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 2011  aprile 26 Martedì calendario

BIOGRAFIE ILLUSTRI IN SESSANTA RIGHE

Sessantuno ritratti di italiani che sono un po’ anche anti italiani perché hanno pochi dei vizi tradizionali della nostra gente e molte delle sue virtù, compresa quella di tenersi lontani dalle luci della ribalta. Vite appartate e in molti casi volutamente non famose ma che incrociano i temi della contemporaneità, dallo scontro fra magistratura e politica all’immagine del corpo femminile in tv. Raccontate ogni settimana sulla «Stampa» da Chiara Beria di Argentine nella rubrica Di profilo (tra ottobre 2009 e dicembre 2010) e ora raccolte in libro con lo stesso titolo da Mondadori (pp. 180, € 18,50). Una sfida, suggerita dal direttore Mario Calabresi, quella di raccontare vite straordinarie, un po’ alla maniera di Georges Gurdjieff, in uno spazio così esiguo: ma Chiara Beria, giornalista di lungo corso, ce l’ha fatta, forte del severo apprendistato nel «Panorama» di Lamberto Sechi nei secondi anni Settanta. E dunque se sessanta righe vi sembran poche, leggete di Guido Calabresi, illustre giurista per anni preside alla Yale Law School, ora professore emerito con 40 lauree honoris causa, che a sette anni dovette lasciare l’Italia con il padre Massimo, e la madre Bianca Finzi-Contini, ebrei antifascisti vicini a Giustizia e Libertà. Ma, incurante della sua vita tutta da raccontare, a domanda di Beria («Quando, professore, scriverà della sua eccezionale avventura?» ) risponde: «È quello che vorrebbero a Yale. Ma ho qualche dubbio, temo gli esibizionismi» . Altrettanto distaccato nei confronti dei suoi talenti Camillo Ricordi, maggior esperto mondiale di trapianto delle cellule produttrici di insulina, ma anche primo della famiglia dopo sette generazioni a non occuparsi di musica, che racconta di come anni fa in Austria, al suo primo congresso, un professore gli disse: «Dottor Ricordi, è inutile che si dia così da fare. Tanto il suo nome resterà per sempre legato alla musica, non al diabete» . Altrettanto lontane dagli affanni della ribalta vengono descritte manager come Gina Nieri, la sola donna con Marina Berlusconi ai vertici dell’impero berlusconiano, ma «un tipo assai diverso da un certo genere femminil berlusconiano» , o Raffaella Leone, personaggio ombra di «uno tosto» come Paolo Scaroni all’Eni, e lady riservata che minimizza sulle gelosie, magari femminili, che potrebbe suscitare: «Figuriamoci — dice a Chiara —. Comunque, mi creda, i maschi sono infinitamente più invidiosi delle donne» . Una galleria di imprenditori, di scienziati, di grandi borghesi, ma anche di persone che con orgoglio fanno il proprio mestiere, o l’hanno fatto: c’è anche un ritratto di papà Adolfo Beria di Argentine, partigiano e magistrato, con il racconto delle lettere che scriveva alla figlia cronista dove si alternavano lodi e rimproveri. Una sfilata di personaggi meno convenzionali che porta Chiara Beria ad azzardare un’ipotesi e a supporre che forse, a dispetto di quanto si è scritto sul declino della borghesia lombarda, alcune storie svelino un Nord meno becero di quello che appare: «Sei stata poco "cafonal"e troppo buonista, direbbe l’amico Roberto D’Agostino. Pazienza. Detesto far "tendenza"; non essere alla "moda dei tempi"mi rende assai lieta» conclude Beria di Argentine. E chissà che nell’ansia di non essere alla moda non abbia individuato un inizio di inversione di tendenza. Perché prima o poi, si sa, il pendolo della storia inverte il suo moto.
Maria Luisa Agnese