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 2011  aprile 26 Martedì calendario

CHI DECIDE IL FUTURO DELLA RUSSIA

Gli esperti politici di Mosca sono unanimi. A meno di un anno dalle prossime elezioni presidenziali in Russia vi è una crescente spaccatura tra il potente primo ministro Vladimir Putin e l’uomo da lui scelto come suo successore tre anni fa, il presidente Dmitry Medvedev.

Ogni dichiarazione pubblica dei due uomini viene accuratamente analizzata cercando la prova della crescente tensione che molti credono stia montando attorno al thriller politico che tiene la Russia con il fiato sospeso: chi sarà il prossimo Presidente del Paese. Prima Putin ha liquidato i bombardamenti sulla Libia da parte dell’Occidente come una crociata.
Medvedev, senza menzionare il premier, ha subito criticato l’uso del termine «crociata». Poi il Presidente ha chiesto di porre fine immediatamente alla pratica consolidata di nominare personaggi di spicco del Cremlino e del governo nei consigli di amministrazione delle più grandi società energetiche statali russe. Dato che si riferiva ad alcune delle persone più vicine a Putin, i guru politici moscoviti hanno iniziato ad ansimare per l’eccitazione. «E’ guerra», ha concluso uno di loro.

Infine, solo pochi giorni fa, Medvedev ha annunciato che la decisione sulla presidenza a lui o a Putin dovrebbe essere presa presto, dato che rimane poco tempo. In quello che molti hanno interpretato come un rimprovero, il premier il giorno dopo ha detto che tutti questi discorsi sono prematuri e controproducenti.

Semplice perciò. Secondo molti la più grande notizia dalla Russia è che la relazione tra i due leader del Paese, il mentore e il principe ereditario, si sta guastando nel confronto su chi dovrebbe prendere il timone.

Io resto profondamente scettico. Non vi è dubbio che le élite politiche del Paese stiano attendendo con ansia di sapere chi sarà il loro prossimo Presidente. L’incertezza non fa bene agli affari. E certo c’è molta tensione tra le squadre dei due leader - perché entrambe ritengono che il loro boss sia il numero uno. Sarebbe anche comprensibile che Medvedev, il quale deve il suo ruolo di Presidente a Putin, provasse un senso di rivalità verso il suo mentore, nel suo intimo almeno. Più a lungo rimane al potere e più si sente legittimato, sicuro di sé e pronto ad affrancarsi dall’ombra di Putin.

Sono anche certo che Medvedev vuole disperatamente avere un secondo mandato. E il Presidente è sinceramente convinto di essere l’uomo capace di rendere la Russia più liberale, democratica e meno corrotta. Ma tutto questo non cambia un fatto molto semplice. Dicono che la Russia sia follemente complessa da capire o, come disse Winston Churchill, «la Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma». Non è così. Solo un uomo ha l’ultima parola su chi sarà il Presidente della Russia, Vladimir Putin. Il premier e il Presidente possono avere le loro differenze, ma si rispettano profondamente. Come Putin ha detto in molte occasioni, lui e Medvedev discuteranno insieme la candidatura del marzo 2012. Certo che sì. Il Presidente non è un fantoccio del primo ministro. Ma alla resa dei conti Putin ha l’ultima parola. Medvedev vuole avere un secondo mandato, ma se il suo mentore gli chiede di rinunciare - non importa quanto a malincuore Medvedev si farà da parte. Per contro, se Putin vuole candidarsi per un nuovo, terzo mandato, lo farà anche se Medvedev si oppone alla sua decisione. Putin farà del suo meglio per salvaguardare il suo rapporto con l’uomo che ha fatto Presidente e cercherà anche di ricompensarlo con un ruolo di potere, ma la realtà della Russia di oggi è che nessuno può impedire a Putin di diventare Presidente, se questo è ciò che vuole, mentre un uomo può fermare la ricandidatura di Medvedev.

Mentre le élite del potere russo e i clan aziendali sono tenuti in sospeso, è lecito ritenere che Putin debba ancora decidersi e non mancherà di tenere tutti sul chi vive, forse per ancora alcuni mesi. La maggior parte di quelli che ora stanno al potere sono sicuri che ritornerà a fare il Presidente. Altri dicono che manterrà il tandem attualmente in vigore. Alcuni addirittura parlano di una competizione tra i due o di un terzo candidato a sorpresa. E gli elettori? Beh, sì, voteranno, ma come ha detto sarcasticamente un commentatore: «Al momento non so chi sia il candidato, ma conosco il nome dell’elettore che deciderà l’esito delle elezioni: Putin». Tuttavia, il marzo del 2012 potrebbe essere un importante punto di svolta per la Russia, soprattutto se Putin e Medvedev decidessero di mantenere le cose come sono ora, con il primo come premier e il secondo come Presidente.

In seguito a una modifica costituzionale, il prossimo Presidente della Russia resterà in carica per sei anni, non per quattro come in passato. Se Putin non dovesse candidarsi le élite del Paese lo prenderebbero come il segnale del suo futuro, progressivo ritiro a un ruolo di secondo piano, dando così via libera al suo protetto per governare senza il peso della sua ombra. Con sei anni davanti a sé Medvedev, che finora ha promesso molto ma fatto poco, potrebbe consolidare in modo significativo il suo potere e diventare il vero leader della Russia. Recentemente, c’è stato modo di intravedere la natura del rapporto Putin-Medvedev quando il primo ministro ha collaudato il prototipo della prima auto russa a basso impatto ambientale. In posa per i media ha guidato l’auto dalla sua dacia a quella di Medvedev - i due leader sono vicini di casa - e ha dato un passaggio al Presidente. Spettacolo abbastanza innocuo, si potrebbe pensare. Non l’hanno presa così però i consulenti d’immagine del Presidente. I quali hanno subito intimato a tutti i canali della tv di Stato di non mostrare riprese di Putin al volante mentre porta in giro il passeggero Medvedev. Chiaramente, secondo loro era un’immagine troppo simbolica. E così non si è vista al telegiornale della sera.

Immagino che lo staff del Presidente sarà molto meno suscettibile a proposito del tandem di leader russi se, quando finalmente arriverà l’annuncio, Medvedev sarà incoronato come prossimo Presidente del Paese.