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 2011  aprile 26 Martedì calendario

NONNO SADIQ E NIPOTI A GUANTANAMO

Memorandum del 27 settembre 2002. Nome del soggetto: Mohammed Sadiq. Nazionalità: afghana. Anno di nascita: 1913 (89 anni). Condizioni fisiche: cancro alla prostata, grave depressione, demenza senile, osteoartrite. Dove sta e cosa fa Mohammed Sadiq nel settembre del 2002? Non sta in ospedale, come dovrebbe. Invece sta rinchiuso in una cella di Guantanamo e indossa la tuta arancione dei detenuti.
Memorandum del 23 agosto 2003. Nome del soggetto: Naqibullah. Nazionalità: pakistana. Anno di nascita: 1988 (15 anni). Condizioni fisiche: buone, ma segni di latente tubercolosi curabile. Dove si trova questo quindicenne nell’agosto del 2003? Anche lui a Guantanamo, rinchiuso in cella dal oltre otto mesi.
Due esempi di tutto quello che avreste voluto sapere sulla prigione di Guantanamo e non avete mai osato chiedere. Fatti e misfatti del centro di detenzione più famigerato del mondo. Storie dal carcere che Barack Obama, nonostante le promesse, non è ancora riuscito a chiudere. I documenti vengono resi pubblici il giorno dopo Pasqua dal New York Times, dalla National Public Radio e dal Guardian. Ma in queste rivelazioni c’è lo zampino di Wikileaks, anche se il quotidiano di New York assicura di essersi basato su altre fonti. «In migliaia di pagine di documenti dal 2002 al 2008 mai visti prima dal pubblico e dai media - precisa in un comunicato il sito di Assange - sono descritti nel dettaglio i casi della maggior parte dei prigionieri detenuti a Guantanamo, 758 su un totale di 779, all’interno dei memoranda inviati dalla Joint task force della baia di Guantanamo al Us Spothern Command di Miami, in Florida».
A Washington la lettura dei giornali manda la colazione di traverso a molti uomini dell’amministrazione Obama e al Pentagono non la prendono bene. «Naturalmente - dice un portavoce, avremmo preferito che delle informazioni riservate non diventassero di pubblico dominio, perché questo potrebbe danneggiare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti».
ai files emergono storie di detenuti innocenti rinchiusi per mesi nel centro di detenzione. Tra loro anche le storie del vecchio Mohammed Sadiq e del giovane Naqibullah, per i quali, in seguito, si chiedeva la scarcerazione. Nella casa di Sadiq, in un villaggio dell’Afganistan, gli americani avevano trovato dei numeri di telefono sospetti. Portato a Guantanamo in quello che probabilmente è stato il primo viaggio aereo della sua vita, l’ottuagenario è stato interrogato per sei settimane. Alla fine degli interrogatori non è emerso alcun legame con al-Qaida, l’uomo non rappresentava una minaccia per gli Stati Uniti, ma prima del rimpatrio sono trascorsi altri quattro mesi.
Il giovane Naqibullah, invece, aveva la colpa di essere stato trovato con un fucile in mano al momento dell’arresto. Glielo avevano dato i talebani che lo avevano rapito, portandolo via dal villaggio dove viveva con la famiglia. Il ragazzo era una vittima della violenza e dopo mesi di detenzione e interrogatori finalmente i suoi carcerieri si sono resi conto che non costituiva un pericolo per la sicurezza nazionale. Anche per il quindicenne, così, è arrivata la liberazione.
I file resi noti ieri elencano una serie di altri misfatti. Almeno un centinaio fra i detenuti passati da Guantanamo hanno sofferto di sindromi depressive o malattie psichiatriche. Molti di loro hanno tentato il suicidio o fatto lo sciopero della fame. Diversi detenuti di nazionalità britannica sono stati detenuti per anni nonostante fosse emersa la loro estraneità ai gruppi terroristici. In molti casi, inoltre, le autorità americane hanno giudicato attendibili le dichiarazioni che alcuni detenuti avevano reso mentre erano vittime di torture o maltrattamenti. E quale poteva essere un segno di riconoscimento per i potenziali terroristi? Un orologio da polso di marca Casio, di solito consegnato a chi frequentava i corsi per la fabbricazione di esplosivi organizzati da al-Qaeda in Afghanistan.
La prigione di Guantanamo fu messa in piedi nel 2002, per rinchiudere presunti nemici catturati in afghanistan e poi in Iraq. Non appena insediato alla Casa Bianca, Barack Obama promise di chiudere il centro di detenzione entro un anno. Ai primi di marzo 2011, il presidente ha firmato un ordine esecutivo che autorizza nuovi processi militari a Guantanamo, concludendo così la sua retromarcia. Oggi nel carcere dell’enclave statunitense a Cuba sono rinchiusi 172 detenuti.