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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

CAPI CONTRAFFATTI, PER VOCE ARANCIO

Contraffazione: riproduzione di qualcosa in modo tale che possa essere scambiata per l’originale (fonte Gdf).
«La contraffazione è il tuo prodotto imitato paro-paro. Colpisce gli oggetti continuativi, di culto: la tela logata, il modello super famoso. Il falso che trovi sulle bancarelle, quello invece è malcostume. Fastidioso per l’immagine» (Michele Norsa, amministratore delegato Ferragamo).
In Italia il mercato dei falsi genera un fatturato di 7 miliardi e 107 milioni di euro. Abbigliamento e accessori costituiscono la fetta più ampia (2,6 miliardi), seguiti da cd, dvd, audio e video, software (1,6 miliardi). Al terzo posto i prodotti alimentari e degli alcolici (1,1 miliardi). Un valore che sul mercato legale si tradurrebbe in una produzione, diretta e indotta, di quasi 18 miliardi di euro. Di fatto, un’economia parallela che sottrae allo Stato, tra imposte dirette e indirette, cinque miliardi di euro e fa perdere 130 mila posti di lavoro. Senza considerare i rischi per la salute dei consumatori (cromo esavalente in vestiti o borse, sostanze tossiche nelle scarpe ecc.).
I principali «falsari» sono concentrati in Estremo Oriente (il 70% della produzione mondiale), Cina al primo posto (64%). In Europa il primato spetta all’Italia (per il 60% nella moda). La Campania resta l’epicentro del falso industriale, seguita da Lombardia, dove il giro d’affari del falso, nel 2009, ha rappresentato un danno da dieci miliardi, e dalla provincia di Prato.
Il canale di distribuzione privilegiato rimane quello che degli extracomunitari, ma anche sul web si trova merce di dubbia provenienza. eBay, il sito di e-commerce più famoso, dice che quando una maison si accorge di un prodotto fasullo in vendita, lo segnala al sito che rimuove le inserzioni prima della loro scadenza.
Giorgio Cannara, presidente di Aimpes: «Il potenziale consumatore invece di comprare un prodotto di qualità, non griffato, a un prezzo più basso, sceglie il falso. E poi lo dichiara, se ne vanta, non ha la consapevolezza che sta commettendo un reato».
Dal 2005, per il consumatore che acquista beni contraffatti è prevista una sanzione che varia dai 100 ai 7.000 euro. Ne sa qualcosa una turista straniera che, lo scorso anno, sulla spiaggia di Jesolo, fu multata di mille euro per aver comprato, a 7 euro, una pochette contraffatta di Louis Vuitton.
In Italia si vendono 20 milioni di borse autentiche e 34 milioni di falsi. Talvolta distinguere ciò che è originale da ciò che non lo è diventa difficile anche per l’occhio più esperto. Un paio di mesi fa la polizia municipale ha sequestrato, nel centro storico di Genova, una borsa Louis Vuitton contraffatta. «Quando gli ispettori Vuitton hanno visto il modello sono saltati sulla sedia. Lo hanno analizzato a lungo, se lo sono passati di mano in mano, alla ricerca della minima imperfezione. Non c’era. Quella borsa Louis Vuitton era uguale, in tutto e per tutto, all’originale. Anche i periti della casa di moda alla fine hanno dovuto alzare bandiera bianca. E hanno dovuto ammettere che nessuno avrebbe potuto cogliere la minima differenza. Così la borsa è già diventata un caso di scuola. L’ultima frontiera della contraffazione. Un falso praticamente perfetto».
Una finta borsa Hermès in coccodrillo può essere venduta sul mercato fino a 15.000 euro (30.000 il costo in boutique per quella vera); una in pelle, falsa, può raggiungere i 2.500 euro (4.000 l’originale).
Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, al Corriere della Sera: «Quando ho visto nella vetrina di un negozio una borsa Krizia, che non era un mio modello, ho capito che c’era qualcosa che non andava con i miei licenziatari».
