Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 19 Martedì calendario

L’ultracentenaria storia della casa editrice barese Laterza in un viaggio affascinante tra filmati d’epoca, testimonianze di critici e intellettuali

L’ultracentenaria storia della casa editrice barese Laterza in un viaggio affascinante tra filmati d’epoca, testimonianze di critici e intellettuali. Le parole di Alessandro e Giuseppe Laterza, attuali amminstratori dell’azienda, ripercorrono l’evoluzione di un unicum nel firmamento editoriale italiano: da sempre casa editrice a conduzione familiare, indipendente e libera. La nascita della casa editrice È il 1901 quando Giovanni Laterza annuncia la nascita della Casa Editrice Gius. Laterza & Figli, culmine di un processo che aveva visto la società di famiglia di Putignano, piccola cittadina in provincia di Bari, occuparsi in successione di falegnameria, cartoleria, libreria e infine editoria. Percorso che traccia un legame quasi fisico con la carta e molto comune nella creazione di case editoriali. Approfondisci... Dal piccolo paese di provincia Giovanni porta la società a Bari che, nel panorama nazionale di rinascita e fervore culturale, è città tra le più attive: nel 1903 sarebbe stato inaugurato il Teatro Petruzzelli, si discute della costruzione dell’acquedotto e inizia a prender forma l’idea di istituire un polo universitario. L’attività editoriale parte con la pubblicazione di una serie di libri a carattere locale che si rivela fin da subito un grosso insuccesso. Giovanni Laterza inizia così la ricerca di un consigliere a cui far tracciare il solco entro cui indirizzare le pubblicazioni. Si reca a Napoli e viene a contatto con Benedetto Croce, già apprezzato intellettuale ma non ancora investito del titolo di ‘papa laico’ che pochi anni dopo avrebbe ricevuto. Entrambi trarranno vantaggio dal connubio che ne deriverà: la casa editrice si imporrà nel mercato editoriale nazionale, il filosofo se ne servirà come strumento di politica culturale. Il legame con Croce “Credo poi che fareste bene ad astenervi almeno per ora dall’accettare libri di romanzi, novelle e letteratura amena: e ciò per comparire come editore con una fisionomia determinata: ossia come editore di libri politici, storici, di storia artistica, di filosofia, [...] editore di roba grave”. Scrive così Croce nel 1902 a Laterza, invito a far precetto della propria attività il far cultura con i libri, più che il semplice stamparli. Invito prontamente accolto dall’editore e che dello stesso avrebbe decretato le fortune. Non mancano le frizioni tra i due, soprattutto quando la pretesa di Croce di seguire passo dopo passo la pubblicazione dei libri finisce per invadere ambiti strettamente editoriali: seguono a queste invasioni di campo i richiami di Laterza che rivendica di saper svolgere il mestiere dell’editore, diverso da quello dell’intellettuale. In pochi anni la straripante cultura di Croce, e la non comune predisposizione di Laterza ad ascoltare e fidarsi del filosofo, trasforma la casa editrice: prendono vita numerose collane, tra cui i Classici della Filosofia Moderna (1906), le Opere di Benedetto Croce (1908), gli Scrittori d’Italia (1910). Proprio quest’ultima collana nasce a seguito degli incontri, ormai frequenti, in casa Laterza di intellettuali quali Francesco Saverio Nitti, Giovanni Gentile, Lombardo Radice. L’editrice è ormai polo culturale affermato, Croce ne è allo stesso tempo magnete e luce più splendente. Afferma Eugenio Garin: “uomo non di scuola e accademia, Croce attraverso Laterza indicò agli italiani quali classici leggere e come, quali filosofi, storici e critici, condizionando tutta la produzione di un vasto settore delle discipline morali”. L’editrice nel fascismo: luogo di resistenza civile L’avvento del fascismo segna l’inizio di un periodo difficile per la casa editrice, costretta a fronteggiare da un lato la rottura tra Croce e Gentile, dall’altro le crescenti pressioni del regime. Il