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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

A CUCCIA PER SEMPRE

Avevamo una speranza segreta: incontrare Brigitte Bardot. Oscurata da un paio d’occhialoni neri. In lacrime e scortata da una muta di cani fedeli. Invece a pulire le tombe del più antico cimitero per animali al mondo non c’erano vedettes animaliste ma solo anonimi "parenti" venuti a salutare i loro "cari estinti". Gente qualunque in una domenica qualunque, arrivata sulle rive della Senna con il proprio carico di ricordi e affetti, con mazza di fiori. Gente che percorre in rispettoso silenzio i vialetti ombrosi di questo magnifico gioiellino Art nouveau tra nugoli di gatti, vivi, che riposano, placidi e sornioni, sulle lapidi dei loro antenati.
II Cimetière pour anìmaux di Asnières, cittadina della banlieue parigina amata, quando era ancora un ameno borgo di campagna, da pittori come Van Gogh e Seurat è un’oasi di quiete, semisconosciuta ai più. Eppure la sua storia è affascinante e la sua struttura ha poco da invidiare ai Pére Lachaise il cimitero parigino per umani, segnalato da tutte le guide turistiche. A costruirlo fu uno degli architetti più in voga di fine Ottocento: Eugène Petit. I padrini furono invece l’avvocato Georges Harmois e Marguerite Durand, accesa militante femminista, direttrice del giornale La Fronde in lotta per i diritti delle categorie sfruttate: donne, in primo luogo. Ma anche animali. A quattro, due zampe, con le ali o gli artigli (nella residenza vicino al Pare Monceau la Durand allevò per anni una leonessa che oggi - naturalmente - riposa nel cimitero creato dalla sua padrona).
Per capire occorre fare un passo indietro, dimenticare la Bardot e riprendere in mano un libro di Émile Zola o magari di Charles Dickens. Nel XIX secolo Patteggiamento verso gli animali cambia gradualmente. I maltrattamenti fino ad allora considerati normali e non reprensibili cominciano a destare indignazione se non proprio scandalo. Il movimento per i diritti degli animali nato in Inghilterra e che portò alla creazione della Società anonima di difesa degli animali (1824) sbarca in Francia. Il conte di Grammont fonda a metà Ottocento la Società per gli animali versione transalpina (Spa). Non siamo ancora alla definizione del cane come "migliore amico dell’uomo", ma qualcosa si muove. Si fa largo, a fatica, il concetto di animale domestico. Cani, gatti, ma anche bestie da traino come i cavalli e gli asini non vengono più presi regolarmente a frustate. La loro vita resta dura ma, almeno post mortem, meritano un riconoscimento, un piccolo omaggio o una lapide su cui viene scritta qualche riga di ringraziamento per l’aiuto fornito nel lavoro dei campi, nel trasporto carrozze, nelle battaglie campali, nelle esplorazioni più ardite.
«Il suo ricordo mi pervade e il rimorso mi opprime. Mi sento un bruto ad averlo punito in quel modo. La sua fragilità avrebbe dovuto fermare i miei colpi ma così non è stato e ora mi sento solo e più nulla mi da sollievo, a più nulla credo. L’unico conforto che ho è il sapere che anche lui ha conosciuto rari ma preziosi attimi di dolcezza» Firmato L.V. padrone manesco e pentito che nel 1929 fece ammenda scrivendo questo amaro mea culpa sulla lapide di Dick, il cane delle trincee che aveva passato gli anni giovanili a scodinzolare nel fango sotto i colpi di cannone (tedeschi) alleviando le pene dei fantini al fronte.
Aggirandosi lungo le tombe del cimitero di Asnières fa capolino la storia e si scoprono gusti e passioni degli umani. Ci sono tombe kitch, lapidi spartane, oggetti e palline con cui si sono trastullati cani e gatti soffocati da troppo amore e costretti tra le mura di opprimenti chambres des bonnes. Rapporti simbiotici e roboanti appellativi: il padrone melomane ha scelto una lapide per due: Figaro e Mozart riposano insieme sotto il manto erboso. L’amante del mondo greco-romano ha seppellito ad Asnières Titus, «piccolo cane imperatore» e Socrate morto, si spera, per cause naturali e non per aver ingurgitato liquidi letali simili alla cicuta.
Passano gli anni e cambiano le mode. I coniugi Anna e Laurent Racz-Caroff furono i primi in Francia (almeno secondo l’iscrizione sulla lapide) a scoprire i Komondor, pelosissimi pastori ungheresi di ascendenza tibetana amati dagli hippy che negli anni Settanta ne faranno i loro compagni di vita on the road. La coppia però per i propri quadrupedi aveva progetti più ambiziosi e competitivi: il Principe Valmero, Mont Everest, Bator e Principessa afghana vissero momenti di somma celebrità nei raduni canini facendo razzia di premi e medaglie.
Il cimitero di Asnières lascia spazio al culto della personalità animale, ma resta a ogni modo democratico: per finirci seppelliti basta avere un padrone disposto a pagare e la cifra base non è elevatissima: 120 euro annuali per un loculo di mezzo metro quadrato, il doppio per una metratura superiore. Fianco a fianco giacciono sotto mezzo metro di terra piccole celebrità e mici e cagnolini più seriali: i Kiki, le Poupette e i Titi condividono l’eterno riposo con un attore di fama: il pastore tedesco Rintintin, indimenticabile eroe dell’omonima serie Wàrner Bros scoperto da un caporale della Us Army durante un passaggio a Parigi e catapultato a Hollywood dove riuscì a sfondare nello show business. Tirò le cuoia dopo aver festeggiato il sedicesimo compleanno: era il 1932. Il suo padrone decise di rimpatriarlo nella sua terra natia e seppellirlo ad Asnières.
La sfilza di animali domestici blasonati ospitati in questo spicchio di terra è lunga e variegata: qui giacciono gli animali di compagnia del regista Sacha Guitry, del geniale creatore de I tre moschettieri Alexandre Dumas, dell’inevitabile barone Rotschild. Ci sono almeno una dozzina di cani poliziotto tutti morti in servizio e nell’adempimento del proprio dovere. E alcuni defunti di origine straniera: il cagnolino very british Mister Floyd e il teutonico Sultan Galan Von Hatzfeld (1981-1996).
Quest’anno il cimitero iscritto tra i "monumenti di interesse storico e artistico nazionale" festeggia i 110 anni di attività: per l’occasione i vialetti e molte tombe storiche sono state ripulite. L’agenda è piena di prenotazioni per nuove sepolture. Cercando bene, oltre a cani e gatti che fanno la parte del leone, troviamo le tombe di qualche pennuto (canarini, pappagalli), di rettili e di un pasciuto porcellino d’India. Il suo nome - Bunga - ci fa trasalire, ma è solo un attimo. Torniamo sui nostri passi e un’elegante silhouette attira il nostro sguardo. Sulla lapide del boxer Sumo è affaccendata mademoiselle Imbert. Parigina dei quartieri "bene", mise très chic e occhiali da sole alla moda ci spiega «che ad Asnières viene appena può per togliere le incrostazioni che rischiano di deturpare la tomba del suo ex compagno».
Il confine tra umani e animali si fa sottile. Quel che conta in fondo è trovare un essere vivente capace di raccogliere slanci affettivi e sentimentali. Che siano umani o meno poco importa: basta una passeggiata di venti minuti dal centro di Parigi per accorgersene.