Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 19 Martedì calendario

I BENEDETTINI SI AFFIDANO AL WEB

La carenza di vocazioni è ormai un problema serio per le congregazioni religiose. Così i monaci benedettini americani hanno deciso di ricorrere a Internet per cercare nuovi adepti. Protagonista di questa iniziativa è l’abbazia di Portsmouth, nello stato del Rhode Island.
I suoi inquilini sono ormai soltanto dodici, praticamente dimezzati rispetto alla fine degli anni 1960. La loro età media sale sempre più: cinque sono ottuagenari e il più giovane ha 50 anni.
Ecco perché i monaci, che per secoli non si erano fatti distrarre da condizionamenti esterni, fedeli al motto del loro fondatore San Benedetto, «Ora et labora» (prega e lavora), adesso si sono affidati alla rete virtuale. Che, del resto, oltreoceano è molto più impiegata che altrove. L’abate Caedmon Holmes, a capo della comunità da quattro anni, spiega che non c’era altra scelta: i membri sono troppo pochi, l’età avanza e bisogna fare tutto il possibile per rimediare. Se il web è il luogo preferito della gioventù odierna, non resta altro da fare che lanciarsi senza indugi e proporsi senza paura in questa piazza virtuale.
D’altro canto, i monaci non vivono isolati dal mondo e utilizzano anche Facebook, dove caricano fotografie e video che illustrano la loro scelta di vita e il loro credo.
C’è un indirizzo specifico (www.portsmouthabbeymonastery.org) al quale si risponde a domande su come diventare benedettini. Ci sono le Faq, le risposte ai dubbi più frequenti, e alcuni monaci discutono con gli utenti in un blog. Insomma, non si lascia nulla di intentato per coinvolgere persone potenzialmente interessate. L’abate dice senza problemi che, se Internet fosse esistito 500 anni fa, si sarebbe trovato il modo di farne uso. È vero, argomenta Holmes, che il potere umano è limitato perché, in definitiva, è Dio che chiama le persone a seguirlo alla vita religiosa, ma ciò non significa che l’uomo non debba fare la sua parte.
La campagna di reclutamento è stata affidata a una società pubblicitaria, Partners & Simons. Il leitmotiv è la presentazione dei monaci come persone aperte, amichevoli e del tutto accessibili. Un incarico inedito per Partners & Simons, che tradizionalmente si occupa di cura e assistenza e di servizi finanziari. Ma, assicura il numero della società, Tom Simons, questo compito è intrigante perché si tratta di lavorare per Dio.
L’agenzia ha collaborato con una compagnia cinematografica, la Bpi, per realizzare video dei monaci da mettere online. Il cuore dell’opera è costituito dalle interviste ai religiosi, nelle quali essi spiegano come hanno ricevuto la chiamata divina e come si svolge la vita quotidiana nel monastero, invitando gli interessati a visitare l’abbazia. L’obiettivo è far emergere il loro calore umano, la loro sincerità e mitezza.
Alcuni storceranno il naso: com’è possibile conciliare l’approccio pubblicitario e di marketing con uno stile di vita sobrio e riservato, vicino a quello eremitico? Non è così, assicurano i diretti interessati: l’uso della tecnologia e dei media è stato avallato anche dal Vaticano, che ha il proprio canale su YouTube e una pagina Facebook dedicata alla beatificazione di papa Giovanni Paolo II.