prestigio di Croce permette a Laterza, in un primo momento, di muoversi entro minimi margini di libertà. Quando il filosofo, inizialmente attendista, si schiera apertamente contro il regime, diversamente da Gentile, Laterza è costretto a operare una netta scelta di campo. Scegliendo Croce sceglie di continuare a porre interrogativi in un periodo in cui non era permesso. Sceglie di continuare a far parte di quel “binomio struttura portante della cultura italiana e durante il regime luogo di resistenza civile”(Tullio Gregory). Ma subisce anche dure conseguenze: diviene nemico del fascismo, viene diffidato per la pubblicazione dell’opera La concezione materialistica della storia di Antonio Labriola e le riunioni in villa Laterza sono giudicate pericolose dalla polizia. Il dopo-Croce: Vito Laterza Quando muore Croce nel 1952, la gestione della casa editrice è da un anno nelle mani di Vito Laterza. La tentazione di vivere di rendita ristampando Croce si estingue ben presto e segue un periodo di profondo rinnovamento. Vito Laterza resta, infatti, coerente con la passata gestione familiare e l’ispirazione laica della Casa, ma apre a nuove tendenze, e lettori, pur mantenendo uno standard culturale alto. Vengono riprese le collane di filosofia e storia, quella degli Scrittori d’Italia, ma soprattutto nasce una nuova collana, I Libri del Tempo, raccolta di opere di analisi e denuncia delle storture del sistema democratico italiano con autori del calibro di Gaetano Salvemini, Antonio Cederna, Paolo Sylos Labini. Le esigenze di mercato e la necessità di far fronte alla concorrenza, Einaudi in primis, avvicinano Laterza alla produzione in campo saggistico storico-politico-giornalistico e ad autori quali Eugenio Scalfari, Giorgio Bocca e Nello Ajello. Nei decenni successivi grande successo riscuoterà la collana Tempi Nuovi, tra le più importanti della seconda metà del novecento, opere di saggistica d’attualità che seguiranno e commenteranno le vicende più calde come la contestazione studentesca e la primavera di Praga. La quarta generazione: Laterza oggi e domani Gli anni novanta presentano un panorama editoriale profondamente mutato. Il disimpegno politico e civile dei giovani si riflette sulla vendita dei libri che subisce una forte contrazione. La maggior parte delle case editrici viene assorbita in imperi editoriali prima, acquisita da giganti finanziari poi. A tutto questo si trova a far fronte la ‘quarta generazione’ dei Laterza, quella composta dal tandem Giuseppe e Alessandro, che rileva il controllo dell’azienda di famiglia dopo un periodo di apprendistato che aveva visto impegnati i due giovani cugini in vari ruoli all’interno della casa editrice. Due le direzioni entro cui muove l’opera dei nuovi gestori della casa editrice: l’editoria scolastica e la saggistica. La prima, editoria di servizio che non rinuncia ad essere sperimentale. La seconda rivolta ad un lettore nuovo, curioso e plurale, non più individualista e inquadrato in correnti di pensiero ben definite. A questi si orienta la più importante iniziativa editoriale degli ultimi anni dei Laterza, la collana Fare L’Europa, progetto che coinvolge cinque case editrici europee e autori del valore di Jacques Le Goffe, Francois Furet, Umberto Eco e Luciano Canfora. Non viene a mancare anche in questi anni la pubblicazione di opere di impegno civile e denuncia che seguono le tristi vicende della fine della prima repubblica e di tangentopoli. Oltre le iniziative prettamente editoriali i Laterza hanno inaugurato negli ultimi anni numerose iniziative culturali come i Presidi del libro, gruppi di lettura che la stessa intendono promuovere, e cicli di conferenze ad argomento storico che si svolgono a Roma al Parco della Musica. La sfida che la Casa Editrice Laterza lancia al terzo millennio è di conservarsi azienda sana per rimanere libera e, come lo storico Giovanni Sabbatucci afferma, continuare ad essere “una della poche case editrici in Italia che fanno cultura”.