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 2011  aprile 18 Lunedì calendario

L’«Angelo della morte» è ancora in volo sulla città dei gemelli - Cândido Godói. È il no­me di un piccolo bor­go agricolo del Brasile, un’insignificante man­ciata di case nel Rio Grande do Sul, a breve distanza dal confine con l’Argenti­na, incuneata in un territorio ado­rato dai contrabbandieri

L’«Angelo della morte» è ancora in volo sulla città dei gemelli - Cândido Godói. È il no­me di un piccolo bor­go agricolo del Brasile, un’insignificante man­ciata di case nel Rio Grande do Sul, a breve distanza dal confine con l’Argenti­na, incuneata in un territorio ado­rato dai contrabbandieri. Cândido Godói non avrebbe nessuna parti­colarità. Non lo è, in fondo, nem­meno il fatto che la maggior parte degli abitanti parli tedesco, con l’accento dell’Hunsrück, e abbia­no una chioma bionda. Un gran nu­mero di sudditi del Kaiser, ai primi del Novecento, si trasferì in Brasile per tentare la fortuna con la gom­ma o con la soia. Ciò che rende spe­ciale questo luogo dimenticato da Dio è che quando ci si aggira per l’unica vera strada che attraversa il paese si incontrano molti volti uguali fra loro. Sembra di essere in un film di fantascienza sul tema dei cloni. Se nel mondo in media si veri­fica un parto gemellare ogni cento, in questo angolo di foresta si sale a uno su cinque. E nessuno scienzia­to riesce a spiegare perché. Sul fenomeno c’è una sola certez­za scientifica. È iniziato nel 1963 e ha preso lentamente a diminuire negli anni Ottanta. Questo dato è stato poi messo in relazione con una «quasi» certezza storica: il dot­tor Joseph Menge­le, il terribile ange­lo della morte di Auschwitz, è con tutta probabilità passato diverse volte in questo luo­go, proprio a parti­re dal 1963. Con fal­se identità vi ha esercitato la pro­fessione di medi­co e di veterinario. Vi sembra una storia folle? Allora leggete Mengele. L’angelo della mor­te in Sudamerica (Garzanti, pagg. 134, euro 18) del giornalista argen­tino Jorge Camarasa, un vero spe­cialista di peronismo e di caccia ai gerarchi nazisti in fuga. Camarasa ricostruisce tutta l’esistenza del medico SS, dalla ricca e comoda in­fanz­ia in Baviera sino alla morte av­venuta nel 1979, proprio in Brasile, passando per i suoi studi scientifici e la sua ossessione per le nascite ge­mellari ( secondo lui il modo miglio­r­e per far riprodurre in gran quanti­tà gli ariani, assediati dalle prolifi­che «razze inferiori»). Ne esce un ritratto a tutto tondo e inquietante, un puzzle a tinte forti sullo sfondo del quale la tessera rappresentata da Cândido Godói e dai suoi gemel­li si inserisce perfettamente. Mengele in fuga da Auschwitz, dove ha sottoposto i prigionieri a esperimenti di ogni tipo, si porta ostinatamente dietro provette e do­cumenti scientifici che potrebbe­ro essere usati come prova schiac­ciante contro di lui. Espatriato in Argentina, sotto falso nome e pur potendo dedicar­si ad attività total­mente diverse (la ricca famiglia lo aiutava dalla Ger­mania), continuò a dedicarsi alla ge­netica, il suo tarlo. Pare arrivasse a cercare di contat­t­are lo stesso presi­dente Perón. Ecco la testimonianza di Tómas Eloy Martínes, giornali­s­ta e intimo del ge­nerale: «Perón mi parlò con grande entusiasmo di uno specialista in genetica, che gli fa­ceva spesso visi­ta... intrattenendo­lo con il racconto delle sue meravi­gliose scoperte». Secondo il genera­le Perón era «uno di quei bavaresi ben piantati, col­to, orgoglioso del­la sua terra...». E si faceva chiamare Gregor. Guarda ca­so il nome falso di Mengele in Argen­tina era Helmut Gregor. E se è certo che Mengele- Gregor, dopo che il Mos­sad piombò in Ar­gentina per cattu­rare Eichmann, il peggiore dei criminali nazisti, si diede alla fuga verso il Paraguay, anche la sua presenza nel sud del Brasile è documentata da un sac­co di testimoni. Come Leonardo Boufler. Ecco che cosa ha raccon­tato a Camarasa: «Passava da una proprietà all’altra... Diceva di po­ter inseminare artificialmente le vacche e anche gli esseri umani, ma tutti noi pensavamo che fosse impossibile perché allora era una tecnica sconosciuta». Era a Cândi­do Godói per studiare l’incredibi­le numero di gemelli che nasceva­no lì per cause naturali ma inspie­gabili? Oppure sono proprio i suoi esperimenti, folli ma con un van­taggio tecnologico decennale, ad aver causato la nascita di decine di gemelli? Forse non lo sapremo mai.