Alcune indicazioni generali per distinguere una borsa originale da una falsa: per prima cosa, controllare sul sito della maison l’esistenza o meno del modello e dove poterlo comprare. Spesso ci sono anche foto in alta risoluzione e la possibilità di visualizzare i dettagli. Secondo passo: valutare bene l’oggetto. Occhio al logo: ad esempio, le due G rovesciate di Gucci devono essere “G”, non dei “6” o delle “C”. Il materiale deve essere di qualità. Le cuciture, dritte e ben rifinite. I manici e le rifiniture in pelle, non in plastica (a meno che non previsto dal modello). Le cerniere di solito hanno il nome o il simbolo della marca sul tiralampo (Hermès ha la H, Luis Vuitton la LV, …). L’interno è fondamentale. Deve essere ben fatto, con il nome della marca o la fodera logata (es. Prada~Prada~Prada~). Verificare anche che ci sia una Card di Controllo, una sorta di bustina o cartellino che costituisce la “carta d’identità” dell’oggetto e indica il codice del capo, i materiali, il colore… Anche la confezione è importante. La dustbag deve avere il logo o la firma dello stilista. Imballi o tessuti anonimi devono insospettire. Se abbiamo già comprato una borsa e dubitiamo sia autentica, meglio chiedere nei punti vendita ufficiali.
Tra i modelli di borse più imitati c’è la Speedy della Louis Vuitton, uno dei modelli di punta della maison: fatta con un pezzo unico di canvas, da un lato ha il monogramma dritto, dall’altro a rovescio. Nessuna cucitura sul fondo. I simboli sulla borsa devono essere simmetrici: perfettamente uguali sia da una parte che dall’altra. I “fiori” e le “stelle” tipici delle stampe hanno quattro punte (non cinque). Le rifiniture, fatte e cucite a mano, devono essere perfette. I manici sono in vacchetta naturale beige chiara all’acquisto, con i bordi in rosso e le cuciture in giallo, non già ambrati o che con l’uso non si scuriscono. Le borchie sono in ottone dorato e hanno scritta sopra la marca. Anche il lucchetto è in ottone, quindi piuttosto pesante, e sopra, da una parte, ha la scritta «LOUIS VUITTON PARIS Made in France», dall’altra «LV». L’interno non ha né stampe né scritte, è semplicemente marrone. Una borsa originale non ha attaccato il cartellino con il prezzo. Costo di una Speedy 30 falsa: 30 euro. Originale: 500 euro.
Clotilde Courau, sulla spiaggia di Forte dei Marmi insieme al marito, Emanuele Filiberto di Savoia, beccata mentre annusa una borsa finta griffata propostale da un vu’ cumpra’.
In una recente ricerca condotta da Subito.it il 75% degli intervistati dichiara che sarebbe più incentivato all’acquisto di prodotti di marca se fosse disponibile un servizio di verifica dell’autenticità.
I metodi anticontraffazione utilizzati per garantire l’autenticità dei prodotti sono sempre più sofisticati: bollini olografici, codici ottici, Tag Rfid (etichette leggibili ad alta frequenza con speciali lettori), laser, vernici e inchiostri speciali… L’ultima novità, in fatto di sicurezza, è Certilogo, un servizio gratuito di autenticazione del prodotto. Ad ogni singolo capo viene assegnato un codice numerico, univoco e non sequenziale, una sorta di Dna digitale che, una volta inserito sul sito certilogo.com, permette di verificare immediatamente l’autenticità o meno del capo. Nel solo novembre scorso, sono state effettuate circa 20 mila verifiche da parte di consumatori provenienti da 83 diversi Paesi. Il 22% delle richieste sono arrivate dall’Italia, il resto da Cina, Francia, Giappone, Germania, Stati Uniti. L’utente medio è un maschio (nel 75% dei casi), laureato (55%) di età compresa tra i 25 e i 34 anni (39%). Nel 70% dei casi non voleva comprare un falso: cercava un prodotto originale e si è ritrovato con una “patacca”.
