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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

Il partito di Putin crolla dal 60 al 40% dei consensi - La Russia sta progressivamente diventando un paese normale

Il partito di Putin crolla dal 60 al 40% dei consensi - La Russia sta progressivamente diventando un paese normale. Obbedisce sempre meno al capo supremo (che, in quest’ultimo decennio, è sempre stato Vladimir Putin) e si apre più alla democrazia, cioè alla lotta politica esplicita, evidente e pubblica, nonché verificata attraverso vari tipi di elezioni. Il 13 marzo scorso, ad esempio, ci sono state le elezioni regionali. Nel prossimo mese di dicembre si terranno quelle politiche e, nella primavera 2012, si terranno le elezioni presidenziali che si davano per un percorso scontato da parte di Putin e che, invece, rischiano adesso di configurarsi in un scontro diretto fra Putin e Medvedev. Quest’ultimo, da sempre vassallo di Putin, era diventato presidente della Russia, giusto per tenere caldo il posto a Putin che, dopo due mandati presidenziali, non poteva ricandidarsi. Le ultime elezioni del 13 marzo scorso (3 mila distretti elettorali) erano destinate a eleggere i parlamenti regionali e molti consigli comunali. Da esse è saltato fuori un inedito panorama politico. Il partito oggi al potere, Russia Unita, è quello personale di Putin. Nelle elezioni 2007, Russia Unita era riuscita a raccogliere la maggioranza del 60% mentre ora ha dovuto accontentarsi del 40%. Il secondo partito, in forte ascesa, è stato il Partito comunista russo di Ziouganov. Russia giusta invece è il partito del presidente del Senato che è arrivato in terza posizione. Infine, in quarta posizione, si è collocato il partito liberal-democratico di Jirinovski. Putin si sta dando da fare affinché si formi un partito di centrodestra in grado di raccogliere più del 7% dei voti (per poter avere una rappresentanza in parlamento) e con il quale poi allearsi per avere una maggioranza. La possibilità che il partito di Putin possa prendere più del 51% dei voti per poi poter governare solo viene infatti esclusa. C’è poi da considerare che Medvedev non è più disposto a lasciare il suo posto di presidente russo a Putin. Finora, il rapporto fra i due era idilliaco. Ma, in queste ultime settimane, Medvedev ha pubblicamente criticato le intenzioni di Putin contro l’oligarca in prigione Khodorkovski e soprattutto si è dissociato da Putin che aveva definito la missione contro la Libia «una crociata» (considerando questa definizione «inaccettabile»). Medvedev inoltre non ha utilizzato il diritto di veto in sede Onu contro la missione stessa anche se Putin gli chiedeva insistentemente di usarlo. Finora i presidenti della Russia erano cooptati. Lo fece Boris Eltsin con Putin, nel 2000, e Putin con Medveved nel 2008. Ma, d’ora innanzi, questa carica non si otterrà in regalo da nessuno ma dovrà essere guadagnata nelle urne.