MAURIZIO LUPO, La Stampa 18/4/2011, 18 aprile 2011
Accadeva il 18 aprile 1861 GARIBALDI OFFENDE CAVOUR - Per Giuseppe Garibaldi è giunto il momento della resa dei conti con chi ha sciolto la sua armata
Accadeva il 18 aprile 1861 GARIBALDI OFFENDE CAVOUR - Per Giuseppe Garibaldi è giunto il momento della resa dei conti con chi ha sciolto la sua armata. Vuole che il Regno d’Italia la ricostituisca, per combattere i briganti del Mezzogiorno. Giovedì 18 aprile 1861, alle ore 14, fa ingresso alla Camera dei Deputatidi Torino. Veste la camicia rossa, sulla quale indossa un poncho. Le tribune del pubblico sono gremite. Lo salutano con fragorosi applausi. Il generale va a sedersi sullo scranno più a sinistra, in alto. Con una mano sul cuore, fissa Cavour. Prima di lui parla Bettino Ricasoli. Poi il ministro Fanti spiega perché si sciolsero i garibaldini: «Furono valorosi in guerra, ma in tempo di pace non sopportano la disciplina». Garibaldi freme, finché replica: «I fatti gloriosi di questo esercito furono oscurati quando la fredda e nemica mano del presente ministero cominciò a far sentire i suoi effetti». Cavour avvampa. Garibaldi rincara: «Ma quando l’amore della concordia e l’orrore di una guerra fratricida provocata da questo ministero...». Per il governo è un affronto. Cavour protesta. Un tumulto tronca le parole del generale. Il presidente della Camera Rattazzi minaccia di sgombrare l’aula. La seduta è sospesa mezz’ora. Alla ripresa, Nino Bixio dice: «Mi farei uccidere piuttosto di vedere nemici uomini come Cavour e Garibaldi». Le sue parole commuovono entrambi. Cavour esprime rispetto per i garibaldini. Il generale gli chiede allora sostegno per i suoi progetti. Se ne parlerà nei prossimi giorni.