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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

BUON RAPPORTO CON LA TECNOLOGIA, PER VOCE ARANCIO

«Lavoro. Vita privata. Equilibrio perfetto. Il lavoro è importante. Ma la vita non è fatta di solo lavoro»: sono le parole della pubblicità di uno smartphone «progettato appositamente per quelli che desiderano decidere da soli quando e dove lavorare e rilassarsi».

«Se non hanno tempo per divaertirsi e consumare chi comprerà mai le nostre macchine?», teorizzava nel secolo scorso Henry Ford, fondatore dell’omonima casa automobilistica che decise di tagliare unilateralmente la durata della giornata lavorativa dei suoi dipendenti. Un suo contemporaneo, l’economista John Maynard Keyns, prevedeva un futuro in cui la tecnologia avrebbe permesso «un massimo di 15 ore di lavoro alla settimana». Secondo le statistiche dell’International Labor Organization, oggi un dipendente su cinque è impegnato più di 48 ore la settimana.

Grazie a computer, Blackberry, iPhone e tutto ciò che la tecnologia ci ha messo a disposizione, da qualche anno a questa parte abbiamo la possibilità di organizzare meglio il nostro rapporto con il lavoro (e non solo), ottimizzando i tempi. Diceva nel 2007 l’uomo d’affari inglese Jim Reed: «Con questa tecnologia (a proposito di Blackbarry, ndr) si può essere coinvolti nella vita d’ufficio anche standone fisicamente molto lontano. Ho risposto alle mail mentre prendevo un tè al club del cricket e l’unico momento in cui i miei clienti non possono mettersi in contatto con me è quando tocca a me battere».

Grazie a questi strumenti è aumentata la possibilità di lavorare senza doversi recare in ufficio. Secondo una recente ricerca, il 76% degli italiani giudica positivamente la possibilità di svolgere le proprie mansioni da casa, per il 73% è un fattore rilevante nella valutazione dell’attrattiva di un’azienda, per il 57% la “comunicazione mobile” non aumenta i tempi lavorativi ma consente piuttosto di ritagliarsi maggiori spazi e tempi per la propria sfera privata. Prospettiva che non preoccupa i datori di lavoro. Spiegava tempo fa Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia: «Quando chiamo una delle persone con cui lavoro e sento che è in giro non lo considero un problema, anche perché so che magari lavorerà a mezzanotte cercando un equilibrio personale tra impegni familiari e di lavoro».

In passato il “lavoro a domicilio” era associato a bassi salari e condizioni di lavoro al di sotto degli standard normativi, grazie all’uso della tecnologia si è invece diffuso anche nella produzione di servizi con elevato valore aggiunto. Utlizzando il proprio spazio abitativo, la propria energia elettrica, il proprio riscaldamento, ogni telelavoratore può far risparmiare alla propria azienda fino a 1500 euro l’anno (stima della Canadian Telework Association). In cambio, i telelavoratori possono azzerare i costi di trasporto. Sommando le due cose, il telelavoro finisce col ridurre sensibilmente l’impatto ambientale delle aziende: secondo un recente studio di Sun Microsystems, lavorando a casa si consuma la metà dell’energia usata andando in ufficio.

Se negli Stati Uniti il “Wall Street Journal” ha lanciato l’idea di una “dieta tecnologica” e qualcuno sente l’esigenza di disintossicarsi dalle tecnologie (Il libro L’inverno della nostra disconnessione, guida alla disintossicazione firmata da Susan Maushart, è diventato un best seller), in Italia la situazione è molto diversa. Anzi, secondo la semiologa Giovanna Cosenza «sarebbe come preoccuparsi per il futuro rischio di obesità in Africa!».

Piuttosto, è bene concentrarsi su come sfruttare al meglio le migliaia di possibilità offerte dalla tecnologia. Ad esempio quelle offerte dalle “apps”, le applicazioni che a milioni vengono scaricate ogni giorno sugli smartphone. Secondo una ricerca mondiale della Nokia, il 55% di quelli che le utilizzano pensa che «aiutino a migliorare la vita», il 13% ne riconosce l’impatto positivo sul lavoro: ce ne sono che consentono di lavorare “in mobile” sui propri file (Quick Office e Documents to go), di pianificare contatti, appuntamenti, promemoria (Bento), di compilare le note spese dopo i viaggi di lavoro (con Mobile receipt basta fotografare gli scontrini). Wordcards mette in rubrica i biglietti da visita, Worktimes aiuta a tenere traccia delle ore di straordinario ecc. Scendendo nel dettaglio, ci sono apps dedicate a un unico mestiere: per gli avvocati Codici e leggi, iLex, per i medici PubMed e iFarmaci. A prescindere dalla professione, Office Harmony presenta posizioni yoga e tecniche di meditazione da eseguire alla scrivania o durante il coffe break.

