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 2011  aprile 19 Martedì calendario

I GENITORI DI KATE NON PASSANO L’ESAME: «NUOVI RICCHI, MEGLIO I BISNONNI MINATORI»

Per una monarchia che voglia sopravvivere di questi tempi, le pubbliche relazioni sono essenziali; e sono fondamentali i matrimoni reali che rendono felice il pubblico. In cui un principe (possibilmente maschio) sposi una fanciulla (ovviamente femmina) di origini non nobili (tipo Cenerentola) però oneste e solide. E’ il caso di William e di Kate Middleton, figlia di una ex hostess e di un uomo d’affari. Ma soprattutto discendente di una lunga schiatta di minatori. Nel 1819, anno di nascita della regina Vittoria (che creò la monarchia britannica moderna, o almeno quel che di sobrio ne resta), nella contea di Durham nasceva James Harrison, bis-bis-bisnonno di Kate, operatore in una miniera di carbone. Come i suoi figli e nipoti, per oltre un secolo. Sugli aspetti edificanti dell’albero genealogico di Kate insistono tutti i media Con sussiego, come il conservatore Daily Mail: «Per quanto elegante, sofisticata e sotto ogni aspetto adatta a sposare il principe William, Kate porta nel suo matrimonio un vitale lignaggio che la rende veramente adatta a essere la Principessa del Popolo» (il commento include una nota polemica verso la defunta Diana, incoronata post mortem «People’s Princess» dal laburista Tony Blair). O rovesciando il punto di vista, come il progressista Guardian: «Tenendo conto del tasso di divorzi nella famiglia Windsor, delle sue principesse ubriacone, dei nonni razzisti e degli zii cialtroni, l’unico possibile conforto per i Middleton è che questa famiglia parassitaria, irresponsabile e ferocemente di destra, emblematica di quel che c’è di storto in Gran Bretagna, non si stia trasferendo nella casa accanto» . Oddio, i Middleton non sembrerebbero contrari. I Windsor sono più complicati. Sono educati a comportarsi con garbo e rispetto verso i «commoner» , ma a mantenere le distanze. Nei primi incontri familiari Windsor Middleton, pare che i reali non abbiano simpatizzato con la mamma di Kate, Carole. Che ha palesemente allevato le due figlie (Kate e Pippa) come candidate a un grande matrimonio. Nei primi tempi, nella classista Gran Bretagna dove ogni casta ha un accento diverso e dove usare la parola sbagliata per dire «gabinetto» (Carole lo ha fatto, usando il medioborghese «toilet» invece del brutale, alto-basso «lavatory» ) può essere un suicidio sociale, è stata trattata da arrampicatrice. Lo stesso Daily Mail, il quotidiano più tradizionalista, aveva criticato la sua «imbarazzante ascesa dalle BA (British Airways, ndr) fino a Balmoral (dimora estiva dei reali, ndr)» . Ora però Kate sta diventando principessa reale e forse futura regina. E i media conservatori tendono a lodare «l’acume dei genitori negli affari» (anche se sono stati colti a vendere online gadgets del matrimonio) che «ha assicurato a Kate e ai fratelli un benessere inconcepibile per gli antenati Harrison» . I quali peraltro – esalta ora lo stesso Mail-«hanno contribuito al patrimonio genetico di Kate, dando forza e resistenza a lei e ai figli che potrà avere» . Basta che non somiglino troppo allo zio materno Gary Goldsmith, anche lui pronipote dei minatori. Un vispo immobiliarista non disinteressato alla cocaina e alle prostitute brasiliane; che ha chiamato la sua villa a Ibiza «La Maison de Bang Bang» . Al matrimonio potrebbe fraternizzare con lo zio paterno Andrew, neanche lui contrarissimo alle escort. Nel prossimo futuro, lui, Kate e tutti i Middleton rischiano comunque incidenti multipli. Ora i media si compiacciono degli avi lavoratori; ma gli snob sono in agguato. Perché, ricorda l’Economist, «come l’ossessione per la monarchia, l’ossessione britannica per le classi sociali resta invincibile, ed è deprimente» .
Maria Laura Rodotà