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 2011  aprile 18 Lunedì calendario

MORTE DI VITTORIO ARRIGONI PER IL FOGLIO DEI FOGLI


«Il mio non è un lavoro, è una missione, una scelta obbligata: non potrei mai accettare di starmene tranquillo mentre in Palestina muoiono dei miei fratelli» (Vittorio Arrigoni a Radio Popolare). [1]

Vittorio Arrigoni, 36 anni, cappello da marinaio in testa, pipa in bocca, grossi tatuaggi sui bicipiti, barba incolta [2], erre moscia e voce nasale [3], nato a Bulciago, 2.700 abitanti in provincia di Lecco. “Vik Utopia”, il suo soprannome. [5] Una sorella, Alessandra, la mamma, Egidia, dal 2004 sindaco del paese, il papà, Ettore, rientrato pochi giorni fa dall’ospedale dopo un’operazione [1], commerciante di elettrodomestici. [2] Pacifista, membro dell’International Solidarity Movement, organizzazione che comprende militanti di tutto il mondo che partecipano ad atti di protesta non violenta contro l’occupazione israeliana in Palestina [6], da tre anni viveva a Gaza e collaborava con il Manifesto. Concludeva le corrispondenze per il quotidiano, i post su Facebook e il suo seguitissimo blog, guerrillaradio.ioblog.com, scrivendo: “Restiamo Umani, Vik da Gaza City” (titolo pure del suo libro, tradotto in quattro lingue). [7]

Sequestrato giovedì scorso dai miliziani al servizio di un gruppo totalmente sconosciuto (e forse immaginario), le “Brigate Mohammed bin Moslama”, una delle tante microsigle salafite della Striscia, Arrigoni è stato trovato morto da un’unità speciale di Hamas in un appartamento di un rione a Nord di Gaza. [6]

Finita la Ragioneria con voti eccellenti, si era messo al volante di uno dei furgoni del padre per consegnare elettrodomestici in mezza Italia. Appena poteva, Vittorio andava in giro per il mondo. In Palestina era arrivato per la prima volta nel 2002. [2]
Arrigoni sarebbe stato rapito giovedì intorno alle dieci da tre uomini incappucciati dalle parti della casa in cui si era da poco trasferito. Poco dopo, in rete arriva un filmato. Francesco Battistini: «Una mano gli tiene i capelli, come si fa nei video qaedisti. Fondo blu, una bandiera coranica. Una musica inneggia alla jihad. L’ostaggio ha una maglia nera, è bendato, le mani forse legate, sanguina, la faccia gonfia. Non dice nulla. Il video è d’una dozzina di secondi, una ripresa di tre quanti copiata e incollata più volte». Il video è stato postato su You Tube, forse da qualcuno di Hamas. Commento: «This is Gaza voice: il popolo di Gaza si dispiace per quello che questi bigotti hanno fatto a Vittorio, siamo sicuri che presto sarà libero e salvo». I rapitori inneggiano alla rivolta popolare, danno trenta ore, vogliono che Hamas liberi lo sceicco che li guida (Hisham Al-Saidani, noto anche come Abu Walid Al-Maqdisi, in prigione da circa un mese, ndr), altri catturati nelle scorse settimane, in caso contrario uccideranno Arrigoni. [7] Accusano Vik di diffondere i vizi occidentali fra i palestinesi e l’Italia di essere “uno staterello infedele, il cui esercito è presente ancora nel mondo islamico”. [8] L’ultimatum scadeva venerdì alle quattro.

Arrigoni è stato ritrovato in una casa vuota, affittata dai terroristi pochi giorni prima e individuata dai servizi di sicurezza di Hamas grazie a una soffiata. [9] Riverso su un materasso, Vik indossava un giaccone nero, aveva i polsi legati, sangue sul volto, profondi segni rossi attorno al collo, il nastro adesivo nero sugli occhi. L’ultimo sfregio prima di assassinarlo, strappargli il piercing dal sopracciglio sinistro. Quando gli agenti hanno fatto irruzione, era morto da ore. [10] Per l’omicidio sarebbero stati fermati due uomini, un loro complice sarebbe fuggito in Egitto attraverso i tunnel sotto il confine a Rafah. [11]