«È inutile negare l’utilità di un mezzo come internet o del computer, per esempio per quanto riguarda la scrittura della tesi o in generale lo studio all’università... sarei stupida se ammettessi il contrario. oppure penso alla comodità di internet per trovare posti dove andare in vacanze, prenotare voli, controllare prezzi, leggere i pareri degli altri...davvero comodissimo. prendiamo poi messenger o answer... a volte possono creare un po’ di dipendenza, ma se li si usa nel modo giusto danno compagnia e permettono di fare nuove amicizie. anche il cellulare lo trovo comodo e utile, e non mi sento per niente schiava di questi mezzi. è chiaro che come in tutte le cose ci vuole MISURA. se per stare su answer o su msn non esco e trascuro amici e tutto il resto un problema ci sarà. se faccio ricerche solo su internet e leggo solo articoli on-line forse rischio di perdermi la bellezza della lettura di un libro in biblioteca. se i bambini non sono più in grado di divertersi senza un cellelare o un videogioco di qualsiasi tipo, i genitori dovrebbero porsi qualche domanda. ma io credo che se le tecnologie sono usate nel giusto modo migliorano la nostra vita, la facilitano» (risposta di Mara M su answers.yahoo.com).

Vanno smentite le teorie di quanti ritengono che le nuove tecnologie danneggino la vita sociale, rendendo più difficili i rapporti umani. Un recente studio condotto dall’Università della Pennsylvania e pubblicato dal Pew Internet and American Life Project dice che la percentuale di persone che non ha nessun amico/conoscente con cui discutere di questioni importanti è pari al 6%, e il dato è invariato rispetto al 1985, quando ancora la tecnologia non aveva pervaso le nostre vite.

I ricercatori sostengono che non ci sia una relazione diretta tra i nuovi mezzi di comunicazione e l’isolamento sociale, e che invece gli stessi mezzi possano avere un effetto benefico sui rapporti. L’uso di internet e dei cellulari si lega piuttosto a un ampliamento e a una diversificazione delle proprie reti sociali. Nessun effetto negativo, quindi, anche perché nella maggior parte dei casi le reti tecnologiche sono usate per rimanere in contatto con la propria rete sociale locale piuttosto che per farsi nuovi amici virtuali.

Che si trovino a casa o in ufficio, quelli che per lavoro stanno sempre attaccati al telefonino devono però prendere alcune precauzioni: certi auricolari wireless emettono un continuo quantitativo di radiazioni (comunque ridotto), e in generale bisogna tenere presente che vengono emesse più radiazioni quando si parla di quando si ascolta. In particolare, le radiazioni aumentano quando ci si trova in una zona con poco campo: motivo per cui le cover usate come schermo di protezione possono produrre l’effetto contrario. Se proprio non si può evitare di spegnere l’apparecchio prima di andare a dormire, almeno è il caso di allontanarlo dal letto: meglio non tenerlo sotto al cuscino o sul comodino.

Le tecnologie sono una risorsa, instaurare con loro un rapporto equilibrato è fondamentale. Ecco alcuni consigli per sfruttarne soltanto i lati positivi:

Computer

• Scegliere un monitor con schermo antiriflesso e una risoluzione adeguata alle dimensioni, in modo che le immagini non risultino troppo piccole. Abbinare fondi chiari a caratteri scuri in modo da evitare riflessi e contrasti.
• Chi ha problemi alla vista chieda consiglio all’oculista per delle lenti adatte a un prolungato lavoro davanti al computer. È importante che gli occhi siano adeguatamente lubrificati: meglio spesso le palpebre e, se se ne avverte l’esigenza, usare il collirio.
• Aprire spesso la finestra: un’aria troppo secca o contenete sostanze irritanti può rendere gli occhi soggetti a eccessiva secchezza o lacrimazione. Non poggiare il portatile sulle ginocchia o sulla pancia. Tenere a distanza di almeno 50 cm.

Hi-Fi
• Stare a un minimo di 50 cm dall’impianto e a un minimo di 40 cm dagli altoparlanti.
• Non sedersi mai su una cassa acustica in funzione specialmente se di alta potenza.
• Non usate le cuffie se non raramente e a basso volume.
• In automobile non alzare troppo il volume.

Televisori
• Posizionarsi almeno tre metri di distanza dal televisore a colori; (LCD e PLASMA emettono una radiazione di almeno il 60% inferiore ed affaticano molto meno la vista).
• Non sostare sul retro o di fianco a un TV acceso (la radiazione è maggiore).

«L’oggetto cellulare non è infernale in sé. Siamo noi che lo utilizziamo in modo ossessivo. E mi inserisco tra i più dipendenti dal mezzo. La signora che ad alta voce comunica i fatti propri in treno, senza cellulare romperebbe le scatole comunque, attaccando bottone col vicino. Perciò, non è il mezzo che va abolito: esso, come il blackberry e molte altre nuove tecnologie, ha migliorato la qualità della vita di molti. Senza blackberry, per dire (un aggeggio da cui si possono mandare e ricevere mail e telefonate, grande come un portafogli), io non riuscirei a mantenere questa quotidiana corrispondenza con voi, ipotesi che magari non getta nello sconforto il genere umano, ma che a me dispiacerebbe. Autoeduchiamoci. È più semplice che trasferirci tutti nel mondo degli Amish dove il progresso s’è fermato al carro trainato da cavalli» (Maria Latella sul Corriere della Sera).