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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

“Sono il primo europeo con un robot sosia” - Il primo clone-androide di pelle bianca è sbarcato in Europa

“Sono il primo europeo con un robot sosia” - Il primo clone-androide di pelle bianca è sbarcato in Europa. E’ Geminoid DK, di padre giapponese: a dargli vita è stato Hiroshi Ishiguro dei laboratori di «Intelligent Robotics and Communication» di Kyoto e «genitore» di altri due geminoidi, concepiti per studiare l’interazione uomo-robot e analizzare lo shock emotivo scatenato dal sosia di una persona in carne e ossa. La creatura è la copia di Henrik Scharfe, professore dell’università danese di Aalborg, ed è quasi perfetto, tanto che, quando l’uno e l’altro si presentano insieme, ci sono momenti di confusione. Tecnicamente - spiega Scharfe - Geminoid DK deriva dai due «fratelli» giapponesi Geminoid HI-1 e Geminoid F, ma presenta una serie di migliorie: alimentato ad aria pressurizzata, ha decine di attuatori che funzionano come muscoli per increspare il viso e dare l’illusione del respiro. Professore, che sensazioni sta provando con un sosia così perfetto? «Mi sono sentito duplicato. Stavo seduto di fronte a lui, mentre i suoi capelli venivano tagliati, e mi sembrava veramente che fossero i miei a essere sforbiciati. E, quando un “operatore” fa assumere “in remoto” al mio Geminoide certe espressioni facciali un po’ esagerate, mi sento come se qualcuno stesse forzando il mio volto a muoversi in quel modo. Tutte le volte che il robot si muove da solo o è comandato dall’esterno, mi viene da ridere. È come avere di fronte un amico». Crede, quindi, che sia possibile un «transfert» di empatia o di sensazioni fisiche dal robot all’uomo? «Sì, e non è insolito che chi lo controlla abbia un’esperienza del genere. A volte l’operatore - io o un tecnico - sente delle percezioni tattili non appena vede qualcuno toccare il robot. Voglio studiare il fenomeno: è noto che l’intima connessione tra uomo e macchina induca a sviluppare una sorta di “esperienza condivisa” con la tecnologia, anche se i meccanismi non sono del tutto chiari». Può fare un esempio? «L’uomo alla guida. Se ci scontriamo con un’auto, avvertiamo una “sensazione condivisa” e diciamo: “Mi è venuta addosso!”. Non riusciamo a fare una distinzione tra l’oggetto e noi. Allo stesso modo, in futuro, potrebbe instaurarsi uno strettissimo rapporto di emozioni e di sensazioni comuni uomo-robot». Come si controlla il Geminoide? «Alcuni movimenti sono pre-programmati (per esempio il ritmo del respiro o lo sbattere delle palpebre), mentre gli altri, più interattivi, sono “sorvegliati” dal robot attraverso una serie di telecamere puntate su di me o sul tecnico di riferimento. Così, se muoviamo la testa, il robot imita il gesto grazie a un software facciale». Come lo userà? «Per una serie di ricerche sulle interazioni uomo-robot. Sarà testato nelle situazioni più disparate, dalle conferenze agli show tv. Non vedo l’ora di osservarlo alla prova».