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 2011  aprile 19 Martedì calendario

Piano: io non faccio oggetti inutili - Vittorio Gregotti, da uomo intelligente quale è, ha in gran parte ragione», così Renzo Piano commenta la polemica intervista rilasciata da Gregotti alla Stampa , in cui metteva sotto accusa le archistar, ma non risparmiava frecciate all’architetto genovese, suo allievo al Politecnico di Milano

Piano: io non faccio oggetti inutili - Vittorio Gregotti, da uomo intelligente quale è, ha in gran parte ragione», così Renzo Piano commenta la polemica intervista rilasciata da Gregotti alla Stampa , in cui metteva sotto accusa le archistar, ma non risparmiava frecciate all’architetto genovese, suo allievo al Politecnico di Milano. «Da urbanista - prosegue Piano - denuncia un rischio grave, quello di fare degli edifici-oggetto una forma unica della città esistente: io ho imparato a reagire contro tale pericolo proprio da lui, che ha sempre avuto un’idea complessa, organizzata della città». Lei come pensa di salvarsi dal pericolo del caos nella metropoli o dall’accusa di voler creare un qualcosa di unico e non guardare all’insieme, come indica Gregotti? «Conosco bene il problema, è un viavai continuo fra oggetto costruito e metropoli, lo so e sto molto attento, faccio in modo che gli edifici diano alla città più di quello che ricevono». Quali esempi porterebbe di sue architetture che rispondono a una metropoli pensata? «Per primo il Beaubourg a Parigi; quando l’ho costruito il Marais, la zona attorno, era quasi inesistente, poi il quartiere è cresciuto e mano a mano è diventato un pezzo di Parigi. Ora sto lavorando a una torre a Londra, in un vecchio quartiere dei Docks, alta 86 piani, con solo 42 posti auto; per questo edificio vengono potenziate 20 linee di autobus, 2 ferrovie, 6 metropolitane, così l’edificio restituisce a Londra un suo quartiere, è un valore aggiunto». Quanto al suo grattacielo a Torino, definito «inutile», e a quello di Fuksas, che cosa obietta? «Lì era previsto dal Piano Regolatore l’inserimento di due ampi edifici. Quello che conta non è l’altezza, è il bilancio di ciò che il grattacielo apporta a Torino: i primi sei piani sono pubblici, con auditorium, ristoranti, sale espositive e altro. Così anche gli ultimi quattro piani, serviranno da osservatorio o anch’esse per esposizioni d’arte. Avranno quindi funzioni pubbliche e sociali, così cruciali per ogni metropoli di oggi».