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 2011  aprile 19 Martedì calendario

Colazione da Tiffany, spese da Zara Il low cost conquista le vie del lusso - È che alla fine i sensi virano verso il cheap,c’è poco da fare

Colazione da Tiffany, spese da Zara Il low cost conquista le vie del lusso - È che alla fine i sensi virano verso il cheap,c’è poco da fare.In ogni ambito della vita, almeno una volta nella vita, ci siamo la­sciate precipitare in basso, in pre­da a una vertigine di goduria, a un’acquolina di trasgressione, a un’estasi kitch. È valso per la vita sentimentale ed è valso per il guardaroba e poi vabbè, è valso anche per un sacco di altre cose che però, se non altro, col tempo hanno smesso di confonderci. La vita sentimentale e il guardaro­ba, invece, sono sempre lì in pe­renne rischio, sempre lì a tentar­ci con nuovi errori. Ancora oggi che pure ripensiamo con sarca­smo a quel fidanzato che era l’equivalente di un reggiseno ne­ro indossato sotto a una camicet­ta bianca e dal quale ci siamo fat­te accompagnare al diciottesimo in smoking della nostra amica. Ci pareva di essere originali, allora, nel mischiare generi diversi: alto e basso, chip e chic, bianco e ne­ro. Anche nello sbagliare, sostan­zialmente nel profanare. Il pro­blema è che ne siamo convinte ancora oggi, in certi momenti: quelli che coincidono con il down emotivo e l’up economico. Oggi che non possiamo più per­metterci un turnover stagionale di fidanzati e ci limitiamo a un al­­trettanto improbabile turnover nell’armadio. Vergognandoce­ne un po’ abbiamo osato di tutto: la Kelly di Hermes con i pantalo­ni a sigaretta di Zara, la shopping di Prada con la maglia over size di H&M, il tubino di Dolce e Gabba­na con la ballerina di Gap... Com­mistioni, furbate o “bestemmie”, a seconda di chi le giudichi (e an­che di chi le mischi, perché a tut­to c’è un limite). Oggi però arriva la rivincita: certi ex fidanzati con­tinua a non sdoganarceli nessu­no, ma gli accostamenti azzarda­ti ce li promuove la storia: a New York, nell’opulenta, immaginifi­ca, Fifth Avenue, poco distante da Tiffany, Prada e Bottega Vene­ta stanno rosicchiando spazio sull’asfalto e fama planetaria ne­gozi tipo Zara, Hennes&Maurits, e altri marchi low cost. Trasfor­mando la mecca dell’acquisto nella via dell’high low shop­ping. Sono finiti i tempi in cui, nella Grande Mela, cam­biare marciapiede significa­va cambiare mondo: adesso il mondo calpesta tutto lo stesso indirizzo. Ne sanno qualcosa i giapponesi, fashion addicted per eccel­lenza, che entrano ed esco­no, con la stessa voracia e di­sinvolture, da Gucci e da H&M. Fieri di mischiare pez­zi facili e pezzi eterni, di sdrammatizzare borse da cin­que mila dollar­i con cappotti­ni da cinquantanove e novan­ta che l’anno prossimo non vedranno il panettone (con­trariamente all’“imperitura” bag) ma che per una stagione saranno divertentissimi e che a fine anno si potranno gettare senza sensi di colpa. Oltretutto le aziende in que­stione allevano eserciti di gio­vani, talentuosi stilisti, abilis­simi nell’intercettare tenden­ze e le star sono le prime a es­sersene accorte. Così sembra che la vivace “contaminazio­ne” prenda piede ovunque: da Parigi a Londra a Milano. Dove, per esempio, l’altezzo­so quadrilatero della moda si sta vedendo cingere la vita dal marchio de La Coruña (Zara Home non è, in liena d’aria, troppo distante da Frette), e da un sacco di altri: Intimissimi non è lontano da La Perla, H&M non è a chilo­metri di distanza da Versace. Alto e basso, chip e chic, bian­co e nero... Tutto sdoganato sullo stesso marciapiede, fi­nalmente senza vergogna. La Birkin e la canotta. Con il van­taggio di poter rotamare al­meno un pezzo. Un po’ come quel fidanzato...