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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

A Cuba arriva il libero mercato? - Cosa cambia con la decisione del congresso di Cuba di ampliare il regime dei lavoratori per conto proprio? Di fatto si tratta solo della formale accettazione di una politica che il governo cubano ha iniziato già da un anno

A Cuba arriva il libero mercato? - Cosa cambia con la decisione del congresso di Cuba di ampliare il regime dei lavoratori per conto proprio? Di fatto si tratta solo della formale accettazione di una politica che il governo cubano ha iniziato già da un anno. Sono state concesse 200.000 licenze per più di cento categorie professionali. È la via maestra pensata da Raul Castro per il passaggio dall’economica socialista ad un regime capitalista con forte presenza dello Stato. Che stimolo dà questo nuovo regime all’economia cubana e quali le principali difficoltà nel sistema creato dal governo? Nelle intenzioni di Raul Castro il sistema dei lavoratori per conto proprio punta a migliorare la produttività e l’efficienza, ma anche a ottimizzare la distribuzione di certi beni e servizi. La vera difficoltà sta nella possibilità per il lavoratore autonomo di reperire le materie prime e nella lentezza della macchina burocratica che concede le licenze. La vera scommessa riguarda la reale portata della nuova politica di finanziamenti da parte della Banca centrale. Senza questi incentivi è praticamente impossibile per molti piccoli liberi professionisti poter far decollare la loro micro-impresa. Il nuovo regime interessa anche il settore agricolo? Con Raul Castro al potere l’agricoltura sta vivendo una fase di passaggio dalle grandi tenute statali ad un regime di concessione gratuita di piccoli lotti di terreno a famiglie di agricoltori. Non si tratta di proprietà privata né di libera professione, ma di un diritto d’usufrutto decennale che lo Stato concede a titolo gratuito per migliorare la produzione agricola Paese. Il 20% di terre attualmente lavorate con questo sistema hanno una maggiore produttività rispetto al resto delle terre controllate dallo Stato. Ciononostante, il sistema di concessione delle licenze è ancora lento: spesso vengono date ai contadini terre normalmente improduttive, il che rende più difficile e dispendioso il loro lavoro. La rete di distribuzione dei semi e dei fertilizzanti è in mano allo Stato, che spesso predilige le grandi fattorie pubbliche. L’isola è ancora molto lontana dall’autosufficienza alimentare: ogni anno si importano beni per 1,6 miliardi di dollari. Che cos’è il progetto di modernizzazione della macchina dello Stato e di decentralizzazione annunciato nel Congresso ? Anche se non lo si dice ufficialmente, il governo prevede tagli pesanti nell’amministrazione pubblica, che potrebbero perdere 400mila funzionari. Un processo da realizzare gradualmente, intervenendo prima sui posti pensionabili e poi sulle figure professionali che potrebbero trovare uno sbocco lavorativo nelle licenze di lavoratori per conto proprio concesse dallo Stato. Si pensa ad una progressiva limitazione del raggio d’azione dello Stato sui vari settori dell’economia, senza però dare l’impressione di smontare le fondamenta del socialismo cubano. Meno stato e più mercato, ma pochi cambi sul fronte politico. Il modello è quello del socialismo asiatico? Sì, fatte salve le caratteristiche della realtà cubana e la sua vicinanza con gli Stati Uniti. L’idea di Raul Castro è quella di ampliare la concessione di libertà economiche, dopo cinquant’anni di egemonia statale, senza cambiare la struttura politica e il dogma del partito unico. Una necessità economica di sopravvivenza, ancor prima che ideologica o strutturale. Anche per questo il Congresso è stato preceduto da un’imponente parata militare e dal ricordo della resistenza dell’isola ai tentativi d’invasione e all’embargo americano. Il limite imposto di due mandati per un totale di 10 anni contribuirà al ricambio della classe dirigente? Sulla carta dovrebbe essere così. Ma buona parte degli attuali dirigenti sono ultrasettantenni e lascerebbero comunque i loro incarichi per sopraggiunti limiti d’età. Si passerà quindi alla generazione over 50, che rimarrà al potere per dieci anni, fino alla pensione. I giovani potrebbero interpretare questa norma come un freno piuttosto che uno stimolo alla partecipazione nelle alte sfere del partito e decidere, come è successo finora, di aspettare il loro turno. Fidel Castro scomparirà dalla scena politica cubana? Impossibile, non fosse altro per il peso specifico che le sue opinioni hanno ancora oggi sull’opinione pubblica cubana e internazionale e sui dirigenti a lui legati da mezzo secolo. Fidel troverà sempre spazio sui giornali di partito e sarà visitato ogni volta che un capo di stato amico di Cuba, come Hugo Chavez o Evo Morales, metterà piede all’Avana. Come dice il fratello Raul, Fidel rimarrà sempre Fidel, nessuno potrà negargli un ruolo anche in questa fase di transizione. È probabile che si limiterà a considerazioni di tipo ideologico per non interferire nelle decisioni dei vertici del governo e del Partito.