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 2011  aprile 26 Martedì calendario

SOLO BRINDISI E TARTINE PER IL BANCHETTO REALE —

Tutti a stecchetto. E tutti in piedi. In modo che il ricevimento finisca presto. Novanta minuti. Senza stress per i festeggiati. E senza stress per 650 invitati. Qualche tartina, un brindisi veloce, due chiacchiere e via a riposarsi. Kate e William badano al sodo. Che sia per non urtare la suscettibilità dei sudditi di sua maestà, curiosi della festa ma poco indulgenti con gli sprechi eccessivi, o che sia per altre ragioni (pare che le cucine di Buckingham Palace un pasto per centinaia di persone sedute non siano in grado di sostenerlo), comunque i due sposi non hanno intenzione di dilungarsi in libagioni e conversazioni diurne: alla sera devono sostenere il secondo round offerto dal principe di Galles, papà e suocero Carlo, e di presentarsi alle danze affaticati e con lo stomaco pieno non ne hanno la benché minima intenzione. Così hanno tifato per uno di quei protocolli reale che prevede, nelle grandi occasioni, il banchetto «leggero» . È già stato sperimentato e funziona. Niente attese al tavolo, che sono lunghe, noiose e snervanti. Il «timing» del 29 aprile è pronto. Alle 10.10 William uscirà da Clarence House, la residenza di Carlo sul Mall, per portarsi all’abbazia di Westminster, e trentuno minuti dopo (alle 10.51) Kate lascerà con il papà l’albergo Goring a Belgravia, la suite prescelta per l’ultima sera da nubile con la famiglia, e raggiungerà l’abbazia di Westminster dove alle 11 comincerà la funzione. Alle 12.15 la coppia salirà in carrozza e si porterà a Buckingham Palace. E qui alle 13.25, la regina, i Windsor e i Middleton si concederanno alla folla dal balcone per la foto col bacio. Voleranno sulla loro testa sette aerei della Raf, fra i quali uno Spitfire, un Lancaster e un Hurricane rimasti dalla Battaglia d’Inghilterra nella seconda guerra mondiale. Tanti saluti e finalmente, nel giardino se il tempo sarà clemente, il via al banchetto con le teste coronate di mezzo mondo. Dagli sceicchi arabi (nessuno dal Bahrein che ha schiacciato le rivolte per la democrazia) ai principi del Lesotho, dai Grimaldi di Monaco alla regina Sofia di Spagna, dal re e la regina di Norvegia (Harald V e Sofia) a Costantino di Grecia. Con loro un po’ di primi ministri del Commonwealth (Australia e Nuova Zelanda), gli ambasciatori, gente dello spettacolo (l’immancabile Elton John, Rowan Atkinson, Guy Ritchie, l’ex marito di Madonna, il fotografo Mario Testino), sportivi (i Beckham e Ian Thorpe, l’australiano cinque volte oro del nuoto alle Olimpiadi). Una compagnia dai mille colori. Nessuno avrà di che preoccuparsi per la linea, mal che vada c’è, vicino, l’Albert Pub. L’uscita è prevista alle 15. Il menu è ancora top secret. Ma lo chef Darren McGrady, che ha già servito a Buckingham Palace in occasione del «wedding breakfast» di Andrea con Sarah Ferguson prima di trasferirsi con Lady Diana a Kensington Palace, è pronto a scommettere che ci saranno stuzzichini a base di salmone e patè, nonché polpettine («sempre popolari a Palazzo» ) e crepes alle erbe. Diecimila canapè (mediamente una quindicina per ospite, e non sarebbe poco, benché la consuetudine ne suggerisca sette o otto al massimo). Champagne e limonata con «epsom salt» , magnesio che riduce la pressione sanguigna («bevanda che non manca mai nei pranzi delle loro altezze reali» ). E la sera, fra un ballo e l’altro? Be’, lì (inviti ridotti della metà, 300 intimi), pare che Carlo si sia affidato al catering di Anton Mosimann, ristoratore svizzero di prestigio in Belgrave Square. Tre portate. Forse, arriverà uno dei piatti preferiti di William: carne di manzo tritata con condimento piccante, purè e formaggio fuso. Giusto un assaggio. Insomma, un royal wedding, culinariamente parlando, di profilo abbastanza contenuto: ciò che conta del resto è la qualità e non la quantità. Con buona pace dei tradizionalisti che ricordano Enrico VIII e le sue mirabolanti tavolate con arrosti, tacchini, fagiani e pesce, accompagnati da vini rossi di Toscana, vernaccia e malvasia. Non è tempo di ingordigie del genere. Meglio una sana dieta. Anche se qualcuno rischia di rimanerci male. Come Dimitri, il Principe di Jugoslavia (oggi solo di Serbia): «È davvero strana questa storia del ricevimento in piedi, a tutti i matrimoni reali ai quali ho partecipato hanno sempre servito il miglior pranzo possibile» . Lui, Dimitri, non digerisce gli stuzzichini: per fortuna, non è fra gli invitati.
Fabio Cavalera