Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 19 Martedì calendario

“VERI FINLANDESI” XENOFOBI E VINCENTI LA LEGA FA PROSELITI IN EUROPA

Bruxelles
In un’Europa incapace di coraggio e di solidarietà, dove prevale la paura e l’egoismo, le elezioni politiche finlandesi calano un’altra ipoteca euro-scettica: vincono i conservatori (44 seggi, poco oltre il 20% dei voti) davanti al socialdemocratici (42 seggi, un soffio sopra il 19%), ma il botto lo fa il partito populista e nazionalista dei Veri Finlandesi, da 5 a 39 seggi e dal 4 al 19%.
I centristi, che erano il principale partito, con 51 seggi e il 23% dei voti, crollano a 35 seggi e sotto il 16%: la premier uscente Mari Kiviniemi si sarà anche meritata uno sguardo sottecchi di Silvio Berlusconi all’ultimo Vertice europeo, ma non ha riconquistato la fiducia dei suoi cittadini.
Di tutti i partiti presenti in Parlamento, solo gli euro-scettici avanzano: tutti gli altri perdono consensi e seggi.
Si allarga, dunque, nell’Unione quello che Les Echos chiama “il contagio del populismo”, un morbo che “si nutre del rigetto dei leader e delle paure della globalizzazione, dell’immigrazione, d’un islam sempre più visibile”.
Dopo l’Olanda, dove gli xenofobi condizionano una coalizione di minoranza con l’appoggio esterno, e il Belgio, dove i nazionalisti fiamminghi frenano da oltre 300 giorni i negoziati per un governo, tocca ai Paesi Nordici, finora roccaforte di una democrazia sociale e solidale: un’increspatura in Svezia, un’ondata in Finlandia, uno dei Paesi dell’euro, che, adesso, potrebbe rimettere in discussione i salvataggi finanziari di Grecia, Irlanda, Portogallo.
LE ISTITUZIONI UE
ostentano fiducia che gli impegni saranno mantenuti, ma scricchiolii vengono da Italia e Francia, dove Lega e Fronte nazionale già condizionano i giochi politici e le scelte dei governi.
In Finlandia, il successo dei populisti ha radici nel malcontento per l’impatto della crisi, che tocca un simbolo del Paese come la Nokia e colpisce occupazione e pensioni.
Il leader dei Veri Finlandesi Timo Soini, un tipo corpulento, dotato di carisma, giudica il voto “un referendum contro la politica europea” centrista e si aspetta un invito alle trattative per il nuovo governo, che - vista la frammentazione dei suffragi - dovrà essere una variegata coalizione: nessuna alleanza di due partiti s’avvicina neppure alla metà dei 200 seggi .
Il leader conservatore Jirki Katainen avrà l’incarico di formare il nuovo esecutivo e potrebbe sondare Soini su un’alleanza, a patto che abbassi i toni e anti-europeisti e anti-immigrazione.
Molto dipenderà pure dai socialdemocratici, estromessi dal governo dal 2007 e guidati da Jutta Urpilainen, leader dall’immagine comunicativa e aperta. Il partito è fortemente europeista, ma è contrario al salvataggio del Portogallo. Non è neppure esclusa una riconferma dell’alleanza con i centristi.
A Bruxelles, c’è chi celebra l’avanzata dei Veri Finlandesi, che, nel Parlamento europeo, fanno gruppo con gli ‘euro-scettici’, dove spiccano i leghisti. Mario Borghezio parla di “marcia trionfale dei movimenti vicini” alla Lega, Mara Bizzotto saluta “un’altra picconata a questa Ue obsoleta e squinternata”.
La svedese Cecilia Malmström, commissaria all’Immigrazione, vede, invece, accendersi una spia di pericolo: per fermare l’ondata ‘euro-scettica’ “mancano in Europa leadership e solidarietà”: i populisti “sfruttano la paura degli immigrati” e dimenticano che l’Ue “ha bisogno di manodopera".