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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

NIENTE QUEST’ANNO, POI INTERVENTI A TAPPE PER RAGGIUNGERE IL PAREGGIO —

Giulio Tremonti ammette che tutto dipenderà dalla crescita dell’economia. Anzi, dice il ministro, «il nostro quadro economico è tale per cui si pongono obiettivi di necessaria maggiore crescita» . Senza un aumento del prodotto interno lordo più forte di quanto non si preveda oggi, poco più dell’ 1 per cento annuo, la manovra di correzione dei conti che si profila per il 2013 e 2014, a cavallo di fine legislatura, rischia di essere pesante. Se il tasso di incremento del prodotto interno lordo resterà quello che è, tra il 2013 e il 2014, ovvero per raggiungere il pareggio di bilancio per il quale il governo si è impegnato con l’Europa, serviranno riduzioni del deficit ben più ampie dello 0,5%annuo, che rappresenta lo sforzo minimo di avvicinamento all’obiettivo chiesto dall’Unione Europea ai paesi della zona euro, e al quale ha fatto riferimento ieri Tremonti. Nella Decisione di Economia e Finanza appena approvata dal Consiglio dei ministri, pronta per essere consegnata a Bruxelles, la dimensione dello sforzo necessario per rispettare il programma di riduzione del deficit non è quantificata in termini assoluti. Ma quelli relativi rendono comunque l’idea dei nuovi interventi sul bilancio della Repubblica. Tra fine 2012 e fine 2014 l’indebitamento netto dovrà scendere dal 2,7%del pil allo 0,2%, un calo del deficit di due punti e mezzo (dal 3,9%del 2011 al 2,7%, poi all’ 1,5%ed infine allo 0,2%nel 2014). Tradotto in soldoni, come ricordava la Banca d’Italia nel bollettino statistico pubblicato due giorni fa, sono 30-35 miliardi di euro abbondanti di manovra. In due anni. Si tratterebbe di una correzione ancor più pesante di quella in corso, che arriva a 24 miliardi di euro, ma che ha valenza triennale, perché copre il periodo dal 2010 al 2012. Certo, se invece dell’ 1,3%, il prodotto interno lordo salisse al 2%annuo e oltre, tutto sarebbe più semplice, l’entità dello sforzo di risanamento dei conti si ridurrebbe di parecchio. «La Banca d’Italia ha detto di aver tirato fuori i numeri dai documenti del Tesoro. È la correzione che dobbiamo fare non in questo biennio, ma verso il prossimo. Come minimo lo 0,5%in un anno e lo 0,5%nell’altro. Ma tutto dipende da come andrà l’economia nel prossimo biennio» , ha spiegato il ministro ieri sera al Senato, ascoltato sugli ultimi documenti di finanza pubblica presentati dal governo. Ma è proprio l’andamento dell’economia l’incognita: in Italia «dobbiamo e possiamo fare molto di più» , ma i nostri conti non sono «spiazzati» rispetto a quelli degli altri paesi europei, ha spiegato il titolare dell’Economia. Per il 2011 ed il 2012, in compenso, non ci sono grandi difficoltà nel far quadrare i conti della finanza pubblica. Servirà, comunque, una «manutenzione» della legge di Stabilità triennale varata alla fine dell’anno scorso. Da qui alla fine di giugno bisognerà far fronte al rifinanziamento di alcune voci di spesa coperte solo per metà anno e tra queste quelle per le missioni di pace internazionali. A maggior ragione alla luce della tendenza dei conti pubblici, si dovrà mettere mano anche a uno o più provvedimenti che stimolino lo sviluppo. La piena attuazione delle riforme previste nel Piano Nazionale che accompagna la Decisione di Economia e Finanza (che in pratica sostituisce il vecchio Dpef, il documento di programmazione), secondo il governo, dovrebbe garantire da sola un aumento del prodotto interno lordo dello 0,4%all’anno nel breve periodo. Ed a questo si dedicherà il governo nelle prossime settimane, mettendo a punto il nuovo Piano Casa, le nuove regole per le opere pubbliche e per il credito d’imposta sulla ricerca scientifica. Magari, nel frattempo, pensando anche a blindare l’equilibrio di bilancio nella Costituzione.
Mario Sensini