Quando la notizia della morte di Arrigoni si è diffusa, i membri di Al Tawhid wal-Jihad, una della fazioni salafite più note di Gaza, hanno detto di essere estranei alla vicenda. Hamas ha definito i rapitori “esseri perversi che sono ricorsi all’arma del delitto per gettare Gaza nel caos”. Aldo Baquis: «Un riferimento ai diversi gruppi di integralisti salafiti, sostenitori di Al Qaeda, che da anni cercano di mettere radici nella Striscia e di partecipare alla lotta armata contro Israele anche con volontari giunti da altri campi di battaglia». In seguito un dirigente di Hamas, Mahmud a-Zahar, ha aggiunto una velata accusa in direzione Israele. [12]

A Gaza, dove si era trasferito stabilmente nel 2008, Vik Utopia viveva in due locali affacciati sul porto. [13] Gli era capitato di tutto: aveva ricevuto la cittadinanza onoraria di Gaza, era stato bloccato dalla Marina israeliana mentre faceva da scudo umano su una barca palestinese, aveva ricevuto varie minacce, tanto dagli estremisti islamici tanto dall’estrema destra israeliana. [1]

Molto resta da chiarire sul suo assassinio. Il manifesto: «Il gruppo salafita “al-Tawhid wa al-Jihad” (“unità e guerra santa”) ha negato il suo coinvolgimento con un messaggio diffuso sui forum jihadisti in internet, riferisce l’agenzia di stampa palestinese Maan. È il gruppo del cui leader i rapitori chiedevano il rilascio, l’imam Abdel Walid al-Maqdisi ma se l’organizzazione sconfessa i rapitori, bisogna pensare all’opera di una frangia incontrollabile?». [14]

Ida Zilio-Grandi e Massimo Khairallah dell’università Ca Foscari di Venezia: «Con salafismo (salafiyya in arabo) s’intende una corrente di pensiero di area sunnita che promuove il ritorno all’Islam della prima ora. I salafiti si considerano promotori dell’unico autentico Islam, che va mantenuto vitale con l’applicazione dei precetti indicati nel Corano e nei detti del Profeta». [15]

La posizione di Arrigoni era chiaramente antisraeliana. Qualcuno lo pensava collaboratore dei terroristi e l’aveva indicato come possibile bersaglio. Vik considerava lo Stato ebraico un Paese occupante che riduce i palestinesi a una vita senza diritti. [16] Presto Vik sarebbe tornato in Italia per partecipare alle celebrazioni in memoria di Peppino Impastato. La madre ha chiesto che la salma lasci Gaza dal valico di Rafah passando dall’Egitto, non da Israele. [17]

Arrigoni è il primo straniero sequestrato nella Striscia di Gaza dopo Alan Johnston, il giornalista della Bbc rapito per 114 giorni nel 2007 dall’Esercito dell’Islam, un piccolo gruppo ispirato ad Al Qaeda. [6] Nella striscia di Gaza si trova una vera galassia fatta di volontari delle Nazioni Unite, cooperanti cristiani, laici e musulmani. Qualche centinaia di persone in tutto. La ventina di organizzazioni italiane nella Striscia ha scelto di far uscire per qualche giorno i dipendenti seguendo l’invito del Consolato. [16]

(a cura di Marzia Amico)

Note: [1] Francesco Moscatelli, La Stampa 16/4; [2] Renato Pezzini, Il Messaggero 16/4; [3] Alessandra Coppola, Corriere della Sera 16/4; [5] Tiziano Toniutti, repubblica.it 15/4; [6] Fabio Scuto, la Repubblica 15/4; [7] Francesco Battistini, Corriere della Sera 15/4; [8] il manifesto 15/4; [9] Aldo Baquis, La Stampa 15/4; [10] Fabio Scuto, la Repubblica 16/4; [11] Davide Frattini, Corriere della Sera 16/4; [12] Aldo Baquis, La Stampa 16/4; [13] Francesco Moscatelli, La Stampa 16/4; [14] il manifesto 16/4; [15] Ida Zilio-Grandi e Massimo Khairallah, La Stampa 16/4; [16] Francesca Caferri, la Repubblica 16/4; [17] Claudio Del Frate, Corriere della Sera 16/4.