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 2011  aprile 26 Martedì calendario

VENTI AEREI COLPIRANNO I CARRI ARMATI DEL RAIS —

Stavolta si fa sul serio. Dopo un mese di attacchi sterili da parte della coalizione, l’Italia ha deciso di autorizzare quello che finora era considerato un tabù, e cioè il bombardamento sul suolo libico. Obiettivi da colpire saranno soprattutto le batterie antiaereo di Gheddafi. Ma anche basi e schieramenti di carri armati libici che si accaniscono contro la popolazione civile a Misurata, ad Ajdabiya e in altre città ribelli. All’inizio delle operazioni l’Italia aveva messo a disposizione della coalizione otto velivoli, quattro Tornado e quattro F16 ai quali però non era permesso di sganciare ordigni esplosivi. Ora il numero dei velivoli che potranno essere schierati sale a circa 20. Sono messi a disposizione del comando della Nato, che potrà richiederne l’impiego a partire da subito. Sono Eurofighter, Tornado ed F16 schierati a Trapani, ma anche Amx che appartengono alla base di Amendola in Puglia. Alle operazioni aeree potranno partecipare inoltre i sei Harrier AV8 B Plus a decollo verticale che stazionano sulla portaerei Garibaldi che si muove nelle acque del Canale di Sicilia. Gli Harrier furono già impiegati negli attacchi contro i talebani in Afghanistan nel 2001 e nel 2002. L’eliminazione delle minacce a terra è fondamentale per consentire ai jet alleati di volare in sicurezza. Tecnicamente si chiama Sead, Suppression of enemy air defence, vale a dire neutralizzazione delle capacità aeree del nemico. E’ un tipo di attività in cui l’Aeronautica italiana è specializzata, per questo il comando della Nato ha insistito molto perché i nostri jet partecipassero agli attacchi. Per questo tipo di intervento vengono utilizzati i Tornado sui quali sono montati missili anti-radiazione Harm a guida laser. Succede questo. Quando a terra sta per entrare in azione una batteria antiaerea si dice in gergo che la batteria accende, e quindi emette delle radiazioni le quali vengono captate dagli strumenti del Tornado. La risposta dell’aereo è immediata. Partono missili che vanno a colpire la batteria e la distruggono. I missili Harm sono teleguidati, grazie alla strumentazione di cui il Tornado è dotato, e cioè sistemi d’attacco a guida laser e sistemi a guida Gps. L’attacco può essere condotto anche con caccia Amx. In ogni caso, sia che si vada sull’obiettivo con i Tornado o con gli Amx, i jet destinati a colpire sono accompagnati da caccia F16 in funzione di copertura. Gli F16 devono garantire la sicurezza degli altri velivoli e proteggerli da eventuali attacchi di aerei nemici che violassero la no fly zone. C’è un’altra capacità operativa dei Tornado che probabilmente verrà utilizzata. Si chiama tecnicamente stand-off, consiste nell’individuazione di un obiettivo e conseguente attacco portato, però, da lunga distanza, senza arrivare a ridosso della posizione nemica, si tratta di un lancio in tutta sicurezza definito storm shadow, che letteralmente sarebbe attacco sferrato nell’ombra. Questo permette di evitare voli a bassa quota che potrebbero costituire un grosso pericolo per i velivoli, i quali sarebbero esposti agli attacchi dei lanciamissili antiaerei portatili. Dicevamo che la Nato potrebbe decidere di chiedere anche l’intervento degli Harrier AV8 B Plus che si trovano sulla portaerei Garibaldi. Sono velivoli in grado di neutralizzare eventuali attacchi aerei nemici, di colpire obiettivi a terra e di svolgere un ruolo fondamentale nella difesa antinave. In base alle missioni da compiere, possono montare missili aria-aria Sidewinder, missili a medio raggio Amraam oppure missili aria-terra Maverick. Dall’inizio del conflitto libico le attività dell’Aeronautica italiana si sono limitate a voli di ricognizione e di appoggio ai jet della coalizione. Gli Eurofighter partiti dalla base di Trapani sono stati i più attivi e hanno compiuto 200 missioni, i Tornado sono stati impiegati in 150 occasioni, mentre per 40 volte si sono levati in volo gli F16. Ora i capi militari della Nato potranno tirare un sospiro di sollievo. Dopo un mese di attacchi infruttuosi contro le forze del Raìs di Tripoli, gli armamenti delle aeronautiche europee erano, per quanto possa sembrare incredibile, quasi esauriti. Bombe e missili italiani dovranno sopperire alla carenza di materiale d’attacco di Francia, Gran Bretagna e altri partner.
Marco Nese