalinata del Palais, il compito di rappresentare il fascino indiano era stato affidato alla testimonial Oreal Aishwarya Rai Bachchan, ospite fissa dal 2002, ai tempi del kolossal Devdas , diretto da Sanjay Leela Bhansali. Quest’anno l’attrice 37enne sarà accompagnata dalla protagonista di The Millionaire Frieda Pinto, da Mallika Sherawat, e da Sonam Kapoor, rampolla di una delle più importanti famiglie bollywwodiane. Aishwarya sarà presente per l’inaugurazione e per la chiusura: «Gli altri Paesi hanno sempre avuto più di una portavoce a Cannes, sono felice che finalmente anche l’India riceva lo stesso trattamento». Frieda Pinto è eccitatissima: «Andare a Cannes è il sogno di tutti gli attori». E lo stesso vale per Mallika Sherawat che sulla Croisette è già stata 3 volte e ora ci torna con Love, Barack , in cui è una convinta supporter del presidente Usa. Il grande rilancio bollywoodiano ha naturalmente radici economiche, l’immensa platea indiana fa gola all’industria americana in crisi d’idee e gli accordi con un cinema fiorente sono sempre salutari. Non è la prima volta che una rassegna internazionale dedica una giornata al fenomeno, basta pensare all’ultimo Festival di Roma che ha ospitato il superdivo Shahrukh Khan con Il mio nome è Khan : «Siamo l’unico Paese sopravvissuto all’invasione di Hollywood - aveva detto l’attore accolto nella capitale da folle di connazionali entusiasti -, e questo perché abbiamo la fortuna di avere uno star system. Da noi le star sono praticamente solo attori, non abbiamo divi del rock o dello sport, e poi i nostri film raccontano storie semplici, vere, anche se messe in scena attraverso canti e balli. Infine c’è la forza della cultura e della filosofia indiane, diffuse ovunque e capaci di contagiare tutti, anche blockbuster come Avatar ».