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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

Il blitz deciso dopo un sondaggio e la paura di favorire il quorum - Nella decisione del governo di mettere una pietra tombale sul nucleare pesano molti fattori

Il blitz deciso dopo un sondaggio e la paura di favorire il quorum - Nella decisione del governo di mettere una pietra tombale sul nucleare pesano molti fattori. Alcuni confessabili e alla luce del sole, altri meno. Il ripensamento ovviamente è legato all’evento catastrofico di Fukushima che ha avuto un effetto domino su molti Paesi europei e sugli Stati Uniti. Nelle scorse settimane, inoltre, il ministro Tremonti aveva parlato di «debito nucleare» che andava inserito nell’analisi della questione energetica. Il suo dubbio sull’applicazione della tecnologia atomica nel territorio italiano lo ha sviluppato ancora meglio ieri davanti all’Europarlamento. «Va fatta una riflessione economica e non solo tecnica. Sono stati contabilizzati i costi dello smantellamento degli impianti? Esiste un calcolo del rischio radioattivo?». Insomma, meglio lasciare perdere se non si hanno risposte chiare. Anche perché intanto in Italia è stato indetto un referendum abrogativo che sull’onda emotiva delle vicenda giapponese raggiungerebbe quasi sicuramente il quorum. Berlusconi ha in mano un sondaggio che parla di un’affluenza alle urne pari al 60%. Ma il punto è che questo 60% di italiani andrebbe a votare anche per gli altri due referendum in pista: quello sulla gestione privata dell’acqua e quello sul legittimo impedimento. Quel legittimo impedimento che il premier ha voluto per non essere obbligato a presentarsi alle udienze dei suoi processi. La Consulta in parte glielo ha smontato (i magistrati possono valutare caso per caso se l’assenza del presidente del Consiglio è giustificata da un impegno istituzionale). Tuttavia il referendum è pur sempre uno strumento che dà al popolo la possibilità di esprimersi su un tema tanto delicato. E se prima il raggiungimento del quorum poteva essere una chimera, ora la paura del nucleare avrebbe un forte effetto di trascinamento su tutte e tre le consultazioni. Non solo. La campagna referendaria, con le urne aperte a giugno, si sarebbe sovrapposta a quella per le amministrative di maggio. Quindi il vento anti-nucleare avrebbe potuto condizionare l’esito (già incerto per il centrodestra) delle elezioni comunali di Milano. Per questo la cosa migliore è disinnescare la bomba. Non è un caso che sia stato Palazzo Chigi a premere per la presentazione dell’emendamento che ha chiuso la nuova era atomica in Italia. Presentazione della quale erano a conoscenza solo Berlusconi, il ministro dello Sviluppo Romani e Giulio Tremonti. Ad esempio, la responsabile dell’Ambiente Prestigiacomo non ne sapeva niente. Tra l’altro era stato proprio un fuori onda della Prestigiacomo, captato dai giornalisti a Montecitorio, ad anticiparecome sarebbe finita. La ministra stava parlando con Romani, il portavoce del premier Bonaiuti. Al capannello in pieno Transatlantico si era poi aggiunto Tremonti. Siamo all’indomani del disastri di Fukushima. E lei: «E’ finita. Non possiamo mica rischiare di perdere le elezioni (amministrative ndr) per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne, ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare niente. Si decide tutto tra un mese». E infatti poi il governo ha deciso la moratoria e ieri ha chiuso la porta all’atomo. Dicevamo: ci sono motivi confessabili e altri meno. Il ministro Romani esclude che c’entri il referendum sul legittimo impedimento. Considera «non prevalente» la considerazione sul sovrapporsi temporaneo del voto referendario con quello amministrativo. Osserva che portare avanti il programma atomico con un referendum sulla testa non avrebbe consentito di ragionare con freddezza sui temi della sicurezza degli impianti: e ci avrebbe messo in difficoltà con l’Europa sulla definizione di standard comuni. «Al di là di tutte le dietrologie - ci dice Romani - le cose stanno così: Fukushima ha disseminato l’incubo del nucleare, ha prodotto un rigetto culturale nell’opinione pubblica. E’ inutile nasconderci dietro un dito. Avremmo affrontato il referendum con due opposte fazioni ideologiche pro e contro. Come andavo a dire votate sì al nucleare senza tenere conto di quello che è accaduto?».