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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

«È MALATO, PENA SOSPESA». CONCUTELLI ORA E’ LIBERO —

Gli hanno sospeso la pena per gravi motivi di salute, gli stessi che un anno fa l’avevano portato agli arresti domiciliari. E così la cronaca torna a occuparsi di Pierluigi Concutelli, il killer neofascista che nel 1976 uccise il pubblico ministero romano Vittorio Occorsio, titolare delle indagini sul suo gruppo di appartenenza, Ordine nuovo. Occorsio fa parte della lista dei dieci magistrati ammazzati dalle organizzazioni eversive tra gli anni Settanta e Ottanta, a cui il presidente della Repubblica ha deciso di dedicare la prossima giornata della memoria delle vittime del terrorismo, il 9 maggio. All’indomani dell’annuncio del Quirinale, il blog FascinAzione del giornalista Ugo Maria Tassinari ha rivelato che da sabato scorso l’assassino di uno di quei magistrati è praticamente libero. Anche se temporaneamente, fino al 2 marzo 2013, e potendosi muovere e parlando a fatica. Pochi mesi dopo l’omicidio Occorsio, nel febbraio 1977, Concutelli fu arrestato e rivendicò platealmente la sua militanza neofascista, con tanto di saluto romano a favore di fotografi. L’appartamento in cui fu ammanettato era pieno di armi e munizioni. In carcere eliminò altre due persone, Ermanno Buzzi e Carmine Palladino, due «camerati» considerati spie, che potevano aiutare a fare luce sulla strage di Brescia (1974) e altre trame occulte dell’estrema destra; li strangolò per punire il loro «tradimento» , guadagnando altri due ergastoli. Con questo curriculum criminale è rimasto in cella per 24 anni filati, fino al 2001, quando gli fu concessa la semilibertà, permesso di uscire al mattino per andare a lavorare e rientro la sera. In prigione aveva imparato il mestiere di giardiniere, e s’era messo a curare le aiuole dei cimiteri romani, Verano e Prima Porta, finché nel 2008 fu sorpreso con qualche «canna» che -disse -gli serviva per uso terapeutico. Ma tanto bastò a revocare i permessi e «richiuderlo» , come dicono i detenuti, fino ai ripetuti ictus che hanno sancito l’incompatibilità del suo stato di salute con il carcere. E che ora hanno determinato la sospensione della pena. Oggi Concutelli è dunque un signore arrivato alla soglia dei 67 anni, piuttosto malandato, ospite prima del fratello e a Portogruaro, in provincia di Venezia, e adesso a Ostia, sul litorale romano, in una casa che gli ha procurato un ex compagno di detenzione e di ideologia: Emanuele «Lele» Macchi di Cellere, generazione successiva a quella del killer di Occorsio, sedici anni trascorsi in carcere per associazione, sovversiva, banda armata e attentati vari. Nessun omicidio, ma non è questo che fa la differenza tra chi è passato dalla lotta armata, è rimasto legato a quell’esperienza e non rinnega il proprio passato. Come Concutelli, appunto, e come Lele Macchi. Il quale si sta occupando delle cure del suo amico Pierluigi e, senza enfasi ma con una punta di orgoglio, spiega: «L’ho conosciuto in galera, e ho imparato a rispettarlo e stimarlo. Concutelli è uno che non s’è pentito né dissociato a differenza di tanti altri straccioni prostrati alle regole imposte dalla società in cui viviamo. E ha scelto di pagare in silenzio per un atto coraggioso e molto particolare» . Quell’atto è l’omicidio del suo giudice, seguito da altri due delitti commessi dietro le sbarre. Che Macchi liquida come «azione insurrezionale» , inserita in una particolarissima filosofia di vita (e di morte): «Io ho rispetto per tutte le vittime, ma la vita è fatta anche della morte degli altri. Compresi quelli ammazzati nelle guerre dichiarate o alimentate dai governi. La morte è una cosa orrenda, solo il Padreterno dovrebbe distribuirla, invece purtroppo è amministrata anche dagli uomini. C’è chi delega ai soldati o ai boia e chi agisce personalmente, come ha fatto Concutelli. Che per questo ha scontato una lunghissima galera. Tra i responsabili delle morti di tanti nostri amici, invece, non ha pagato nessuno» . Macchi si definisce un «anarchico» , come s’è tante volte definito Concutelli, uno che amava l’azione più che la teoria. «In quei giorni prima sparavo e poi pensavo» , ha scritto nel libro Io, l’uomo nero, pubblicato tre anni fa. S’era ribellato alle regole della destra più istituzionale e in quelle memorie ha svelato che uno suo «camerata» era stato lì lì per ammazzare l’allora segretario del Msi, Giorgio Almirante. Anche per questa sua aura ribelle, prima ancora che fascista, i giovanissimi dei Nuclei armati rivoluzionari volevano farlo evadere. Non ci riuscirono, e finirono nelle sue stesse carceri speciali. Di cui Concutelli, negli anni Novanta, scrisse una sorta di Guida Michelin, per raccontarne condizioni di vita, vitto e alloggio; invece delle stellette, distribuiva chiavi, gavette, sbarre e grate.
Giovanni Bianconi