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 2011  aprile 26 Martedì calendario

Il principe che reinventerà la monarchia - Il principe. Quando William Mountbatten Windsor venne alla luce alle 21

Il principe che reinventerà la monarchia - Il principe. Quando William Mountbatten Windsor venne alla luce alle 21.03 del 21 giugno del 1982, il suo primo vagito fu accompagnato da una triplice scarica a salve dei cannoni reali. Le campane dell’Abbazia di Westminster - dove tra quattro giorni giurerà amore eterno a Kate Middleton - suonarono all’impazzata. Carlo d’Inghilterra stappò in solitudine una bottiglia di champagne. L’erede al trono, il bambino che avrebbe insidiato la sua corona, era nato. Il Regno Unito era in festa e la cornice cinematografica lasciava presagire una vita da favola. Finzioni. Era l’inizio di una storia carica di infelicità che solo l’arrivo di una ragazza del popolo, una commoner, avrebbe riportato su binari meno sgradevoli. La madre, Lady Diana Spencer, raccontò di aver vissuto quel momento come il primo veramente sereno dal giorno del suo matrimonio, avvenuto circa un anno prima. Lei e Carlo non si sopportavano più e certamente non si erano mai amati. Carlo era innamorato di un’altra donna, Camilla Parker Bowles, e Diana, che si era presentata vergine all’altare dopo una conoscenza diretta durata appena 21 giorni, aveva rischiato la pazzia una volta che il principe di Galles aveva chiarito la questione con una franchezza tanto disinvolta da diventare offensiva. «Non sei tu la mia donna». «Sei solo una bestia», aveva gridato lei. Le liti dei genitori Nei cinque anni successivi avrebbe cercato di togliersi la vita in più occasioni, tagliandosi i polsi con un rasoio o sfondando una vetrinetta con una testata volontaria. Le scenate nei silenziosi saloni regali erano quotidiane. E William era spesso presente. Come reagiva? Con rabbia. Gridava. E voleva picchiare tutti. Era così aggressivo che la madre lo aveva ribattezzato «wombat», come il marsupiale australiano. Accompagnato a scuola dalle guardie del corpo, il piccolo aveva rapporti difficili con i compagni. A cinque anni li minacciava. «O fate come dico io o vi faccio sparare dai miei bodyguard», era la frase che usava più spesso, alternandola con la più spettacolare: «Dammi retta o ti faccio rinchiudere nella torre». Una volta chiese la mano di una ragazzina, spiegandole che di fronte a un rifiuto l’avrebbe fatta arrestare. Se i suoi genitori erano perennemente in tensione, perché lui avrebbe dovuto essere diverso? Le cose cambiarono quando compì sette anni. Una tata gli fece notare che anche gli altri bambini soffrivano, esattamente come lui. Il principe ebbe un clic. Il giornalista e saggista Christopher Andersen, nella biografia «William e Kate, una storia d’amore regale», racconta che secondo lady Elsa Bowker, amica intima di Diana, «William sentiva all’improvviso sulle spalle tutto il peso del mondo». Era cresciuto. Ma con un’ombra incancellabile. Le liti in casa continuavano sempre più dure. E quando Lady D si chiudeva in bagno, il figlio le passava i fazzolettini di carta sotto la porta. «Dai mamma, non fare così». Il rapporto con Diana divenne talmente forte che Lady D, adorata in ogni angolo del pianeta, ma disprezzata in casa («I dignitari della regina sono convinti che io sia una squilibrata. E le pazze si buttano via») decise di trasformarlo nel proprio confidente, convinta che fosse bello scambiarsi i dolori rendendoli famigliari. William, che pure aveva un buon rapporto anche con il padre, decise di stare sempre al suo fianco e prese sotto la sua ala anche il fratello Harry, nato, secondo i velenosi tabloid, dalla relazione extraconiugale della principessa con il capitano James Hewitt. Cattiverie? Probabilmente. Ma la predilezione di Carlo per il primogenito è sempre stata aperta. Con la morte di Diana, avvenuta il 31 agosto del 1997 a Parigi, le insicurezze di William - che allora aveva 15 anni - si sono fuse con una disperata ricerca di un difficile equilibrio privato. La sua diffidenza nei confronti della stampa è diventata astio. «Sono i cani da caccia dell’inferno, è colpa loro se mamma non c’è più». Per questo ora protegge Kate quasi fisicamente. Le ferite non gli hanno mai impedito di avere una vita sociale ricca, come se avesse scientificamente deciso di andare in una direzione opposta al proprio stato d’animo. Sportivo eccelso, 1,90 d’altezza (un centimetro in più del sovrano più alto d’Inghilterra, Enrico VII), William, oggi stempiato ventinovenne, pilota della Raf deciso a servire il suo Paese in Afghanistan, non si è fatto mancare nessuna esperienza. Grandi party, piccoli scandali, amici cocainomani, battute di caccia e continue opere di beneficenza, proprio come la madre. L’Inghilterra gli vuole bene. Ha un viso pulito. Ed è serio. Apparentemente sincero. L’universo femminile poi lo ha sempre adorato e la sua splendida ex fiamma Jecca Craig, è ancora oggi un fantasma insidioso per Kate Middleton quanto l’ombra di Lady D. Ma la commoner Catherine ha le unghie affilate. Quando William decise di frequentare l’Università di St. Andrews, le iscrizioni si impennarono del 44%. Nove domande su dieci erano di ragazze. Una, non a caso, della futura moglie. «E’ stata la mamma a convincermi». Dopo dieci anni da fidanzati hanno deciso di fare il grande passo. Come se dovessero solo togliersi un po’ di polvere di dosso per cominciare a vivere.