Riconoscere le Hogan autentiche: «Le cuciture posteriori sono perfette e cadono sulla G (di Hogan, scritta sul tallone esterno, ndr). Le altre o non sono originali o sono difettose. Nel plantare interno delle scarpe contraffatte il marchio Hogan è stampato a “caldo” (si notano i contorni rettangolari), mentre le originali probabilmente vengono già prodotte con lo stampo. La linguetta dell’originale internamente ha il logo Hogan impresso e all’esterno ha un passante per i lacci. Le cuciture “fuori binario”, doppie cuciture e imperfezioni di sorta confermano la non originalità. Le scatole che contengono le scarpe contraffatte sono quasi sempre differenti da quelle originali: o manca l’ala sulla G o omettono qualche lettera. Diffidate delle foto che si trovano sui siti: molti fanno foto alle scarpe originali e poi inviano i tarocchi che, vi assicura uno che c’è cascato, sono scomodissime» (da recensioni.ebay.it).
La classica polo Lacoste in cotone piquet è uno degli indumenti più imitati al mondo. Il coccodrillo autentico è di colore verde e piuttosto definito nella forma. Il logo, cucito e non incollato o stampato, è collocato tra la cucitura alla fine dell’abbottonatura del collo e il primo bottone partendo dal basso. Nei falsi, più distante e decentrato. I bottoni sono a due fori, in madreperla e cuciti in verticale. Nei falsi, anche di plastica. Sul retro dell’etichetta con le indicazioni della composizione (100% cotone), c’è la scritta DEVANLAY (la società che detiene il marchio). L’etichetta interna del collo riporta lo stemma del coccodrillo, la scritta «Lacoste» su sfondo bianco e la taglia in numeri (non in lettere).
Per gli orologi di alta gamma il mercato italiano è il primo in Europa e il quarto al mondo dopo Stati Uniti, Hong Kong e Giappone.
In un Rolex originale «il bordo delle maglie del bracciale sarà omogeneo, questo perché viene costruito utilizzando tre pezzi di metallo. Un pezzo ripiegato insieme a due bordi esterni. Negli orologi più economici ogni maglia è fatta di un singolo pezzo di metallo, ripiegato per creare una maglia. La ghiera, se spostata, deve coincidere esattamente con i minuti riportati sul quadrante. Su di un orologio originale entrambi i segni saranno perfettamente allineati. Tutti gli orologi Rolex originali hanno una lancetta dei secondi che si muove “armoniosa” nel quadrante, lambendo perfettamente la minuteria. Se questa si muove a scatti oppure è più corta di 2-3 mm siamo in presenza di un fake. Il puntino luminoso sulla lancetta dei secondi deve sfiorare il vertice del triangolo posto ad ore 12. Inoltre, su tutti gli orologi contraffatti quando si estrae la corona la lancetta dei secondi continua a correre; in un orologio originale la lancetta dei secondi deve fermarsi quando la corona viene estratta completamente» (da collezionarerolex.splinder.com).
Folex (con la f di fault, difettoso): in gergo, gli orologi Rolex contraffatti. Modelli più richiesti: Oyster Perpetual o Daytona d’acciaio. Prezzo: 100 euro.
Nel 2010, Versace ottenne dal tribunale di Los Angeles un risarcimento record di 20 milioni di dollari dopo aver fatto causa a un gruppo californiano che vendeva, in Arizona e California, collezioni taroccate.
Domenico Dolce & Stefano Gabbana al Corriere della Sera: «Quello della contraffazione è un fenomeno in continuo aumento, tappi un buco e si apre un varco. È una lotta contro i mulini a vento. Ma non puoi restare con le mani in mano, devi comunque difendere i clienti che spendono per avere il tuo prodotto originale. Da un lato ti vengono i nervi perché ti lede il mercato. Dall’altro, diventa la misura del tuo successo: sono copiati solo i marchi più famosi. Ci sono piazze in cui non abbiamo mercato come la Thailandia, e tutti se ne vanno in giro con le tue t-shirt false, perfette. Ci sono mercati in Turchia che hanno falsi più veri dei veri. Vendono di tutto, anche cose che noi non abbiamo mai fatto. C’erano orologi D&G mai fatti, t-shirt, felpe. Cose anche molto belle. E allora noi le abbiamo comprate e le abbiamo prodotte a nostra volta. Abbiamo copiato il falso. I contraffattori sono serviti».