Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

IL SALVAGENTE PARMALAT PER GRANAROLO

Milano
Domanda: come rilanciare un’azienda con fatturato in calo e utili risicati, stretta tra l’incudine dei suoi soci che sono anche fornitori e il martello dei concorrenti che impediscono aumenti dei prezzi di vendita? Mission impossible, o quasi. Perchè i fornitori-soci vanno in qualche modo tutelati, altrimenti si ribellano e licenziano i manager. D’altra parte, se si punta sui ricavi aggiornando i listini, finiscono per scappare i clienti.
In estrema sintesi è proprio questa la situazione in cui si trova Granarolo, l’azienda delle Coop che produce latte e latticini. Gli azionisti allevatori sono preoccupati. E con loro anche Corrado Passera, gran capo di Banca Intesa che di Granarolo è socia al 20 per cento. Come se ne esce? Parmalat, ecco la soluzione, la formula magica che, nelle speranze dei diretti interessati dovrebbe risolvere le grane dei cooperatori e quelle della grande banca azionista. Sì, perchè se Granarolo va a nozze con il gruppo che fu di Calisto Tanzi i guai dell’azienda targata Coop finirebbero per sciogliersi e pesare di meno nell’abbraccio di un gruppo multinazionale quattro volte più grande. E anche il 20 per cento di Intesa andrebbe a diluirsi in un contesto ben più ampio.
ECCO PERCHÈ i primi tifosi della cosiddetta operazione di sistema su Parmalat, quella che dovrebbe mettere alla porta i francesi di Lactalis, sono proprio loro, gli allevatori padani delle Coop, gli oltre 600 fornitori di Granarolo. Il loro spauracchio adesso si chiama inflazione. Il prezzo del latte alla stalla ormai ha superato i 40 euro ad ettolitro, neppure un anno fa viaggiava poco sopra quota 30. Gli allevatori festeggiano? Mica tanto, perchè i ricavi supplementari vengono assorbiti quasi intero dall’aumento delle spese per il foraggio e per il gasolio da trasporto. Il latte delle stalle targate coop viene rilevato dalla supercooperativa Granlatte che lo cede a Granarolo di cui è socia all’80 per cento.
GRANAROLO è quindi costretta a pagare molto di più per rifornirsi. E non può fare altrimenti. Non può cambiare fornitori, perchè altrimenti tradirebbe lo spirito cooperativo. E per lo stesso motivo non può neppure fare acquisti all’estero, come ad esempio fa in misura massiccia Parmalat. Anzi, per soddisfare i suoi azionisti- fornitori l’anno scorso l’azienda della Lega Coop ha aumentato dal 70 all’80 per cento la quota di latte nazionale sul totale lavorato. Alla Parmalat, per fare un paragone, la proporzione è inversa. Oltre il 60 per cento della materia prima arriva da oltrefrontiera. Nel 2009 i prezzi bassi del latte hanno dato una mano al bilancio di Granarolo, che è tornato all’utile (18 milioni) dopo anni di perdite. Nel 2010 però lo scenario è cambiato. Fare rifornimento nelle stalle dei soci è diventato molto più costoso. Peggio ancora: la grande distribuzione ha messo alle strette l’azienda lanciando marchi propri a prezzi supercompetitivi. E lo stesso hanno fatto i gruppi concorrenti. Aggiornare i listini per tenere conto dei maggiori costi di approvvigionamento è quindi diventato difficile se non impossibile. Risultato: i margini di profitto si sono ridotti sensibilmente. Il bilancio 2010 si è così chiuso con soli 3,2 milioni di utile netto su un fatturato di 884 milioni in calo del 2 per cento.
QUESTI ULTIMI mesi non offrono grandi spunti all’ottimismo. Il prezzo del latte continua a correre e sui banchi dei supermercati la concorrenza si è fatta se possibile ancora più dura. Non è un caso che Granarolo, così come molti altri gruppi alimentari di recente abbiano aumentato le pressioni sulla grande distribuzione perchè vengano aggiornati i prezzi di listino. Nel frattempo però i conti restano in sofferenza . Per recuperare terreno l’azienda delle Coop punta sulla qualità. Per esempio con il latte bio o con quello ad alta digeribilità.
Sul fronte dei costi invece non c’è più molto da recuperare. Negli anni scorsi sono stati chiusi sette stabilimenti su dodici. Anche la logistica è stata completamente rivista.
IN ALTRE parole Granarolo si trova a correre su un sentiero sempre più stretto. Non siamo ancora all’emergenza ma il tempo stringe. E un’occasione come Parmalat potrebbe non capitare più. Tutti d’accordo quindi: le cooperative, con l’appoggio politico del Pd, il ministro Giulio Tremonti e i banchieri di Intesa, con il sostegno, non esattamente entusiasta, dei colleghi di Medio-banca e Unicredit.
Piccolo problema, mancano i soldi. Granarolo infatti ha le casse vuote. Niente paura, per scavalcare l’ostacolo è pronto il sostegno pubblico della Cassa depositi e prestiti e magari l’intervento di un altro socio industriale. Il tutto accompagnato da una robusta dose di ingegneria finanziaria. Del resto a questo servono i banchieri. se poi il governo dà una mano il gioco è fatto. Con tanti ringraziamenti a Berlusconi dagli allevatori delle Coop. Quelle rosse.